LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
RITI
E RIMEDI DELLA MEDICINA POLOLARE
Sin dall'antichità ogni malanno è stato
curato con le erbe officinali e pratiche diagnostico-terapeutiche
basate su tradizioni, credenze e superstizioni. Solo
qualcuna è giunta sino a noi
La lotta dell'uomo
contro ogni forma di male risale alla notte dei tempi.
Nel passato, quando il mercato non era ancora in grado
di fornire un farmaco per curare ogni patologia, la
gente si arrangiava come meglio poteva, spesso si affidava
ai guaritori oppure si mettevano in pratica saperi e
pratiche legate ad antichi rimedi della medicina popolare,
tramandate oralmente da chissà quante generazioni.
Alcune di queste teorie erano razionali ed efficaci,
altre risultavano inutili o addirittura nocive per la
salute. Per guarire da ogni tipo di malessere si tenevano
in grande considerazione le cure proposte dall'esperienza
dei più anziati, quasi sempre donne, soluzioni
a volte legate a piccole pratiche magico-religiose tipiche
del Mezzogiorno italiano, derivanti da antichi culti
pagani e basate su concezioni puramente illusorie. Ma
poco importava.
Il compianto Raffaele
Cucci è stato uno dei primi studiosi ad occuparsi
degli aspetti antropologici inerenti pratiche terapeutiche
popolari diffuse nel nostro territorio. Nei suoi studi,
pubblicati nei primi anni Ottanta, sono raccolti una
serie di testimonianze già all'epoca quasi del
tutto in disuso, rituali diagnostico-terapeutici che
forse in pochi ricordano ancora. Diverse usanze erano
comuni in tutta l'area salentina, non mancavano le attinenze
con altre zone italiane, lo confermano le numerose ricerche
avviate negli ultimi anni in ogni area geografica della
penisola. L'otite, ad esempio, veniva curata ovunque
introducendo direttamente nell'orecchio dei bambini
alcune gocce di latte materno, per gli adulti il trattamento
era simile ma si utilizzava l'urina di lepre. Più
comune e diffuso era l'uso della borsa dell'acqua calda
sul quale poggiare l'orecchio dolorante. Il latte materno,
in miscela con origano arrostito, aveva oltretutto la
capacità di alleviare il mal di pancia dei ragazzini,
per i più grandi si preparava invece un infuso
di foglie di salvia per bloccare il fastidioso "tulori
alla vocca ti lu stomucu". A questa pianta
aromatica sono riconosciute importanti proprietà
antisettiche, antinfiammatorie e diuretiche: in passato
veniva usata anche per sbiancare i denti e purificare
l'alito, o nei suffumigi per liberare il naso e la gola
intasati dal raffreddore; stesso effetto si otteneva
facendo bollire in pentola del rosmarino. Le foglioline
di quest'ultima essenza, bruciate e avvolte in un panno
di lino inzuppato in aceto, era un rimedio efficace
per attenuare il dolore causato da un dente cariato,
bastava tenere il piccolo involucro sulla parte dolorante
per fermare la nevralgia. Ed ancora, lessate nel vino
bianco, si applicavano sulla pelle per sanare i problemi
di acne.
Il raffreddore si curava abitualmente con infusi preparati
in casa, esistevano diverse ricette a base di malva,
camomilla, fiori di papavero e di arancia amara.
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Raffaele Cucci
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Anziana guaritrice
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A Brindisi si faceva
uso del vino caldo, talvolta zuccherato: si metteva
un quarto di vino a bollire in un pentolino, l'alcol
evaporato si bruciava con un fiammifero, solo quando
la fiammella scompariva del tutto si beveva a piccoli
sorsi il liquido ancora bollente. Un altro infuso, filtrato
e addolcito, si preparava con i fiori secchi di fico
d'India, bastava berne due cucchiai tre volte al giorno
per agevolare la guarigione. Si poteva procedere contestualmente
con la "furzioni", un massaggio sul
petto e alla schiena con dell'olio di oliva riscaldato,
eseguito poco prima di andare a letto.
Per la tosse "stizzosa" di piccoli
e grandi si preparavano decotti a base di radice di
malva (una delle sedici piante officinali coltivate
negli orti dei monasteri sin dal medioevo) in miscela
con altri prodotti (carrube, fichi o castagne secche,
bucce di limone e zucchero), da assumere un cucchiaio
per volta, mattina e sera. Un lungo straccio, o un fazzoletto
annodato stretto alla fronte, era utile per mitigare
il mal di testa, di solito serviva anche frizionare
sulle tempie un preparato a base di ruta, cotta insieme
all'aceto. C'era un detto popolare che diceva "la
ruta tutti li mali stuta", proprio per riconoscere
le tante virtù curative, sedative e benefiche
di questa interessante pianta ornamentale.
