La Provincia di Brindisi - I
DINTORNI DI FASANO
Sito
altomedievale di Seppannibale Grande
SCAVI
DI SEPPANNIBALE
relazione della prof.ssa Gioia Bertelli
(Dipartimento di Studi classici e cristiani dell’Università degli Studi
di Bari)
Dal
2003 al 2006 si sono svolte 4 campagne di indagini archeologiche
dirette dalla prof.ssa Gioia Bertelli, del Dipartimento di Studi
classici e cristiani dell’Università degli Studi di Bari (direttore
prof. Giorgio Otranto) coadiuvata dalla dott.ssa Giorgia Lepore,
assegnista di ricerca; a queste indagini ha preso parte un rilevante
numero di studenti universitari che hanno così potuto mettere in
pratica gli insegnamenti teorici impartiti nella aule durante i corsi.
Le campagne di scavo sono state sostenute da contributi economici
erogati dall’Università stessa e dalla Fondazione della Cassa di
Risparmio di Puglia.
Le indagini hanno interessato un’area ubicata all’interno della Masseria
Seppannibale Grande in agro di Fasano, di proprietà
dell’ing. Giuseppe Calefati, la cui attenzione verso tale tipo di
ricerche ha reso possibile chiarire una parte della storia del
territorio, fino ad ora sconosciuta.
Il motivo per cui si è deciso
di intervenire in tale zona era ed è ancora costituito dalla presenza
di un piccolo edificio religioso noto come Tempietto di
Seppannibale, di cui non si conosce l’originaria
intitolazione; il nome Seppannibale sembra essere moderno e derivare
dalla contrazione dei due nomi Giuseppe Annibale, personaggio vissuto
nel secolo XIX, esponente della famiglia Indelli di Monopoli,
proprietaria in passato della masseria. L’edificio, di modeste
dimensioni (8mx8m circa) sorge completamente isolato, in una vasta area
circondata da un alto muro a secco; il suo insistere in una zona
apparentemente priva di altre testimonianze costruttive ha fatto sì che
ci si sia domandati se anche nel passato la situazione fosse la stessa
o se, come si registra in molti altri casi, la chiesetta fosse il
centro religioso di un piccolo nucleo demico di tipo rurale,
completamente cancellato dal tempo.
Studi realizzati in passato hanno permesso di meglio datare la
costruzione della chiesa e del ciclo pittorico
che è parzialmente conservato al suo interno. La chiesa, del tipo a due
cupole in asse sulla navata centrale e volte a semibotte sulle
navatelle, appartiene ad una tipologia costruttiva che si sviluppa in
area pugliese in età altomedievale, mentre il ciclo affrescato, pur se
frammentario, con episodi tratti dall’Apocalisse di S.Giovanni risulta
stilisticamente avvicinabile a testimonianze pittoriche presenti in
area campana e molisana, realizzate tra la fine dell’VIII secolo e i
primi decenni di quello seguente; un confronto con gli affreschi
conservati nella chiesa di S.Sofia di Benevento e nella cripta della
Cattedrale della stessa città, con quelli nella cripta della basilica
di S.Vincenzo maggiore e nella cripta cosiddetta di Epifanio nel
complesso monastico di S.Vincenzo al Volturno ha permesso di
circoscrivere la datazione del ciclo del tempietto fasanese verso la
fine dell’VIII secolo; questa datazione alta viene confermata anche
dall’analisi della decorazione scolpita delle mensole che sostengono
gli archi all’interno della chiesa e dell’iscrizione che corre
sull’arco posto al di sopra del catino absidale, ora scomparso, anche
queste da ascrivere alla fine dell’VIII secolo.
