LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
INAUGURAZIONE
DEL TRONCO FERROVIARIO BARI-BRINDISI
25 maggio 1865
Il racconto della solenne cerimonia cui
presenziarono i principi Umberto e Amedeo di Savoia,
il generale Lamarmora e 400 invitati
Uno dei tanti problemi
che si andava ad affrontare dopo l'unità d'Italia,
vi era il mancato sviluppo della rete ferroviaria nazionale
e meridionale in modo particolare. Nel 1861 dei circa
duemila km di ferrovie esistenti, già di molto
inferiori ai circa 38mila km di ferrovia presenti nei
paesi più progrediti d'Europa, oltre 1600 km
erano attive in Piemonte, Lombardia e Veneto, circa
360 in Toscana, mentre in tutto il meridione erano in
esercizio solo 128 km, quasi tutti nei dintorni di Napoli,
il resto del sud era interamente privo di binari ferroviari.
Un primo progetto
di linea ferroviaria che comprendeva il Salento era
già stato programmato nel 1855, quando il regno
borbonico decretò il collegamento su rotaie tra
Napoli e Brindisi, un proposito fallito per sciagurate
ragioni politiche, “per l’avarizia dei
possidenti, l’arretratezza e la miseria della
nostra popolazioni, nonché per l’indifferenza
se non per l’ostilità del governo”.
La giovane nazione da poco unificata, di fronte alla
necessità di riattivare l’attività
commerciale, fu da subito impegnata a porre un rimedio
alla mancanza delle vie di comunicazione nel mezzogiorno,
e già nel 1862 il parlamento approvò un
programma globale di interventi nel quale spiccava per
rilevanza ed interesse la linea ferroviaria lungo l'Adriatico,
l'Ancona-Foggia-Brindisi con la diramazione per Lecce,
un tratto definito da Quintino Sella come “una
delle principali arterie d'Europa destinata ad avere
importanza grandissima nel commercio con l'Oriente".
La Stazione Ferroviaria nei
primi anni del '900
La realizzazione delle
opere fu affidata alla Società delle Ferrovie
Meridionali, fondata per l’occasione da 92 banchieri
italiani con un capitale di cento milioni di lire, che
avviò l'attività nel 1863 con i progetti
per i tronchi Ancona-Brindisi, Foggia-Napoli e Pescara-Sulmona.
La linea Ancona-Pescara-Foggia fu aperta al traffico
verso la fine dello stesso anno, la Foggia-Bari nell'anno
successivo ed il tronco finale Bari-Brindisi, aperto
il 29 gennaio 1865, fu solennemente inaugurato qualche
mese dopo, ovvero il 25 maggio dello stesso anno. Alla
solenne cerimonia presenziarono i principi Umberto
ed Amedeo di Savoia, il Presidente
delle Ferrovie Meridionali Bastogi,
il generale Lamarmora, i ministri Iacini
e Torelli.
Sul giornale milanese L’Emporio Pittoresco
l'avvenimento fu così commentato: "Ognuno
comprenderà l'importanza di una linea che diverrà
il passaggio obbligato della Valigia delle Indie […]
Perciò e stata inaugurata con grande solennità
la parte già terminata che unisce Bari a Brindisi
[…] Brindisi era già uno dei porti più
frequentati nei tempi più remoti, e basta oggi,
per rendergli l' antico splendore, di sbarazzarsi dalle
sabbie e dalla melma ammassate da secoli. Sono stati
votati dei fondi per questi importanti lavori e noi
non dubitiamo che il Governo, penetrato dall'urgenza,
darà loro un vigoroso impulso".
Inaugurazione del tronco ferroviario
- Illustrazione dll'Emporio Pittoresco
Per l'occasione fu
allestito un ampio padiglione proprio affianco alla
nuova stazione ferroviaria dove accogliere i reali,
le autorità del Circondario e della Provincia
e di non pochi ospiti inglesi e francesi arrivati in
treno un'ora prima dell’inaugurazione. A destra
del padiglione furono schierate le guardie nazionali
provenienti da Mesagne, Francavilla, Latiano, San Vito,
Carovigno e Brindisi, sul lato opposto le truppe di
linea, mentre i carabinieri a piedi e a cavallo si posizionarono
nello spazio di fronte alla stazione. Al centro della
piazza fu preparato l’altare per la funzione religiosa
officiata dall’arcivescovo Raffaele Ferrigno.
Sin dalle prime ore del mattino “le alture
che circondano la stazione della ferrovia erano gremite
di gente”.
Alle dieci il fischio della locomotiva annunziò
l'arrivo del convoglio inaugurale, un suono che elettrizzò
i numerosissimi partecipanti all’evento “che
scoppiarono in frenetici applausi”.
I principi reali con il loro seguito scesero dal treno
al suono delle bande musicali e furono salutati dalle
autorità locali ed accolti dal calore e dall’entusiasmo
della gente accalcata in piazza, e nelle aree circostanti,
già dalle prime ore del mattino.
La cerimonia inaugurale fu conclusa dai discorsi del
ministro e del direttore delle Ferrovie Meridionali,
che offrì ai circa 400 invitati un banchetto
che si tenne nei locali del teatro comunale.
Si racconta che durante la cerimonia una donna riuscì
a superare i cordoni di sicurezza e ad avvicinarsi al
principe Amedeo di Savoia, che credendo un attentato
sfoderò la sciabola. In realtà la donna
voleva semplicemente presentargli una supplica.
Successivamente i reali, accompagnati dal sindaco e
dalle autorità locali, si recarono sul lungomare
del porto dove un nuovo bagno di folla li accolse tra
applausi ed ovazioni, le cronache del tempo raccontano
che tutti i balconi dei palazzi erano stati ornati da
bandiere ed arazzi. A bordo di una lancia preparata
per l’occasione, ai figli del primo re d’Italia
Vittorio Emanuele II fu permesso di ammirare la particolarità
del porto interno, percorso “per lungo e per
largo”, seguiti e acclamati da oltre cinquanta
imbarcazioni.
L'evento rappresentò per la città l'inizio
della rinascita dopo gli anni bui della dominazione
borbonica. L'interesse politico accese la speranza nella
popolazione nel giusto riconoscimento dei propri diritti
ed una maggiore sensibilità verso i tanti problemi
sociali.
La stazione ferroviaria ed i
binari
La tratta ferroviaria
Brindisi-Lecce fu aperta ufficialmente pochi mesi dopo,
il 15 gennaio del 1866, mentre saranno necessari altri
venti anni per l’apertura al traffico passeggeri
della linea ferroviaria Brindisi-Taranto. Ricordiamo
infine che per la realizzazione della stazione ferroviaria
e l’antistante piazzale - oggi piazza Crispi -
fu deciso di abbattere il Bastione di San Giorgio, un
baluardo a forma pentagonale risalente al XVI secolo.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.49 del 25/5/2018
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