La Provincia di Brindisi -TORRE SANTA SUSANNA
SAN
PIETRO A CREPACORE
unico esempio di connubio tra arte
bizantina e longobarda
La chiesetta tra Torre S.Susanna e Mesagne
racchiude singolari elementi architettonici
e pittorici che attraggono studiosi e visitatori
da ogni parte d’Europa
Percorrendo la strada che da Mesagne conduce
a Torre Santa Susanna, appare all’improvviso
la singolare chiesetta di origini bizantine
conosciuta come San Pietro di Crepacore,
uno straordinario edificio che custodisce una
serie di sorprendenti elementi architettonici
e pittorici, unici nel loro genere.
Ingresso principale
della chiesetta di San Pietro a Crepacore
Ingresso posteriore
della chiesetta di San Pietro a Crepacore
La struttura, realizzata secondo alcuni autori
fra VI e VII secolo sulle rovine di una villa
romana di età augustea (44 a.C. - 14
d.C.), ha pianta quadrata con lato di 5,67 metri,
un impianto basilicale originale con una copertura
a capriate successivamente modificata dai Longobardi
con le “cupole in asse”, ovvero
una particolare tipologia costruttiva utilizzata
per gli edifici religiosi tra l’XI e il
XIII sec. che prevedeva la posa a secco di pietre
(chiancarelle) a cerchi concentrici che vanno
man mano a restringersi, sino a chiudere la
volta con una grossa pietra centrale (chiave),
tecnica adoperata anche per la costruzione dei
trulli.
La struttura fu edificata riutilizzando imponenti
blocchi irregolari di pietra locale provenienti
dagli antichi fabbricati della zona, le cui
dimensioni vanno decrescendo durante lo sviluppo
in altezza del manufatto, particolarità
che conferisce alla struttura l’aspetto
di una fortezza. Altri elementi evidenti di
reimpiego dei materiali di costruzione sono
le due colonne lisce presenti ai lati dell’ingresso
principale e le due piccole colonnine con scanalature
che reggono all’interno le arcate laterali.
L’interno è a tre navate, le laterali
sono strette e coperte con volte a semibotte,
quella centrale è divisa in due campate
coperte da altrettante cupole in asse, protette
esternamente da tiburi cilindrici.
Entrando si scopre un interessantissimo apparato
pittorico considerato “di notevole
livello qualitativo”, per lunghi
anni rimasto coperto da uno strato di calce
e che purtroppo oggi si mostra solo in diversi
frammenti con scene del vecchio e del nuovo
Testamento dipinte in varie fasi cronologiche
durante un arco temporale alquanto lungo che
va dal IX al XIV secolo e che, secondo illustri
studiosi, sono relativi a due distinti filoni
culturali: l'arte longobardo-beneventana evidente
nella prima arcata e quella bizantina nella
seconda campata e nel catino absidale.
San Pietro a Crepacore.
Interno
Proprio su tutta la superficie semicircolare
dell’abside, nel quale si apre una piccola
bifora (finestra divisa verticalmente in due
aperture), si può infatti ammirare una
straordinaria e raffinata decorazione pittorica
- nel tipico stile iconografico bizantino –
interpretata come una rappresentazione dell'Ascenzione,
con Cristo in trono nella zona centrale alta,
affiancato dai due arcangeli Raffaele e Gabriele
e dai dodici apostoli disposti in due gruppi
di sei, disposti in forma piramidale e con il
nome di ciascuno scritto in greco su ogni aureola,
cui doveva aggiungersi Maria (la cui figura
è ora scomparsa per la successiva apertura
della bifora). Secondo altri autori potrebbe
essere “meglio definita come una teofania
apocalittica, una ‘Maiestas Domini’
[…] secondo una complessa iconografia
elaborata già nel VI secolo”.
San Pietro a Crepacore.
Abside con affresco dell'Ascensione
Singolare la lunga iscrizione in greco sul bordo
inferiore di una scena che riporta la frase
“Questo tempio è stato edificato
per la remissione dei peccati del servo di Dio
…. e della sua consorte, Veneria, e dei
loro figli. Amen”. Purtroppo proprio
la parte del testo riportante il nome del committente
della chiesa è andato perduto, secondo
gli storici l’importante personaggio potrebbe
essere il principe beneventano Gaiderisio,
trasferitosi ad Oria intorno all’882 come
protospatario (governatore) per conto dell’Imperatore
di Bisanzio Basilio I, all’epoca
del grande vescovo Teodosio.