Tutti questi dati hanno permesso di collocare la costruzione
dell’edificio in tale orizzonte cronologico e di poterlo ritenere uno
dei primi esempi realizzati in Puglia con tale tipologia, che avrà un
gran seguito soprattutto nel corso dell’XI e XII secolo (Ognissanti di
Cuti presso Valenzano, S.Benedetto di Conversano, S.Corrado Vecchio a
Molfetta). Rimane però sconosciuta l’originaria intitolazione che,
sulla base della presenza del ciclo affrescato tratto dall’Apocalisse
giovannea, potrebbe essere stato dedicato all’Evangelista, anche perché
in alcune carte medievali, in relazione ai possedimenti dal vescovo di
Monopoli risalenti al 1180, viene ricordata la presenza di una chiesa
nota con il nome di S.Giovanni de Faiano; oppure potrebbe ritenersi
valida anche l’ipotesi di una dedicazione a Maria: un casale e una
chiesa con tale denominazione vengono ricordati come esistenti in
località Facianello nei pressi di Fasano, area che confina con quella
su cui sorge la Masseria.
Prima ancora di intervenire direttamente sul campo sono state
realizzate alcune termografie dell’area interessata, che hanno permesso
di conoscere meglio la zona e di evidenziare anomalie presenti sul
terreno che in parte sono state indagate; in diverse occasioni è stato
utilizzato il georadar che ha messo in luce la presenza di strutture
sepolte molto interessanti.
Sono state soprattutto le due ultime campagne di scavo (2005-2006) che
hanno permesso di cogliere un aspetto del territorio del tutto nuovo e
insospettabile. Infatti è stato possibile riconoscere nell’area del
saggio I una serie di labili testimonianze relative alla prima fase di
frequentazione del sito che risale all’età
tardo-repubblicana e di cui non è possibile per il
momento precisare l’entità.
Su tale fase si sono sovrapposti due
muri realizzati a grossi blocchi di tufo, che delimitavano
probabilmente un’area sacrale: infatti a
ridosso di uno di essi è stato rinvenuto un contesto sacrificale di
estremo interesse, con due esemplari di capre,
sacrificati e sepolti sul posto, sotto un ammasso di grossi blocchi di
pietra (foto a lato, clicca per
ingrandire). L’esemplare più grande, probabilmente di
sesso maschile, aveva una lucerna vicino al capo, un chiodo e una
moneta in bocca: grazie al rinvenimento di tali materiali è possibile
datare il contesto tra la fine del I e il II sec. d.C..
L’area sacra è stata poi obliterata dal tempietto e dalla necropoli ad
esso relativa; sempre nell’area a nord della chiesa è stata rinvenuta
una sepoltura, parzialmente sconvolta da interventi posteriori relativi
allo sfruttamento agricolo dell’area. L’esistenza della necropoli
è stata confermata da analoghi rinvenimenti di sepolture dietro
l’abside, sul fianco sud e in facciata, dove sono state messe in luce
due tombe scavate nella roccia, di un bambino e di un adulto.
Nell’ampia area indagata davanti alla facciata del tempietto sono stati
rinvenuti i resti di un grande edificio costruito a blocchi di tufo,
impostati direttamente sul banco roccioso, la cui funzione non è del
tutto chiarita, contemporaneo al recinto sacro sul lato nord; sempre a
tale fase di frequentazione appartiene una vasca quadrata scavata nel
banco con gradini di accesso, relativa alla lavorazione del vino o
dell’olio. In quest’area si è poi insediato un villaggio rurale, che ha
vissuto ininterrottamente dalla fine del IV almeno fino al VII sec. d.C.
Le indagini avviate in tale sito hanno perciò permesso di evidenziare
una frequentazione della zona in età tardo imperiale, finora del tutto
sconosciuta che sicuramente deve essere letta in relazione con il
vicino centro costiero di Egnazia; probabilmente si doveva trattare di
un santuario extraurbano!.
Relazione
presentata il 10 marzo 2007 nell'aula consiliare del Comune di San
Pietro Vernotico (BR), alla prima giornata di studi a cura dalla
Fondazione Enologica Ercole Giorgiani, riguardante le "Indagini
archeologiche nella masseria "Seppannibale Grande" in territorio di
Fasano".
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