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QUANDO IL "CESARE
BRAICO" ERA UN SANATORIO
Inaugurato nel 1936 come centro per la cura della
tubercolosi, si è poi trasformato in preventorio
e quindi centro allergologico.
Oggi ospita l’istituto alberghiero, il parco è
frequentato da tanti sportivi e famiglie
La tubercolosi è
una malattia infettiva e contagiosa causata dal batterio
appartenente al ceppo “Mycobacterium tuberculosis”,
chiamato comunemente Bacillo di Koch,
dal nome del medico tedesco che lo scoprì. L’esistenza
di questo microrganismo, che determina la formazione
di lesioni dette tubercoli nei polmoni ed in altre parti
del corpo, risale ad epoche molto antiche. Probabilmente
già nel paleolitico l’uomo è stato
interessato dal contagio, anche se la sua maggiore incidenza
e diffusione si è registrata tra la fine del
Settecento e tutto il diciannovesimo secolo.
In Italia,per ridurre l’impatto epidemico,fu istituita
una rete sanatoriale collegata ai dispensari antitubercolari,
attivati solo dopo il primo conflitto mondiale; a Brindisi
in particolare si deve al Consorzio Provinciale
Antitubercolare il primo atto della costituzione
di un ospedale sanatoriale per la cura di quella che
continua ad essere una malattia contagiosa ancora tanto
diffusa nel mondo. Il Consorzio, istituito nella seconda
metà del 1928, aveva già aperto un dispensario
“per la scoperta dei predisposti e degli ammalati
mediante accertamenti diagnostici”, con sede
in via Taranto, e attivato una colonia permanente per
bambini gracili e predisposti all’agente eziologico
in località Baroncino, vicino al mare.
Il sanatorio Cesare Braico (post
1940)
Con atto del 6 giugno
1931 alcuni terreni siti in contrada Santa Chiara vennero
donati dal Consorzio alla Cassa Nazionale per
le Assicurazioni Sociali, sull’area estesa
circa 57.000 mq l’Istituto si impegno a costruire
“nel minor tempo possibile” un
sanatorio per il ricovero e la cura degli ammalati di
tubercolosi. L’edificio doveva coprire una superficie
di 3.200 mq, la restante parte doveva essere sistemata
a giardino e parco, finalizzato al completamento delle
cure pneumologiche e assicurare la massima salubrità
dell’aria,con un vasto frutteto utile ad integrare
la dieta dei pazienti. Il progetto redatto dall’ufficio
costruzioni della Previdenza Sociale
prevedeva la realizzazione di una struttura con una
forma a “T” articolata su tre piani, oltre
l’interrato. A sviluppo longitudinale più
che verticale, l’edificio si compone da cinque
corpi di fabbrica, ed è contraddistinto dall’ampia
scalinata d’accesso “di taglio razionalista”
a rampe, presente sul prospetto centrale decorato con
mattoncini rossi,leggermente più avanzato rispetto
ai corpi laterali. Queste a loro volta, presentano ai
piani “ampie verande caratteristiche di questo
genere di costruzioni”, interamente finestrate.
Lo stile è tipico della corrente architettonica
dell’epoca, detta del “Razionalismo
italiano”,particolarmente sviluppata
durante l’era fascista tra gli anni venti e anni
trenta,un gusto costruttivo caratterizzato da linee
semplici ed essenziali, portato avanti sino alla fine
degli anni sessanta.
Per la sua realizzazione
furono necessarie oltre milleduecento giornate lavorative
con l’impiego quotidiano, in media, di sessantadue
operai. I lavori diretti dall’ing. Guido
Guidi furono appaltati ed eseguiti dalla ditta
Provera e Carrassi. Il grande complesso
sanatoriale, costato cinque milioni di lire, venne completato
ed inaugurato il 19 luglio del 1936 alla presenza dell’on.
Bruno Biagi, presidente dell’Istituto
nazionale fascista di Previdenza sociale (INFPS, successivamente
divenuto INPS), anticipando l’apertura dell’ospedale
“Di Summa”, ancora in costruzione. Durante
la cerimonia l’alto dirigente e già sottosegretario
al Ministero delle Corporazioni, dispose che il sanatorio
rimanesse aperto al popolo brindisino “affinché
lo visitasse e ne ammirasse la bellezza”
prima di accogliere i pazienti tisici.
