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LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA

LA DIMOSTRAZIONE ANCLIRERICALE A BRINDISI NEL 1907
Anche a Brindisi furono organizzate manifestazioni contro l'invadenza della Chiesa nella vita pubblica, fortunatamente più contenute rispetto a quanto avvenne nelle altre città italiane

Nel primo decennio del Novecento la politica vaticana e l'intervento della Chiesa nella società italiana erano ritenute di "grave ostacolo" al progresso del Paese. L'opinione pubblica era divisa fondamentalmente fra clericali ed anticlericali, questi ultimi si riunirono in fronti comuni e coinvolsero una ampia schiera di strati sociali di diversa ispirazione politica, dagli anarchici ai radicali, dai socialisti ai repubblicani e liberali. Le principali critiche avanzate riguardavano l'invadenza della religione nella sfera pubblica, anche attraverso le eccessive minacce di scomuniche, inoltre non era più sopportabile la forte degenerazione del clero al quale veniva indirizzato un continuo e deciso richiamo ai reali valori del cristianesimo.

Vignette anticlericali sui giornali italiani nel 1907

Sin da prima dell'Unificazione nazionale vi erano state leggi molto discusse sulla laicizzazione dello Stato e la riorganizzazione dei beni ecclesiastici, vennero aboliti numerosi diritti riservati ai chierici e chiuse alcune istituzioni religiose ritenute prive di utilità pubblica. All'alba del nuovo secolo gli ardori anticlericali e i sentimenti di avversione alla Chiesa proseguirono per alcuni anni con numerose manifestazioni, anche di inaudita violenza, fomentate dai continui scandali causati dalla corruzione morale e materiale del clero, che videro coinvolti sia i prelati che suore. Sui giornali dell'epoca si leggono notizie allarmanti su episodi di sacerdoti e frati aggrediti per strada, di monasteri e chiese saccheggiate, in molte occasioni i manifestanti si scontrarono con le forze dell'ordine schierate a protezione degli ingressi delle comunità ecclesiali, con sassaiole, colpi a salve e cariche di alleggerimento per allontanare i dimostranti.


Piazza Duomo nel 1903

Le manifestazioni e gli incontri stabiliti nel calendario anticlericale coincidevano solitamente con alcune date rappresentative, come il 17 febbraio, data di commemorazione della morte di Giordano Bruno, il principale "martire della libertà di pensiero" condannato al rogo nel 1600. Proprio in occasione di tale ricorrenza, nel 1907 in molte località italiane i moti anticlericali assunsero proporzioni preoccupanti, il clima si inasprì ulteriormente per l'onda emotiva suscitata dalla morte, avvenuta pochi giorni prima, del poeta Giosuè Carducci, ritenuto uno dei massimi rappresentanti della cultura laicista. In tutta la nazione si registrarono numerosi disordini nei quali rimasero gravemente feriti carabinieri e dimostranti.
Brindisi non fu immune al movimento nazionale di ostilità all'istituzione ecclesiastica, anche qui si registrarono forme di mobilitazioni fortunatamente più contenute rispetto a quanto avvenne nelle altre città italiane, grazie soprattutto all'efficace azione preventiva ideata dai funzionari di pubblica sicurezza che si rivelò determinante per evitare ogni possibile degenerazione violenta delle manifestazioni.
Su iniziativa delle locali associazioni popolari, domenica 17 febbraio 1907 ebbe infatti luogo l'annunciata dimostrazione anticlericale organizzata dal Comitato cittadino, di cui facevano parte importanti esponenti politici di forze laiche e personalità di spicco del Libero pensiero e della Massoneria locale, come Giuseppe Barnaba, Alberto De Pace, Ugo Bono, Giovanni Stefanelli, Michele Patruno, Alberto Monticelli, Teodoro Cafiero, Felice Assennato, Giuseppe Poto, Tommaso Sala e Augusto Bruno. Furono invitate a prendere parte anche le rappresentanze delle altre istituzioni brindisine e dei sodalizi popolari della città.


