Monumenti - I villini del
rione Casale
Il termine Casale
deve l’etimo all’aggettivo latino casalis
ed indica genericamente una “casa isolata
rustica con terreni annessi”, come può
significare anche “un aggregato di case rurali”.
Già nel XII secolo nella contrada vi erano costruzioni
minime di contadini sparse nella vasta area racchiusa
tra le banchine di ponente del porto interno, del porto
medio e dalla linea di costa.
La testimonianza più remota e rilevante della
storia plurisecolare della zona è rappresentata
dal tempio trecentesco consacrato alla natività
della Vergine, ovvero Santa Maria del Casale,
dichiarata monumento nazionale nel 1875 (link).
Le prime case ed i villini del
Casale viste dall'alto negli anni '40
Agli inizi del novecento
la contrada cominciò ad essere scelta come luogo
di residenza estiva ed abituale di molti “signori”
di Brindisi e di alcuni “mercanti arricchiti”,
che senza badare a spese avevano realizzato raffinate
e lussuose ville dai gusti architettonici molto in voga
nel periodo. Per il popolo invece continuava ad essere
la meta preferita di passeggiate e scampagnate nell’aria
salubre di quella zona “ricca di verde balsamico”,
facilmente raggiungibile dal centro cittadino. Un’attrazione
che portò, nel giro di vent’anni, ad un
incremento non indifferente della popolazione e di richieste
per nuove costruzioni, tanto da far diventare questa
zona una vera e propria città-giardino.
Nel 1914 l’ufficio tecnico comunale fu incaricato
di compilare un apposito piano regolatore della zona,
quindi nel 1922 si provvide a regolarizzare le costruzioni
delle nuove opere urbanistiche o di restauro che si
realizzavano nella contrada, definendone le modalità,
e dal 1929 si obbligò a sottoporre i progetti
alla vigilanza della Commissione edilizia. Al fine di
“mantenere il carattere di città giardino
alla località”, nel 1934 furono indicati
con precisione i criteri ai quali bisognava attenersi
nella costruzione degli edifici, ovvero “dovranno
essere isolate da vie, con distacco dal filo stradale
di metri sei e dagli altri confini non inferiore a metri
cinque […] dovranno avere vedute a prospetto su
tutte le fronti ed essere circondate da spazio coltivano
a giardino”.
Fu quindi disposto l’allargamento e la sistemazione
della strada che congiungeva il Casale con il resto
della città sulla quale dovevano confluire tutte
le strade del quartiere, dove, fino agli anni ’30,
si poteva giungere quasi esclusivamente traghettando
il seno di ponente con la “barca di santa Maria”.
I villini del Casale a nord ovest,
viste dall'alto
Immersa in un parco
di pini sulla sponda settentrionale del seno di ponente,
spiccava la bella e famosa villa Dionisi,
dal nome dalla nota famiglia di origini marchigiane
che costruirono il raffinato edificio nella seconda
metà dell’ottocento. La dimora presentava
la peculiarità di avere ogni lato stilisticamente
diverso dall’altro, una caratteristica che i proprietari
avrebbero poi mantenuto nella costruzione del palazzo
dal prospetto in stile gotico situato sull’omonima
piazzetta del lungomare Regina Margherita.
Nell’elegante villa del Casale, Dionisio
Dionisi - figlio di Engelberto già sindaco
di Brindisi dal 1890 al 1895 - svolgeva la sua attività
di console del Belgio, vice console d’Inghilterra
e agente consolare francese, sino a quando non fu deciso
di demolirla per dar luogo ai campi sportivi dell’Accademia
Marinara dell’Opera Nazionale Balilla, poi Collegio
Navale Tommaseo, nonostante il progetto originale prevedeva
l’incorporamento nella nuova ed ampia fabbrica.
Villa Dionisi, prospetto e particolare
del porticato
Destino
ben diverso per il coevo ed “artistico”
villino del commerciate di carbone Spiros Cocotò,
situato nei pressi del villaggio pescatori, si può
ammirare ancor’oggi il bel prospetto originale
conservato integro.
