Trenta minuti dopo la mezzanotte tra
il 7 e l’8 dicembre del 1977 una assordante deflagrazione
svegliò tutti i brindisini.
Per rendersi conto dell'accaduto fu sufficiente guardare
il cielo illuminato dall’arancio intermittente
tipico delle fiamme, altissime, per capire la causa
e il luogo dell'esplosione: al Petrolchimico era successo
qualcosa di grave. Il silenzio della notte, già
spezzato dallo scoppio, in pochi minuti fu sostituito
dal suono delle sirene delle ambulanze e dei vigili
del fuoco.
Le fiamme dopo l'esplosione
al P2T - foto Anna Kofol
Alla paura iniziale subentrò
l'amarezza all'arrivo delle prime notizie: una fuga
di gas nel reparto P2T della Montedison fu la causa
dello scoppio e dell'incendio che distruttusse l’intero
reparto di produzione dell’etilene e del propilene.
Si
contarono cinquantadue feriti e tre morti, i leccesi
Carlo Greco e Giovanni Palazzotto
ed il brindisino Giuseppe Marulli,
tecnici in turno nella sala controllo dell’unità
produttiva, rimasti carbonizzati dalle fiamme e ritrovati
sepolti sotto le macerie.
Il sacrificio di questi uomini e l''intervento coraggioso
dei capiturno e di vigili del fuoco, che bloccarono
tempestivamente i forni, le macchine e le condotte degli
altri serbatoi di gas, evitò ulteriori perdite
di vite umane e una sicura apocalisse: sarebbe bastato
che l'esplosione e le fiamme avessero raggiunto i serbatoi
di stoccaggio dell'etilene che l'intero petrolchimico
e buona parte della città sarebbero saltati in
aria.
Eppure l'impianto ripartiva proprio quella sera dopo
una fermata per manutenzione durata nove giorni, resasi
necessaria per urgentissimi lavori di manutenzione,
una circostanza che alimentò le polemiche tra
sindacati e direzione aziendale sulla qualità
e sui i tempi della manutenzione
Se da una parte vi furono solidarietà
e dolore, dall'altra non mancarono gli atti di sciacallaggio,
alcuni negozi del centro furono saccheggiati approfittando
delle vetrine andate in frantumi dopo l'onda d’urto
dell'esplosione.
Fu la notte dell’Immacolata più
triste di sempre, non sarà mai più dimenticata.
La fonte di vita dell'economia brindisina stava per
trasformarsi in una tremenda causa di strage per tutti
gli abitanti. Il primo lotto dello stabilimento fu realizzato
nel 1962, costato circa 25 miliari di lire, è
segnò per l'intera provincia il passaggio dall'era
agricola a quella industriale.
La tragedia oltre a causare morti
e feriti, provocò danni valutati per cento miliardi
di lire e la caduta dell'intera economica brindisina.
Le conseguenze occupazionali per l'intero Salento furono
gravissime, già nelle settimane successive circa
duemila lavoratori del Petrolchimico furono messi in
cassa integrazione a rotazione (nel 1975 i dipendenti
dalla Montedison erano 5.057) e tanti furono i licenziamenti
nelle numerose aziende dell'indotto che provvedevano
alla costruzione e alla manutenzione degli impianti.
Per ricostruire il reparto furono necessari anni di
lotte sindacali e politiche.
Il ciclo di produzione del “Cracking” riprese
nel marzo del 1993, dopo la cessione all'Eni dell'intero
stabilimento.
Le foto (dall'alto):
- Le fiamme al Petrolchimico nella notte dell'8 dicembre
1977 (ph. Anna Kofol)
- Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini abbraccia
la madre di una vittima dell'esplosione (4/3/1980 -
leggi)
- L'impianto in fiamme
- Quello che restava del reparto P2T dopo l'8 dicembre
- I funerali delle vittime del disastro