Monumenti - PALAZZO GRANAFEI
NERVEGNA
Palazzo Granafei Nervegna. Prospetto
Un primo nucleo dell’edificio
viene edificato nel 1565 ed appartiene a Nicolò
Granafei, che lo acquista da Donato
Ferrante. All’epoca viene pagato un canone
annuo al Capitolo di Brindisi dovuto per un diritto
sul suolo, probabilmente perché poteva trattarsi
di area già di pertinenza della basilica di San
Pelino.
La costruzione ha un
prospetto rinascimentale con influenze barocche, in
particolare negli elementi dei balconi in pietra. E’
diviso in tre ordini dalle cornici marcapiano sul quale
spiccano quattro aforismi in latino: “la donna
sapiente edifica la sua casa; la stolta distrugge con
le proprie mani la costruita”, “a
che giova allo stolto aver ricchezze se non può
comperare la saggezza?”, “chi risponde
prima d’aver ascoltato si mostra sciocco e degno
di biasimo” e “non amare il sonno
per non immiserire”.
Sulla facciata principale spiccano inoltre le decorazioni
e le finestre, tutte diverse tra loro per i motivi ad
intreccio, e il portale che racchiude in una cornice
l’arma araldica del casato sorretta da due angeli.
Altri due stemmi sono visibili sulle mensole dei balconi
laterali e sull’angolo della facciata a sud.
La famiglia
Granafei è originaria di Costantinopoli,
da qui fugge dopo l’invasione dei turchi di Maometto
II per giungere ad Oria; nel 1508 si trasferisce a Brindisi
sfruttando i vantaggi economici voluti da Ferdinando
d’Aragona allo scopo di ripopolare la città,
in buona parte abbandonata per le condizioni insalubri
del suo porto.
I Granafei hanno una rapida ascesa sociale, Nicolò
(o Nicola) diviene sindaco della città nel 1534
e nel 1545; gli interessi del casato sono rivolti anche
nel settore fondiario, con considerevoli investimenti
nelle zone rurali.
Lo
stemma di famiglia, presente sul portale principale
del palazzo, raffigura un leone rampante che ha tra
le zampe anteriori un fascio di spighe di grano, rivolto
verso una croce in segno di venerazione alla Chiesa;
questo simbolo probabilmente allude all’attività
originaria dei Granafei nel commercio del frumento,
da qui deriverebbe anche il cognome “grana
fert”.
Scipione Granafei
nel 1678 viene gratificato con il titolo di marchese
di Serranova da re Carlo II e nel settecento la via
sul quale si affaccia la costruzione prende il nome
di “Strada dei Granafei”.
Nel
1749 l’edificio risulta essere costituito da una
serie di magazzini per alimenti e stalle al piano terra,
mentre al “piano nobile” vi è una
“anticamera della tramontana”, quindi tre
camere intercomunicanti, una cappella, la “camera
dell’alcova” e quella “delle donne”,
seguite da altre due camere e la cucina con la dispensa.
Il palazzo include inoltre un doppio giardino che si
sviluppava lateralmente (lato nord) e posteriormente
(lato est) all’edificio, che ingloba poi anche
l’area della chiesa-basilica altomedievale
di San Pelino, già in rovina nel 1606.
Nel XVIII secolo la famiglia decide
di trasferire la residenza a Mesagne, pertanto il 18
gennaio del 1862 Giovanni Granafei vende il palazzo
ai fratelli Luigi e Giuseppe Francesco Nervegna
per 5.000 ducati.
I fratelli Giuseppe, Domenico,
Giovanni, Salvatore, Camilla e Giovanna Nervegna, famiglia
di negozianti originari di Ortona, giungono a Brindisi
agli inizi del XIX secolo.