Brindisi. Corso Umberto I nel 1907

L'affollato corteo si formò in piazza Cairoli, nei pressi del Teatro Verdi, ed al suono degli inni patriottici percorse con ordine i corsi Umberto I e Garibaldi, l'intero lungomare (all'epoca via Marina) e la salita Montenegro, fermandosi in piazza Duomo. Qui fu apposta una ricca corona di alloro, decorata da un nastro rosso, sulla lapide commemorativa di Giuseppe Garibaldi, il gesto fu salutato dai fragorosi applausi dei numerosi partecipanti e dalle note dell'inno nazionale. Ma quando il primo oratore, Giuseppe Prampolini, prese la parola suscitando l'entusiasmo dell'uditorio, le campane del Duomo suonarono con "lugubri rintocchi del mortorio", interrompendo il discorso del segretario della Camera del Lavoro brindisina; simultaneamente gli fecero eco le campane delle altre chiese del centro cittadino, tutto ciò istigò ulteriormente gli animi della folla che reagì con urla e fischi: in tanti si avviarono verso la porta della Cattedrale intenzionati "a punire severamente chi era stato l'autore della trovata". Il grande portone fu subito chiuso e protetto da un fitto cordone di questurini e carabinieri, coordinati dal vicecommissario di P.S. tenente Massetti e da altri delegati. I dimostranti erano inoltre convinti che all'interno della chiesa erano rinchiusi in stato di arresto alcuni loro compagni, e ne chiedevano a gran voce l'immediata liberazione. Un primo assalto fu fermato grazie alle capacità persuasive del tenente dei carabinieri, "il quale con modi garbatissimi" cercò di convincere la folla "assicurandola che nessun arrestato era rinchiuso nella cattedrale", ma la tregua durò poco, le minacce si fecero ancora più gravi tanto che fu richiesto l'intervento della truppa.

Vignette anticlericali sui giornali francesi nel 1907

Nel giro di pochi minuti giunse così in piazza una compagnia di soldati al comando di tre ufficiali, furono tutti schierati davanti alla facciata della Cattedrale tra la forte disapprovazione dei dimostranti che continuavano a spingere e ad inveire; la situazione era davvero al limite, si decise pertanto di rispondere con cariche di alleggerimento: al primo squillo di tromba alcuni curiosi e altri partecipanti, spaventati, decisero di allontanarsi "a precipizio" dalla piazza "imboccando le vie che hanno capo ad essa", mentre altri manifestanti reagirono lanciando alcuni grossi sassi in direzione dei soldati e dei carabinieri, fortunatamente non vi fu "alcun danno alle persone". Per aver preso parte alla sassaiola furono poi denunciati all'Autorità Giudiziaria due giovani brindisini, Ugo Gioia e Giacomo Forleo. Fu certamente risolutivo e determinante l'intervento del sottoprefetto cav. Massara, coordinato con alcuni degli organizzatori, per contenere i più esagitati, si decise di rimettere in moto il corteo in direzione di piazza Sedile, dove la manifestazione riprese con l'apposizione di un'altra corona di alloro sulla lapide dedicata a Giuseppe Mazzini, seguita da un breve discorso del consigliere comunale Antonio Calò. Tentò pure di parlare un anarchico, "riuscendovi appena, perché la sua voce venne sopraffatta dai fischi dei dimostranti che ivi si sciolsero".


Il porto e il lungomare di Brindisi nel 1907

Una possibile conseguenza di quanto accaduto potrebbe aver determinato la decisione dell'arcivescovo di Brindisi, Mons. Luigi Morando, nel disporre la proibizione delle processioni religiose con simulacri e musiche sacre durante tutta la Settimana Santa di quell'anno, era possibile cerimoniare solo con preghiere evitando "tutto ciò che sa di teatrale e niente conveniente alla santità del rito", inoltre ogni funzione doveva concludersi entro le ore venti e le chiese non potevano restare aperte oltre le ore ventidue.

Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.228 del 10/12/2021

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