LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
L'IDRIA
DELLE NOZZE DI CANA
Nel
Museo Diocesano "Giovanni Tarantini" presso
la Cattedrale di Brindisi è conservata una idria
in pietra, presumibilmente portata nella città
dai Crociati direttamente dalla Terra Santa.
Su questo antico contenitore si è sempre discusso
a proposito della sua autenticità come "una
ex illis sex", ovvero una delle sei idrie nelle
quali Gesù tramuto l'acqua in vino durante le
nozze di Cana in Galilea.
Del miracolo, il primo di N.S. Gesù
Cristo, si parla dettagliatamente nel Vangelo di Giovanni
(2,1-11), secondo il quale Gesù fu invitato con
la madre e i suoi discepoli a partecipare alle nozze,
e proprio Maria intercede sul figlio per trasformare
l'acqua pura in vino fragrante.
Delle sei idrie non si conosce il destino, se quella
custodita nell'Arcidiocesi è davvero autentica,
sarebbe certamente l'unica supestite dell'avvenimento
miracoloso.
Antichi racconti ricordano che nell'800, nel giorno
dell'Epifania - festa della famiglia cristiana - era
consuetudine esporre in cattedrale l'antica reliquia
che "si sapeva" essere una delle giare del
miracolo di Cana. A supporto dell'autenticità
dell'idria vi sono scritti illustri di storici e religiosi,
come Andrea Della Monaca e Annibale De Leo, che nei
loro antichi testi e ricerche hanno sempre affermato
la vericità del vaso. Inoltre vi sono documenti
dove si conferma l'esistenza nella cattedrale della
Sacra Reliquia: nel verbale del 1585 della Santa Visita
di Mons. De Figueroa e in quello del 1638 di Mons.Sorgente,
in periodi di estremo rigore canonico nei confronti
di sacre reliquie.
Un
altro elemento importante è fornito da un affresco
(circa 1320) nell'interno della chiesa di S.Maria del
Casale, dove viene rappresentata la scena del miracolo
delle nozze (già rara e insolita nelle chiese)
e le sei idrie vengono poste, quasi intenzionalmente,
in primo piano (vedi foto a lato).
Al contrario, la scena delle nozze è invece stata
rappresentata da importanti artisti, tra questi Paolo
Veronese (1528-88) che nel suo affresco si è
ispirato all'idria brindisina per la sua rappresentazione
pittorica.
La giara è in marmo serpentino a forma svasata,
di 49 cm di altezza e una circonferenza massima di 88
cm, la sua capacità è di poco superiore
ai 22 litri.
Ha un doppio manico su un lato (dall'altro il manico
è rotto).
L'idria è stata conservata per anni (almeno dal
1659) nel Reliquiario di S.Teodoro, nel vano-loculo
sottostante l'altare del SS.Sacramento, in una delle
cappelle laterali della cattedrale.
Con i lavori del 1957, a riparazione
e restauro della chiesa dai danni causati dai bombardamenti
dell'ultima guerra, essa fu spostata per maggior cautela
nella stanza di lavoro dell'Arcivescovo, dove è
rimasta custodita per decenni.
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Bibliografia:
Giuseppe Roma, 1970 rintracciata a Brindisi una
della sei idrie di Cana di Galilea - 1970 |
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Documenti correlati
» Scheda
sull'idria realizzata dall'Uff. per i Beni Culturali
Ecclesiastici
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