Il moderno ed ampio presidio ospedaliero poteva ospitare
duecento posti letto, quasi tutti disposti negli ambienti
sopraelevati delle due ali del secondo piano del fabbricato,
i reparti di isolamento invece erano alle estremità
delle ali del primo piano. Nel seminterrato erano stati
collocati i dormitori del personale e i servizi con
gli impianti di disinfezione, lavanderia, cucine e gli
ampi refettori. Al primo piano si trovavano gli uffici
e la direzione, i laboratori di analisi, le sale per
le visite di ammissioni all’ospedale e alcune
infermerie, le altre erano al secondo piano insieme
ai reparti chirurgici, gli ambulatori, la cappella e
gli alloggi per il personale infermieristico, compresi
quelli riservati alle suore della Provvidenza
inviate dalla Casa delle Derelitte di Gorizia.
Il sanatorio Cesare Braico
Nei primi anni ’60,
nell’ambito di una generale ristrutturazione delle
complessi sanitari regionali antitubercolari, il sanatorio
brindisino intitolato al medico brindisino Cesare
Braico, l’eroe garibaldino che partecipò
alla spedizione dei Mille, fu chiuso alla cura dei tubercolotici
adulti e trasformato, con le opportune modifiche, in
Preventorio antitubercolare vigilato
per il ricovero dei minori a rischio della malattia,
di età non superiore ai quattordici anni. Nel
1970 venne costituito in ente ospedaliero e nel 1972,
quando già da un anno i ricoveri erano in netta
decrescita, venne sottratto all’Istituto Nazionale
della Previdenza Sociale. La Regione Puglia nel 1979
lo accorpò all'ospedale "A. Di Summa".
La storia del presidio
sanatoriale è strettamente legata al nome del
dott. Fortunato Paloscia, il noto pneumologo
brindisino che qui ha esercitato durante la sua lunga
e autorevole carriera, occupando anche il ruolo di direttore
sanitario. Oltre alla guarigione di tantissimi malati
di TBC con accurate procedure diagnostico-terapeutiche-assistenziali,
a lui si devono anche una serie di innovazioni gestionali
del complesso, come l’introduzione delle vigilatrici
pediatriche specializzate al posto delle suore, e la
straordinaria intuizione di realizzare una struttura
allergologica all’interno del sanatorio, la prima
dell’intero Salento. La necessità di trasformare
e ampliare i servizi ospedalieri, dedicando le risorse
alle nuove esigenze legate all’aumento dei casi
di asma e alla cura dei soggetti allergici, era determinata
proprio della netta diminuzione dei casi di tubercolosi,
pertanto si rese necessario evolvere la struttura con
una nuova specializzazione, anche per tenerla in vita.
Il Centro Allergologico del “Braico”,
entrato in funzione nel 1977, continua a operare validamente
presso l’Ospedale Regionale “A. Perrino”.
Elaborazione della planimetria
generale del sanatorio Cesare Braico (da Medico Provinciale,
1970)
Attualmente l’imponente
edificio ospita l’Istituto Professionale per i
Servizi Alberghieri e della Ristorazione “Sandro
Pertini”, mentre il vasto parco che lo circonda,
dal 2013 in comodato gratuito per trent’anni al
Comune di Brindisi, è protetto dal vincolo “ope
legis” in quanto bene di interesse storico con
più di cinquant’anni. Un luogo molto frequentato
dai brindisini di ogni età, sia per praticare
sport che per trascorrere il tempo libero all’aria
aperta e all’ombra di numerose specie arboree,
quali pini, eucalipti, lecci, ulivi, palme, magnolie,
mimose e salici piangenti.
Esiste anche un piccolo luogo di devozione dedicato
alla Madonna di Lourdes, una grotta
in pietre cementate, davanti alla quale si sviluppa
una suggestiva aiuola a forma di croce, rivestita in
marmo.
Un bellissimo polmone verde che spesso entra nelle cronache
locali per l’incuria e il degrado, il più
delle volte causati da vili e ripetuti atti vandalici.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n. 170 del 23/10/2020
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Bibliografia:
- E.Lenzi, M. Ventricelli, Catalogo della mostra
documentaria "1927-2007 L'Amministrazione della
Provincia di Brindisi". 2009
- T. Divigiano, A. Lisco, Sanatorio in Catalogo
della Mostra documentaria "Brindisi 1927-1943
da capoluogo a capiitale - i progetti, le architetture",
1994.
- L. Cimaglia. Brindisi
- Parco Cesare Braico, in Giardini pubblici
storici della Puglia (Progetto
Regione Puglia Assessorato al Mediterraneo, Cultura,
Turismo e Italia Nostra Puglia. 2014
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