L’ignoto fondatore “di rango
senza dubbio elevato”, è rappresentato
su un altro prezioso affresco in abiti da cerimonia
e calzari a punta, affianco a San Pietro (le
due figure sono riprodotte insolitamente della
stessa dimensione) mentre il Santo gli poggia
una mano sulla spalla, particolari davvero singolari
ed originali. A lato la scritta “ricordati,
Signore, del tuo servo”.
San Pietro a Crepacore.
Affresco con il committente Gaiderisio e san
Pietro
L'edificio sacro è posto su un pianoro
vicino al canale Langegna o di Galesano, che
secondo la tradizione popolare può aver
dato origine al nome della chiesa (Crepacore
= creparone = grande crepa), al centro di un
sistema collinare ricco di insediamenti dapprima
messapici e poi romani, dove non mancano alcuni
frantoi ipogei. Il luogo è proprio sul
confine tra i territori del ducato longobardo
di Benevento e quelli bizantini del Salento,
il cosiddetto “Limitone dei Greci”,
ciò verosimilmente ha permesso la conservazione
di quel particolare connubio di elementi stilistici
di arte longobarda e bizantina, che attrae numerosi
studiosi e turisti da diverse parti d’Italia
e d’Europa.
Altrettanto interessante è la piccola
necropoli composta da quattordici sepolture
risalente al VI sec. d.C. disposte ai lati dell’edificio
di culto, rinvenute nel corso degli interventi
di scavo effettuati nella prima metà
degli anni ’90. Sulle tombe rimangono
solo pochi resti della preziosa documentazione
epigrafica, con iscrizioni che riportano ai
nomi dei deposti (Barbatus, e Anastasia) e simboli
come stelle a cinque punte, croci a doppio solco
e una nave. Tra i corredi tombali rinvenuti
nell’area cimiteriale ci sono una fiala
vitrea di epoca romana, un pugnale e alcune
monete, oltre ai resti ossei che – secondo
gli esperti - palesano la presenza di individui
dell’elevata estrazione sociale stato
sociale, “autoctoni di tradizione
bizantina o longobardi fortemente permeati dalla
cultura locale”.
San Pietro a Crepacore.Alcune
sepolture
La chiesetta, che alcuni documenti d’archivio
la intitolano a Santa Maria in Crepacore,
denominazione ancora riconosciuta da alcuni
cittadini di Torre S.Susanna, è rimasta
abbandonata per decenni ed è stata utilizzata
per lunghi periodi come deposito di attrezzi
agricoli e soprattutto come ovile, destinazione
che ha gravemente danneggiato buona parte degli
affreschi. Ulteriori deterioramenti furono causati
dal fuoco appiccato negli ambienti interni,
come si evince dalle tracce di fumo nero ancora
presenti sulle pareti di quello che fu un importante
luogo di culto della comunità antica.
L'intervento di restauro, operato dalla Soprintendenza
Archeologica sotto la direzione dell'Architetto
Fernando Russo, fu avviato solo dopo la donazione
dell'edificio sacro al Comune di Torre Santa
Susanna voluta dal proprietario il prof. Carlo
Murri.
L’importante monumento con i suoi preziosi
affreschi racconta di secoli di devozione, di
miti e di riti antichi, un sito probabilmente
“condiviso tra due culture, tra due etnie,
forse non un luogo di scontro ma d’incontro”,
dove si tramandano da numerose generazioni leggende
popolari che narrano di una probabile occupazione
da parte di Annibale in procinto di attaccare
la vicina Oria, ma anche della sosta di San
Pietro, sbarcato sulle coste salentine, prima
di proseguire il suo viaggio verso Roma. Esiste
inoltre una tradizione locale legata persino
alla presenza del diavolo.
San Pietro
a Crepacore può essere visitato gratuitamente
accompagnati dalle guide della locale Pro Loco
(0831.746410 - 338.4919570).
Giovanni
Membola
per Il 7 Magazine n.127 del 13/12/2019
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1 -
Prospetto principale e lato a sud
2 - Veduta posteriore a est, con abside e cupole in asse
3 - Sepolture davanti all'ingresso
4 - Interno, veduta verso l'abside
5 - Interno, navatella laterale
6 - Colonna ellenistico-romana reimpiegata in una campata
7 - Particolare Apostoli sul lato sinistro del catino absidale
8 - Pannello votivo del committente con San Pietro |
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Torre
Santa Susanna
La chiesa di S.Pietro a Crepacore
da "Terre del Salento" (TeleRama)
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