LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
LE TARGHE DELL'INA-CASA,
PATRIMONIO ARTISTICO DIFFUSO DA SALVAGUARDARE
Le piastrelle policrome, disegnate da riconosciutiartisti
del Novecento, servivano a distinguere
ledificio popolare rendendolo più decoroso
e per creare un senso di appartenenza
Animaletti, barche
a vela, fiori e oggetti di vita quotidiana, ma anche
piacevolissimi disegni con motivi astratti dai colori
vivaci, tutti accompagnati della scritta "INA
Casa". Erano queste le immagini maggiormente
rappresentate sulle formelle ceramiche poste davanti
alle abitazioni, anche quelle brindisine, costruite
con il famoso Piano INA Casa (1949-1963), il più
vasto intervento di edilizia popolare sovvenzionata
dallo stato e concepito per far fronte alla povertà
socio-abitativa del nostro Paese nel secondo dopoguerra.
La mattonella policroma veniva cementata sulla parete
davanti ai portoni d'ingresso dei vani scala, accanto
al numero civico, ma anche sulle testate e nei punti
più in vista di tutti i caseggiati edificati
durante l'intero quindicennio. A questo semplice elemento
ceramico, pensato ed integrato al Neorealismo architettonico
postbellico, veniva riconosciuta una particolare preziosità
simbolica: da un lato rendevano l'edificio meno anonimo,
più decoroso, distinguendolo dagli altri edifici
di edilizia popolare, dall'altro creavano un senso di
appartenenza al quartiere e facevano sentire gli abitanti
"a casa loro", in un "luogo felice".
La sua apposizione era determinante, una delle condizioni
essenziali per il rilascio del certificato di collaudo.
Campionatura di targhe INA-Casa
di Brindisi (ph. G.Membola 2020)
Da qualche anno queste
targhe hanno guadagnato l'attenzione di autorevoli esperti
e studiosi d'arte, di architetti e docenti universitari
di ogni parte d'Italia, che ne hanno riconosciuto l'importanza
all'interno dei movimenti artistici del Novecento, talvolta
avviando percorsi di ricerca per una migliore conoscenza
iconografica, con approfonditi confronti stilistici
e tecnici su forme e colori. Lo studio ha riguardato
solo una piccola parte degli oltre trecento quartieri
italiani interessati dal progetto nazionale, noto anche
come Piano Fanfani, dal nome dell'uomo politico,
ministro del Lavoro e della Previdenza sociale del quinto
governo De Gasperi, che lo varò. Firmato
il 28 febbraio 1949 dal Presidente della Repubblica
Luigi Einaudi, il provvedimento nato per promuovere
la rinascita economica del dopoguerra, incrementando
l'occupazione operaia e agevolando la costruzione di
case per lavoratori, venne avviato nel giro di pochi
mesi e in breve tempo andò a pieno regime, con
il completamento settimanale di ben 2.800 alloggi, assegnati
rispettivamente a 560 famiglie. Il Piano di grande sensibilità
sociale venne finanziato principalmente dallo Stato,
con la partecipazione solidaristica dei datori di lavoro
e dei lavoratori dipendenti, attraverso una trattenuta
sul salario mensile "equivalente di una sigaretta
al giorno", come recitava la propaganda dell'epoca.
Al termine dei due settenni di attività, il programma
riuscì a dare un lavoro stabile a quarantamila
operai edili negli oltre ventimila cantieri aperti,
coinvolgendo un terzo di ingegneri e architetti attivi
in quegli anni, furono realizzati circa 360 mila alloggi,
assegnati ad altrettanti nuclei famigliari, di questi
il 40% in precedenza abitava in cantine, grotte, baracche,
sottoscala e il 17% in coabitazione con altre famiglie.