Giuseppe
Nervegna, padre di Luigi e Giuseppe Francesco
(gli acquirenti del palazzo), nel 1825 è recluso
per alcuni mesi nel carcere di Napoli, probabilmente
per simpatie politiche vicine ai carbonari. Documenti
dell’epoca attestano che a Brindisi è un
“venditore di salumi in piazza in largo di Porta
Reale". I figli vengono educati a Trieste, città
natale della madre e vicina ai Nervegna per rapporti
commerciali; dei due fratelli Giuseppe Francesco
è il più erudito: numismatico, politico,
per dodici anni presidente della Camera di Commercio,
console di Germania e viceconsole britannico e ispettore
dei monumenti e scavi in collaborazione con Giovanni
Tarantini.
Oscar Maria, erede di Giuseppe Francesco, vende il palazzo
alla Società Anonima Piccolo Credito
Cattolico il 17 marzo1921.
Il 19 settembre 1930 l’edificio
viene rilevato dal Comune di Brindisi
che decide di utilizzarlo come sede del Tribunale; contestualmente
nel giardino laterale viene realizzata una nuova costruzione
su progetto dell’arch. Telesforo Tachioni, che
richiama lo stile rinascimentale del palazzo principale,
dove dal 1932 viene ospitata la Corte d’Assise.
Sono diverse ed evidenti le manomissioni che vengono
compiute al palazzo sia per adibirlo ed adeguarlo alla
nuova destinazione che per i danni causati dall’incendio
della mattina dell’8 aprile 1946 durante la violenta
manifestazione dei reduci. Inoltre è stata demolita
un’intera ala a piano singolo sulla parte meridionale
del palazzo, probabilmente ritenuta di scarso interesse,
dove è stato edificato lo stabile che ha ospitato
l’Istituto Case Popolari.
Il complesso è stato utilizzato come tribunale
sino al 1976.
L'ex Corte d'Assise
Dopo l’abbandono e il conseguente
degrado, il complesso è stato restaurato ed aperto
al pubblico, per la parte dell’ex Corte
d’Assise, nella notte del 1 gennaio 2008.
L’edificio è stato
destinato ad importante contenitore culturale: la sala
principale a piano terra che fu dell’udienza,
oggi è stata trasformata nella suggestiva “Sala
della Colonna” ed ospita alcuni componenti
originali della colonna romana (scheda),
il capitello, il pulvino e ultimo rocchio. (orari
per le visite guidate gratuite: da martedì a
domenica 10,00-13,00 e 17,00-20,00 -
nella foto soprara l'ingresso del Palazzo)
La restante parte del Palazzo Granafei-Nervegna
è stato aperto il 29 marzo 2008 con l’inaugurazione
della mostra antologica di Marcello Avenali.
I lavori di recupero non sono stati ancora completati,
in alcuni locali del piano terra e nella parte esterna
(giardino posteriore) proseguono gli scavi archeologici,
qui sono stati rinvenuti pavimenti di una domus
del periodo imperiale (II sec. d.C.). Interessante il
mosaico policromo con rete di stelle
di otto rombi e pannello centrale forse con tema marino,
il mosaico a rete di ottagoni ed emblema in lastre di
materiali pregiati e il commesso di grandi lastre di
marmo chiaro venato.
I lavori possono individuare ulteriori stratigrafie
romane e medievali con relativa pavimentazione.
Il Palazzo ospiterà anche l'Università
del Salento, strutture di sperimentazione e formazione
e nel piano superiore gli uffici di rappresentanza del
Sindaco e dell’Amministrazione Comunale.
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Fotogallery
- clicca per ingrandire |
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Prospetto |
Balcone
in pietra |
Finestra |
Portale
d'ingresso |
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Cortile interno
ballatoi |
Mosaico della
Sala Piano Nobile |
Scavi dell'area
archeologica |
Sala della
Colonna |
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La
mappa dei Monumenti di Brindisi |
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Documentazione consultata:
Archivio di Stato di Brindisi. Ricerche di Katiuscia
De Rocco
Brindisi Nuova Guida. Giacomo Carito
Pubblicazione del Comune di Brindisi per l'apertura
dell'ex Corte d'Assise |
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