Villino
Cocotò- fotogallery -
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1903 |
1912 |
2018 |
Dal punto di vista
stilistico la realtà locale trovò naturale
riflesso nella situazione architettonica italiana del
ventennio fascista, con tendenze che variavano dall’eclettismo
tardo ottocentesco al liberty, non era raro infatti
riscontrare nelle nuove proposte costruttive archi,
colonne, timpani, paraste, torrette e capitelli; nei
progetti del rione Casale in particolare si notava l’uso
“di un repertorio che oscilla tra il gusto ottocentesco,
il revival medievale neo-gotico o neo-romanico e il
gusto decò” che conferiva agli edifici
un tono elegante e ricercato. La città, divenuta
capoluogo di provincia, in quegli anni stava cambiando
il proprio aspetto grazie anche all’edilizia della
borghesia benestante.
Tra i progetti di un certo prestigio realizzati nel
1929 spiccano il villino Cafiero, un
“raffinato esempio di architettura di gusto decò,
dalla forma e dal volume compatto, con decorazioni geometriche
lineari” di proprietà di Maria
Quarantini Cafiero, titolare anche di villa
De Castro (entrambi gli edifici avevano affaccio
sulla banchina del porto interno), quello di Teresa
Bocci “di gusto decò dal volume
articolato dalla presenza di una torretta ed arricchito
da una raffinata loggetta, il tutto decorato e impreziosito
da richiami tipici dell’architettura liberty”.
Al 1930 risale il progetto del villino di Vincenzo
Spagnolo e Irma Poto, “un
castelletto di tipo neo-medievale con tetto a pagoda
e torretta di derivazione esotica”, mentre è
datata 1934 la costruzione del villino di “stile
fiorentino, con richiami tipici dell’architettura
medievale” di Maria Marzano Carrisi,
caratteristiche architettoniche che continuano a suscitare
tanto interesse e curiosità; l’anno successivo
furono progettati il villino di Lucia Fischetto
di via F. Degli Uberti, costruzione in “stile
umbertino con decori liberty nelle inferriate”,
e le ville “di puro gusto razionalista”
di Guglielmo Fiore e di Antonio
Botrugno. Risale al 1937 l’ideazione
di villa Scarparo, definito “un
castelletto in revival neo-romanico”. Altrettanto
interessante dal punto di vista architettonico il villino
del cav. Fortunato Provenzano “dal
prospetto eclettico con tetto a pagoda, ma con pianta
funzionale molto curata”.
I villini del Casale a nord ovest,
viste dall'alto
Al Casale era dunque
presente un panorama di tutti gli stili in voga, la
borghesia conservatrice e tradizionalista affidava i
progetti a professionisti di spicco dell’epoca,
in particolare agli ingegneri Telesforo Tarchioni,
Giovanni Pati e Antonio Cafiero,
considerati progettisti di indubbia qualità e
originalità. Le altre firme di risalto erano
quelle degli ingegneri Nisi, Cigno,
Valente, Roma, Spagnoletti
e dei geometri Iaccarini, Chiaromente
e Maellaro.
Villino del Casale, particolare
architettonico
Nonostante in quegli
anni venissero costruiti molti edifici economici e popolari,
il rione continuò a conservare il suo aspetto
di città-giardino, poiché anche i progetti
“minori” venivano curati con attenzione,
come l’ampliamento e la sopraelevazione di un
fabbricato per la realizzazione di un residence albergo
con mini-appartamenti di proprietà del sig. Angelo
Palazzo, caratterizzato dalla “facciata
eclettica di ampio respiro con decori misti ottocento
e decò”.
Ancora oggi si possono
osservare molti di questi originali villini, attraverso
il verde dei loro ampi giardini rivelano l’antico
splendore, l’eleganza e la raffinatezza stilistica,
altri hanno subito modifiche, rifacimenti e sopraelevazioni,
conservando però le armonie e il gusto architettonico
originale. Sono tuttavia diverse le ville del Casale
andate perdute per lasciare spazio a edifici moderni.
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Testo di Giovanni
Membola
Pubblicato sul settimanale "Il 7 Magazine"
n. 43 del 13/4/2018
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