Procedimento:
Specialità conosciuta fin dall’antichità
tipica di molte zone d’Italia, ma soprattutto
del sud, dove viene utilizzato in particolar modo
nella preparazione dei dolci vedi le tipiche cartellate
(‘ncartiddati) pugliesi.
Un denso sciroppo che si ottiene dal mosto di
prima spremitura di due tipi di uve “Negroamaro”
& “Malvasia nera”, mantenuto ad
una temperatura di 4 °C per evitare l’inizio
della fermentazione.
Cotto pazientemente facendolo bollire a lungo
per sette-otto ore ed a fuoco lento in tegami
aperti d’acciaio o rame senza superara la
temperatura di 90 °C. La cottura sarà
ultimata quando il suo volume si sarà ridotto
di almeno 1/3 e la sua consistenza sarà
sciropposa, tipo miele.
Di solito il grado zuccherino dei mosti utilizzati,
soprattutto quello di malvasia che mitiga l’amarognolo
tipico del negramaro, è tale da consentire
di non aggiungere zucchero. Durante la cottura
può essere necessaria una schiumatura ed
è necessario far attenzione che lo sciroppo
non si attacchi alla pentola in quanto se carbonizza
può conferire un cattivo odore al prodotto
finito. Il prodotto finito è di colore
bruno scuro ma presenta una lucentezza che gli
è conferita dai processi di caramellizzazione
degli zuccheri che avvengono durante la cottura.
Il prodotto finito lasciato raffreddare e decantare
si può imbottigliare e si conserva in luogo
fresco.
L’acidità del prodotto permette la
lunga conservazione, qualora si formassero in
superficie delle muffe, se conservato correttamente
questo non accade, è sufficiente toglierle
e poi utilizzarlo.
NB: Il mosto d’uva può
essere acquistato in settembre e se congelato
può essere cotto quando lo si ritiene opportuno.
Prima della cottura si può eventualmente
filtrare per eliminare le sostanza colloidali
ed eventuali impurezze presenti in sospensione.
Ricetta
offerta da Salvatore Leo
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