Edifici INA-Casa al rione Commenda
di Brindisi
Le palazzine erano
caratterizzate da una certa omogeneità compositiva
e facilmente riconoscibili per unità stilistica,
rispettando l'originalità di linguaggio architettonico
tipico dei singoli progettisti. Esse venivano inoltre
identificate per la presenza delle particolari e originali
formelle ceramiche policrome decorate, pensate come
elementi integrati con l'architettura, presumibilmente
proposte ed introdotte nel Piano dall'architetto Arnaldo
Foschini, presidente della Gestione INA-Casa (l'organo
autonomo con compiti operativi dell'Ente, costituito
presso la sede storica dell'Istituto Nazionale delle
Assicurazioni), ex preside della facoltà di Architettura
della capitale, molto vicino all'ambito culturale della
ceramica artistica. Per la realizzazione delle targhe
furono indetti appositi concorsi ai quali parteciparono
aziende artigiane o industriali di ceramiche e artisti
di rilievo: tra i tanti nomi del panorama artistico
nazionale compaiono quelli di Pietro De Laurentiis,
Publio Morbiducci, Guerrino Tramonti, Alberto
Burri, Duilio Cambellotti, Irene Kowaliska,
Leoncillo Leonardi, Tommaso Cascella e
Piero Dorazio. Gli artisti proponevano i loro
bozzetti grafici, quelli accettati da un'apposita commissione
venivano riprodotti in serie sulle formelle, inviate
poi ai vari cantieri. Furono eseguite non meno di 40
mila targhe di almeno cento tipi diversi, oltre alle
varianti.
Le mattonelle smaltate,
anche quelle presenti a Brindisi, sono ancor oggi ben
visibili e non passano certamente inosservate, attraggono
i passanti per i loro caratteristici soggetti alludenti
al valore del focolare domestico, incisi o in rilievo,
rappresentati su sfondi lisci monocromatici o colorati
con toni più o meno decisi. Una specifica ricognizione
ha permesso di rinvenire nella nostra città diversi
tipi di targhe presenti nei complessi residenziali INA-Casa
dei quartieri Commenda e Paradiso, differenziati
per quelle che erano le aree di cantiere, dove veniva
destinato un soggetto specifico: anche qui, come nel
resto d'Italia, la Gestione comunicava alle stazioni
appaltanti la tipologia prescelta, le quantità,
le indicazioni operative per la corretta applicazione
e la collocazione delle formelle. Negli edifici residenziali
ricadenti nella zona di via Pace Brindisina-via Carnia-via
Cattaneo si distinguono mattonelle di due differenti
grandezze, il "tipo piccolo" (20×26
cm) davanti agli ingressi, e il "tipo medio"
(30×36 cm, misure assolutamente indicative) sui
prospetti, tutti contraddistinti da sagome geometriche
ben delimitate, arricchite da cromie accese, con variazioni
di forme e colori per ogni caseggiato.
Le targhe INA-Casa dell'edificio
di via Cicerone
L'edificio presente
in via Cicerone è caratterizzato da una formella
di dimensione media, di colore chiaro, con al centro
una grossa formica a simboleggiare il lavoro e la previdenza
del futuro. Sopra gli ingressi altre due formelle: sul
primo un fiore blu, probabilmente un tulipano, affiancato
da una pianta con due grossi fiori rotondi azzurri,
dai contorni e dettagli incisi, sullo sfondo giallo
stellato, un motivo che ritroviamo, con varianti di
colori, anche sui muri degli stabili di viale Commenda
e via Tirolo. Tutti questi soggetti si trovano rappresentati
anche in alcuni complessi residenziali realizzati nel
centro Italia. Molto interessante la formella del secondo
ingresso, dove figurano alcuni simboli - non ancora
ben identificati - di varie tinte, una peculiarità
compositiva che si ripete sui prospetti laterali degli
edifici Ina-Casa tra via Tirolo e via Carnaro. Davanti
agli ingressi delle palazzine di viale Commenda, via
Tirolo e la piazzetta posteriore - conosciuta come "liscio"-
furono poste in opera alcune formelle dove un grande
fiore giallo stilizzato, con cinque petali appuntiti,
spicca su fondi azzurri traforati, un modello che torna
nei condomini di corte Tirolo-via Sicilia-viale Aldo
Moro.
