Monumenti - PALAZZO DEL
SEMINARIO
PALAZZO DEL
SEMINARIO
Principale esempio cittadino di stile barocco, fu
voluto e realizzato dall’arcivescovo spagnolo
Paolo de Vilana Perlas nel 1720 sul progetto del noto
architetto salentino Mauro Manieri
Il Palazzo
del Seminario di Brindisi è il più
dignitoso ed emblematico edificio dell'architettura
settecentesca brindisina, opera che può considerarsi
un retaggio degli arcivescovi spagnoli nella nostra
città. Brindisi fu una delle prime diocesi dell’Italia
meridionale a dotarsi di un istituto ecclesiastico nel
quale gli aspiranti preti ricevevano la formazione culturale
e spirituale necessaria al ministero sacerdotale, fu
infatti nel 1608 l’arcivescovo Giovanni Falces,
che durante i suoi trent'anni di episcopato aveva introdotto
anche l'arte della stampa, a mettere in pratica le disposizioni
del Concilio di Trento del 15 luglio
1563: quel giorno, durante la XXIII sessione del concilio,
i vescovi votarono all’unanimità il decreto
“cum adolescentium aetas”, approvando
il provvedimento di rilevanza epocaleche istituiva i
seminari in ogni diocesi, e dotava la Chiesa di uno
strumento per la cura delle vocazioni al sacerdozio
ordinato.
Il Palazzo del Seminario nel
1908
Il primo seminario
"de chierici", fondato dal Falces, col fine
di disporre "all'educazione dell'ecclesiastica
disciplina la deviata gioventù della diocesi
tutta", ebbe sede nei locali adiacenti l'episcopio
acquistati dal prelato, ritenuto poi inadatto dal suo
successore Francesco de Estrada che
preferì affidare la formazione dei futuri preti
al collegio delle Scuole Pie. L’edifico, “languente
e rimasto derelitto" dopo la morte di Falces,
fu completato e inaugurato da un altro vescovo spagnolo,
Francesco Ramirez, ma la sede non fu
considerata “né comoda né convenevole”
dall’arcivescovo Pablo Giuseppe Francesco
Raymundo y Camerasa de Vilana Perlas, anch’esso
iberico, che pensò di risolvere definitivamente
l’annosa questione nei primi mesi del 1720.
Da quattro anni sulla cattedra brindisina, il presule
originario di Barcellona decise di acquisire altri locali
adiacenti l'episcopio, affidando il compito al procuratore
del Seminario, il canonico brindisino Francesco
Morales, che comprò gli immobili a lato
e dietro il palazzo arcivescovile di proprietà
delle vedove Francesca Antonia Cuggiò
e Angela Colletta, da Antonio
Greco, Leonardo Turi e dai
fratelli Leonardo e Vito Sergio. Una
volta “spianati” offrirono l'areasulla
quale la mattina del 27 maggio del 1720, il giorno dopo
la benedizione, si pose la prima pietra del nuovo Seminario.
Oggi, sulla chiave di volta sopra l’ingresso,si
vede inciso propriol’anno di avvio dei lavori
di costruzione.
-
(sx) L'Arcivescovo Paolo de Villana
Perlas, /dx) lo stemma dei Perlas sul Palazzo del Seminario
L’incarico
per l’intero progetto venne affidato all'architetto
e scultore salentino Mauro Manieri,
noto esponente del barocco leccese eautore di opere
come i prospetti del duomo di Taranto e della chiesa
dei SS. Niccolò e Cataldo a Lecce. L’avvio
dei lavori divenne un avvenimento importante nella vita
sociale ed ecclesiastica della città, un evento
degno di una epigrafe latina riferita al noto e apprezzato
storico e giurista Ortensio De Leo,
che allo stesso tempo criticò "l'imprudente
ed eccessivo zelo" di Mons. Paolo de Vilana
Perlas per aver ordinato la demolizione della basilica
dedicata a san Leucio, eretta nel IX secolo nella contrada
Cappuccini, da cui furono cavate le pietre e i marmi
bianchi per la costruzione del nuovo seminario. La decisione
fu presa in quanto nel tempio, ormai abbandonato e in
rovina, era noto si compissero pratiche di stregoneria.
L'incisione di Mauro Manieri
del Palazzo del Seminario di Brindisi
Per realizzare il
programma edilizio, l’arcivescovo catalano aveva
investito circa trentamila ducati del suo patrimonio
personale e, secondo lo storico Michele Paone,
il presule finanziò l’impresa non tanto
per una “finalità di comodità
e di decoro”, piuttosto “eccitandone
l'emulazione” per quanto avevano già
fatto i suoi colleghi di Taranto, di Lecce, di Nardò
e di Gallipoli. L’idea del Perlas era, sempre
secondo l’opinione dello studioso, quella di elevare
un edificio “simbolo dei tempi nuovi e di
una modernità che si ispirasse a modelli romani,
borromiani, e al gusto artistico ufficiale”,
da inserire tra gli edifici medievali presenti sulla
piazza del Duomo.
