LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
L'ANTICA TRADIZIONE
DELLA "MADONNA A 'DDOI"
L'interessante gruppo scultoreo raffigurante la Visitazione
veniva portato in processione nell'antico rione delle
Sciabiche, un rito devozionale perduto anche nei ricordi
dei pescatori
Un tipico aspetto
della religiosità è l'uso di riti per
stabilire una sorta di comunicazione con le divinità
nei quali si crede. Sin dall'antichità vengono
praticate rappresentazioni collettive per commemorare
eventi legati alle Sacre Scritture o a credenze e memorie
popolari. Buona parte delle celebrazioni arcaiche sono
state dimenticate ed hanno perso di significato soprattutto
durante l'ultimo secolo, di alcune rimangono solo rari
ricordi tramandati oralmente, com'è avvenuto
per una delle tradizioni locali ritenuta tra le più
emotive e partecipate del nostro passato, conosciuta
come la festa della "Madonna a 'ddoi"
(a due). Era la più importante manifestazione
del credo religioso praticata dai pescatori brindisini
nel loro rione di appartenenza, e consisteva nella processione
dalla Cattedrale all'antico quartiere delle "Sciabiche"
della statua lignea composta da due figure intere, la
Madonna della Visitazione e santa Elisabetta.
Gruppo scultorio della Visitazione
La zona, intensamente
popolata dalle famiglie di marinai, si affacciava per
quasi cinquecento metri sulla riva del Seno di Ponente
del porto interno, estendendosi nell'area compresa tra
Palazzo Montenegro e i margini della recinzione del
Castello Svevo, con le abitazioni che salivano sino
alla collinetta di largo San Paolo e Piazza Santa Teresa,
nei pressi dell'attuale Palazzo della Provincia. Il
rione era caratterizzato essenzialmente da piccole e
semplici casupole dal tetto cosiddetto a "cannizzo",
con copertura a doppio spiovente realizzata da travi
in legno e canne, poi sostituite da tegole in argilla.
Il suo nome deriva del termine arabo "sciabbach"
(o "shabaka") a significare la rete
da pesca a strascico, costituita da due bracci e un
corpo a sacco, che veniva calata in mare a semicerchio
e impiegata per la pesca in prossimità della
costa. Ben poco oggi rimane dell'antico quartiere dopo
lo sventramento subito a partire dalla metà degli
anni Trenta del Novecento, quando la maggior parte del
rione venne demolito, un'opera distruttrice completata
alla fine degli anni '50 quando alle ultime famiglie
fu imposto di trasferirsi nelle "modernissime
palazzine" realizzate sulla sponda opposta
nel nuovo Villaggio Pescatori. All'epoca era una priorità
risanare tutta quell'area, bisognava dare un aspetto
ben diverso al "panorama indecoroso e malsano"
fatto di "cumuli di casupole e di incrociarsi
di case senza sole", dove mancavano l'acqua
corrente e l'impianto fognante. Furono portati alla
luce le mura messapiche e l'ampio piazzale oggi dedicato
a Lenio Flacco, ma non si riuscì a preservare
gli edifici di pregio architettonico, tantomeno vennero
risparmiati il palazzo dove era nato lo scienziato Teodoro
Monticelli né quel che restava dell'immobile
quattrocentesco appartenuto alla famiglia di Pompeo
Azzolino.
Il rione della Sciabiche ai primi
del Novecento
Proprio qui generazioni
di fieri e coraggiosi pescatori, persone semplici ma
tanto operose, hanno devotamente tramandato il culto
devozionale alla Vergine Maria e Santa Elisabetta, le
protettrici delle partorienti, rappresentate nel simulacro
della Visitazione che veniva portato in processione
all'inizio dell'estate. L'opera in legno riproduce la
visita fatta dalla Madonna alla cugina, rimasta incinta
in età avanzata, dopo aver ricevuto l'annuncio
che sarebbe diventata la madre di Gesù per opera
dello Spirito Santo. Il Vangelo di Luca racconta
che il 31 maggio Maria partì frettolosamente
da Nazareth per recarsi ad Ain-Karim, la cittadina della
Giudea a circa 6 km da Gerusalemme, e restò con
l'anziana parente nell'ultimo periodo di gravidanza
per aiutarla e prestarle servizio sino ad otto giorni
dopo la nascita del figlio Giovanni, il futuro Battista.
In quell'occasione Maria pronunciò il Magnificat,
il canto di preghiera e di lode al Signore in quanto
"nulla è impossibile a Dio!".
La tradizione religiosa vuole siano stati i padri francescani
ad originare la festa a ricordo dell'incontro tra le
due cugine: i frati minori la celebravano il 2 luglio,
giorno ricorrente il termine della visita, già
nel 1263. Nello stesso giorno di ogni anno il gruppo
scultoreo da sempre conservato all'interno della Basilica
Cattedrale di Brindisi, dedicata proprio della Visitazione
e a San Giovanni Battista, veniva portato a spalla sino
al cuore del rione marinaro più antico della
città, probabilmente come omaggio e ringraziamento
per essere fonte di una speciale grazia. Non si hanno
notizie certe dell'origine di questa tradizione religiosa
che si teneva a Brindisi, così come avveniva
e continua ad essere celebrata in alcune località
salentine e dell'Italia centro-meridionale (Gallipoli,
Salice Salentino, Molfetta, Enna e Loano quelle più
note), in alcuni di questi paesi la Vergine Santissima
della Visitazione è anche riconosciuta come la
patrona dei pescatori locali.