Differenti nella tipologia e nel simbolismo le targhe
delle abitazioni costruite dall'Ina-Casa al rione Paradiso,
nelle piazze Giannone e Colletta, qui i soggetti raffigurano
rispettivamente un'ape, emblema della rinascita e dell'ingegnosità,
una barca a vela (su una formella è anche impresso
il pertugio della serratura) e la spiga di grano dorata
giunta a maturazione, tra il sole e la mezzaluna.
Non esiste ancora
un censimento o una mappatura dettagliata sull'intero
territorio nazionale di tutte queste opere, un patrimonio
"diffuso" molto particolare, che nella sua
semplicità è divenuto testimone di una
importante fase artistica e storica della ricostruzione
e della rinascita economica e sociale italiana, meritevole
di essere valorizzato e forse anche salvaguardato. Interessanti
saggi sono stati già presentati in convegni internazionali,
come quelli di Luca Rocchi e Antonella Pesola,
con mostre limitate a ristretti ambiti territoriali.
Esiste persino un profilo Instagram che le raccoglie
in un catalogo partecipato. Per Brindisi è in
fase di elaborazione uno specifico studio, in collaborazione
con l'Archivio di Stato, di tutta la documentazione
tecnico-progettuale per identificare con precisione
le aree e gli edifici nei quali andare alla ricerca
di targhe, anche di quelle perdute. Sono gradite segnalazioni.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.181 del 8/1/2021
Bibliografia
- Luca Rocchi, Le targhe
INA-Casa: 14 anni di arte ceramica per larchitettura
della ricostruzione postbellica, in Ceramica
e architettura, atti del XLVI Convegno Internazionale
della ceramica (Savona, 24-25 Maggio 2013), Savona,
Bacchetta, 2014
- Andrea Morpurgo, Il
Piano INA Casa e la rinascita del quartiere in Italia
in Parametro, n. 238, 2002, pp. 16-17
- Ettore A. Sannipoli, Targhe
eugubine del piano Ina-Casa in L'Eugubino,
LXIV, 4, pag. 14-16
- Antonella Pesola, Note
in margine alle targhe ceramiche INA-Casa a Perugia,
Città di Castello e Gubbio, in Da case
popolari a case sperimentali, a cura di Paolo
Belardi e Valeria Menchetelli, Perugia, 2012, pp 215-223
- Elena Bico, Antonio Ratti,
Ina Casa: le origini del grande intervento edilizio,
in Il Bollettino Rivista del Gruppo Generali 13,
no. IX (2003): 10-15
- Paola Di Biagi, Quartieri
e città nell'Italia degli anni Cinquanta. Il
piano Ina Casa 1949-1963 in Mélanges
de l'école française de Rome, 2003,
115-2 pp. 511-524
- La città pubblica
e l'Ina-Casa, in La grande ricostruzione. Il
piano Ina-Casa e l'Italia degli anni Cinquanta,
a cura di Paola di Biagi, Donzelli, Roma, 2001, pp.
3-32.
- Le targhe ceramiche
INA Casa: un patrimonio diffuso tra architettura,
arte e sociale in Archivio Storico Ina Assitalia,
nov. 2019 (link)
- Elisa Scapicchio, Caccia
alle ceramiche INA Casa. Un profilo Instagram le raccoglie
per un catalogo partecipato delle targhe INA Casa,
in Professione Architetto (link)
pubblicato in data: 13/11/2020
- Carlo Olmo, Ina-case,
quando l'utopia divenne (quasi) realtà
in La Stampa del 20 Febbraio 2013, pagina 28
- 29
- Treccani, "Il piano
INA-Casa: 1949-1963 Il Contributo italiano alla storia
del Pensiero" di Paola Biagi, 2013, (link)
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