Il seminario di Brindisi, disposto in diagonale rispetto
all'asse del palazzo arcivescovile come per proteggere
“la zona più spirituale della città
da quel disturbo arrecato dalla convergenza di troppe
strade”, in effetti richiama le fabbriche
romane dell'Oratorio dei Filippini
e del Collegio de Propaganda Fide:
da entrambi le fabbriche il Manieri “trasse
lo schema compositivo ad un ordine gigantesco percorso
da paraste lisce” osserva ancora Paone nel
suo lavoro del 1970, in particolare il richiamo ai due
edifici romani, che l’architetto salentino poté
vedere durante il suo soggiorno romano ma anche dall'esame
di alcune incisioni, si nota nell'originale balaustra
in ferro che correva sulla trabeazione (struttura orizzontale
sostenuta da colonne)e si faceva concava in corrispondenza
della zona centrale, parapetto poi sostituiti dall'attuale
ringhiera in ferro a “petto d'oca”
.Le variazioni apportate dal Manieri rispetto allo schema
capitolino del Borromini, sono l’aggiunta
sulla facciata delle otto statue in pietra di Carovigno
che rappresentano le arti che nell’istituto avevano
cattedre, docenti e discenti, e cioèla Matematica,
l'Oratoria, l'Etica,
la Teologia, la Filosofia,
la Giurisprudenza, la Poetica
e l'Armonia, disegnate e scolpite dallo
stesso prestigioso architetto salentino.
Il prospetto originale dell’edificio, realizzato
per la maggior parte in carparo, lo si vede inciso su
una lastra di rame realizzata dallo stesso Manieri edestinata
a Raimondo marchese di Rialto,fratello
di mons. Perlas, il più potente ministro dell'imperatore
Carlo VI d’Asburgo. E proprio
sopra al balcone del primo piano della facciata principale
è ammurato lo stemma della nobile casata spagnola,
che viene riproposto, in alto, sul vertice dello stabile
tra via Duomo e vico Seminario.
Brindisi. Palazzo del Seminario.
Particolare del timpano e di due statue
Durante i suoi quasi
otto anni sulla cattedra brindisina, il vescovo non
deluse le aspettative dei cittadini, dimostrandosi generoso
verso i poveri e ponendo particolare attenzione al decoro
del Capitolo e alle processioni. Fu sua l’iniziativa
di ingrandire il presbiterio della Cattedrale, che recinse
di balaustre.
Anche a Salerno, dove fu chiamato alla guida della Diocesi
nel febbraio 1723 con nomina diretta dal sovranoe successiva
bolla pontificia, il Perlas fece demolire gli angusti
locali del piccolo Seminario per far costruzione una
più ampia sede degna della città (attualmente
sede del Museo Diocesano), e decise di affidare l’incarico
ancora a Mauro Manieri, dal prelato oramai protetto
e favorito. L’architetto fu nuovamente deputato,
questa volta dall’arcivescovo Andrea Maddalena,
alla ricostruzione del prospetto del Seminario brindisino,crollato
in parte durante il terremoto del 1743, quando “tracollando
l'intero cornicione, atterrò tre delle statue
ed altre ne deturpò, come tutto infranto e deturpato
ne rimase lo sporco tutto delle balconate e schiacciate
benanche le balaustre di ferro”. Il Manieri
progettò anche il rifacimento dell’intera
Cattedrale, rovinata – forse - a seguito dello
stesso evento tellurico.
Brindisi. Palazzo del Seminario
Il Seminario fu riaperto
il 21 novembre 1744 dall’arcivescovo Antonino
Sersale "colla pubblica vestizione
dè convittori", riprendendo l'attività
scolastica sospesa sin dal 1703. Agli inizi dell’Ottocento
il seminario veniva descritto come ben organizzato,
disciplinato e diretto da un rettore “vigilantissimo”.
Vi erano sessanta convittori, dodici dei quali non pagavano
nulla, come previsto dalla regola di fondazione. Nel
febbraio 1861 fu occupato dai militari in quanto, come
ente ecclesiastico, era soggetto alla confisca e vendita
dei beni; due anni dopo il Comune ne rivendicò
la proprietà chiedendo fosse sede del Ginnasio
e lasciando all’arcivescovado la disponibilità
del secondo piano per l’impianto di una scuola
di teologia, ripartizione concretizzata solo nel 1866.
Nei locali ancora disponibili l’arcivescovo Luigi
Maria Aguilar (1878-1892) riattivò le
attività seminariali rimaste vitali sino al secondo
dopoguerra.
Oggi l’edificio è tornato nella piena disponibilità
della diocesi e attualmente ospita le principali funzioni
direttive.
Brindisi. Palazzo del Seminario
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n. 165 del 18/09 /2020
Bibliografia:
- Michele Paone. Mauro Manieri a Brindisi in
Brindisii Res, II (1970), pp. 21-44
- Nadia Cavalera. I Palazzi di Brindisi. 1986
- Carito Giacomo, Il terremoto del 1743 in Brindisi,
in Brindisii Res, XV (1983), pp. 59-84
- Vacca Nicola, Brindisi ignorata. Saggio di topografia
storica. 1954
- Ilaria Pecoraro, Il progetto di restauro del palazzo
del Seminario in Brindisi, 2008
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