Erbe della medicina-popolare
(dal web)
Le proprietà
antibatteriche e disinfettanti dei bulbi di aglio e
cipolla ne hanno permesso l'efficace utilizzo contro
le punture di api, vespe e insetti. Bastava semplicemente
strofinare energicamente uno spicchio di aglio tagliato
a metà, o applicare sulla parte arrossata una
fettina di cipolla fresca, per far allentare il fastidioso
dolore. Un altro antibiotico naturale è il timo,
l'erba aromatica è stata tante volte utilizzata
per disinfettare le ferite sulla pelle, così
come per combattere le infezioni della gola e dei bronchi.
Perfino il prezzemolo è riconosciuto come ottimo
antinfiammatorio, utilizzato direttamente sulla parte
interessata.
Nel passato si faceva tanto, troppo uso della "paparina",
un sedativo preparato con i semi di papavero per tenere
tranquilli i bambini irrequieti o per farli dormire
quando le madri dovevano lavorare nei campi. L'azione
anestetica degli alcaloidi, principalmente le morfine
presenti nell'oppio grezzo contenuto nei semi essiccati
al sole, era pressoché immediata. Purtroppo,
sono noti anche i tanti casi di sovradosaggio con gravi
reazioni tossiche, spesso letali. Meno efficace nell'azione
calmante, ma certamente non pericolosa, era la mistura
a base di camomilla e alloro, una tisana sempre molto
attuale.
Per attenuare altri
tipi di dolori si ricorreva a pratiche terapeutiche
basate sulla tradizionale "scienza sociale"
e sul sapere popolare, alcune di queste tecniche, perfezionate
negli anni, sono giunte con successo sino a noi, come
la famosa "coppettazione". L'antica procedura,
particolarmente efficace contro il mal di schiena, da
noi era conosciuta con il nome di "coppi a vientu",
ed era basata sull'utilizzo della depressione creata
con coppette o bicchieri applicati sulla parte indolenzita,
facendo uso di un panno bagnato nell'olio, all'interno
del quale era posta una moneta. Grazie alla fiammella
di una candela, che bruciava l'aria all'interno del
contenitore in vetro, si creava il vuoto che scioglieva
le tensioni muscolari. I tipici rigonfiamenti sulla
pelle che si creano durante il trattamento, scompaiono
nel giro di pochi giorni.
Per superare i traumi da slogatura erano molto efficaci
gli impacchi di albume d'uovo sbattuto, alcuni aggiungevano
del sale grosso, tenendo fasciato stretto. Una applicazione
simile, fatta con semi di lino bolliti in acqua per
mezz'ora e messi in un panno di cotone, si preparava
per alleviare i dolori muscolari ma anche per accelerare
il processo di maturazione dei foruncoli negli adolescenti.
La coppettazione (dal web)
La febbre si faceva
scendere con impacchi di aceto e acqua sulla fronte,
sui piedi e ai polsi, alle scottature si rimediava grazie
ai lavaggi ripetuti con acqua di calce, mentre per le
bruciature si adagiava sulla parte una fetta di patata
per circa un'ora più volte al giorno, o direttamente
la polvere di calce. Inoltre, per ottenere un immediato
sollievo, bastava bagnare la parte con acqua fredda
- ricorda Raffaele Cucci nel suo studio - subito dopo
si doveva coprire con molto sale fino, in questo modo
si evitava il formarsi della "bolla".
L'orzaiolo (lu rasciulu), per essere riassorbito in
poche applicazioni, bastava una leggera sfregatura di
un anello d'oro sul gonfiore, nulla più; un simile
risultato "miracoloso" si otteneva per i bernoccoli
sulla testa: si risolvevano nel giro di una notte ponendo
una moneta sopra la parte gonfia, tenendola fasciata
e ben stretta. Per disinfettare e causticare le ferite
originate da un taglio accidentale, era normale far
uso della propria urina prima di fasciare la parte,
oppure si copriva "lu tagghiu" con cenere,
polvere di legna o di tufina così da bloccare
la fuoriuscita di sangue, quindi si continuava a lavorare.
Anziana curatrice (dal web)
Oltre ai processi
di guarigione qui esposti, esistevano numerosi altri
riti, talvolta ancestrali, poco credibili e fantasiosi,
che spesso agivano per semplice suggestione. Tutto ciò
rappresenta una pagina fondamentale della storia e della
cultura di ogni territorio, un fenomeno che negli ultimi
anni è stato decisamente rivalutato.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.295 del 31/03/2023
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