L'inizio della demolizione della
case del rione Sciabiche
Rarissime sono le
fonti a cui poter attingere notizie storiche, anche
tra i più anziani "sciabicoti"
ancora in vita non è stato semplice trovare una
reminiscenza personale di questa remota processione,
solo in una poesia in vernacolo di Francesco Libardo,
pubblicata nel volume "L'oru ti Brindisi",
si trova una fugace descrizione del rito popolare e
si percepisce la profonda devozione degli abitanti del
quartiere per "la Matonna ti li piscaturi".
Il fine poeta dialettale nonché profondo cultore
delle tradizioni marinare locali, nei suoi versi nostalgici
fa rivivere la bella processione del due di luglio,
quando la statua veniva condotta alle Sciabiche per
restarci tutta la notte, sistemata all'interno di una
apposita nicchia, al fianco della quale vigilavano una
coppia di "beatelli". Prima del passaggio
del simulacro veniva accesa l'illuminazione "a
carburiu" su quattro archi, poi durante la
grande festa venivano esplosi fuochi d'artificio, "rotapacci
e fisckaruli", non potevano mancare le bancarelle
di fave secche, scapece (piccoli pesci fritti e marinati
a strati alterni con mollica di pane imbevuta con aceto
e zafferano), noci, castagne cotte al forno e "cornuli"
(i baccelli dolci dei carrubi). Per l'occasione il "priore
della Chiesa Madre" raccoglieva le offerte
dei fedeli, soprattutto quelle donate dai pescatori
che uscivano in barca con la lampara, essi lasciavano
anche un quarto del guadagno della pesca notturna. L'antico
rituale venne interrotto con lo scoppio del secondo
conflitto mondiale, poi negli anni '50 il parroco della
Cattedrale don Giuseppe Cavaliere tentò
di ripristinare l'evento, promuovendo il gruppo "Pia
Unione", senza però riuscirci. La cerimonia,
infatti, si tenne solo quell'anno e non ebbe alcun seguito.
Di quell'evento resta solo una bella immagine d'epoca
nella quale si vede un folto gruppo di pescatori in
posa sorridente ed allegra sul molo delle Sciabiche,
con al centro il sacerdote. Con il contributo dei social
media si è riusciti a individuare buona parte
dei loro nomi, compresa la 'ngiuria (il soprannome):
Premiu para para, Luigi lu casciulu, Cocu
banana, Ucciu llalla, Tunatu ti 'nacchia,
Chiccu lu cinesi, Vitucciu bambolina, Aldo
settigiacchetti, Luigi lu rapinu, Rafeli
pezza ti cantru, Cocu muloni, Giuvanni
la cima, Ninu ti pirucca e altri ancora.
Una volta trasferiti sulla sponda opposta del porto,
i pescatori di Brindisi hanno continuato ad invocare
la Vergine Maria come loro guida e protettrice, celebrando
la festa dell'Ave Maris Stella.
Il gruppo pia unione, al centro don Giuseppe Cavaliere
(coll. Franco Tedesco)
La preziosa statua
intagliata a mano nel legno da un autore rimasto ignoto
che raffigura l'abbraccio tra le due cugine, dopo una
opportuna risistemazione curata dal noto restauratore
brindisino di opere d'arte Vincenzo Caiulo, da
qualche tempo ha trovato una più idonea collocazione
nella navata di destra del Duomo, anche se in futuro
sarà sistemata in una posizione ancora più
rilevante. La composizione policroma è alta 135
cm e poggia su una base a rotelle delle dimensioni di
80 x 100 cm, sulla quale si legge l'iscrizione "Nell'anno
del Prefettato di Teodoro Camassa del fu Tomaso il 30
maggio 1813", una data che potrebbe coincidere
con l'anno della sua realizzazione, ma non ci sono riferimenti
certi.
Così come a Salice, anche a Brindisi il gruppo
scultoreo è conosciuto come "la Madonna
a 'ddoi", verosimilmente a voler indicare le
due figure riprodotte o, forse, perché erano
in stato interessante. Non esistono studi specifici
che riportano la valenza artistica della scultura lignea,
un vuoto che può essere certamente colmato -
speriamo a breve - con una inedita genesi e un'adeguata
interpretazione dell'opera, magari accompagnata dalla
connessione originaria con il culto. Un'altra interessante
rappresentazione artistica della Visitazione è
sempre nel Duomo, con il dipinto risalente al XVIII
secolo ed attribuito a Niccolò Perillo,
altre due tele raffiguranti lo stesso tema sono nelle
chiese di San Paolo e Santa Maria degli Angeli.
Si ringraziano
per la collaborazione Franco "Sunillu" Romanelli
e don Mimmo Roma.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.239 del 25/02/2022
|
|
Duomo di Brindisi
Gruppo scultoreo della Visitazione
|
Duomo di Brindisi
Niccolò Perillo. Visitazione
|
Domenica 29 maggio 2022, dopo circa 70 anni, la "Madonna
a 'ddoi" è tornata in processione al rione
Sciabiche. Il gruppo scultoreo, come nel passato, si
è mosso dalla Cattedrale, ed è stato portato
su un tipico schifarieddu sino al Circolo Remieri dove
è stata celebrata la Santa Messa.
L'idea è stata di don Mimmo Roma, parroco della
Cattedrale, e di Franco Romanelli che insieme al suo
gruppo dei Rèmuri hanno allestito la barca e
contribuito alla riuscita dell'evento, molto partecipato
e che ha suscitato tantissima curiosità ed entusiasmo
nella popolazione.
L'appuntamento annuale con la tradizione perduta e
ritrovata, continua ogni anno in concomitanza con la
festività della Visitazione (31 maggio): dalla
Basilica Cattedrale, la processione raggiunge Largo
Porta Thaon De Revel, nel cuore del rione Sciabiche,
dove haluogo la Celebrazione Eucaristica.
>> La poesia in
vernacolo di Francesco Romanelli La
Matonna addoi
|