LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
LINSANO
GESTO DI UN BRINDISINO CHE NEL 1908 SCONVOLSE LA FLORIDA
Il 16 settembre il giovane pescatore Abramo Neve fu
protagonista di un tragico evento:
dopo aver ucciso un poliziotto venne colpito a morte
La
notizia della tragedia avvenuta circa un mese prima
nella tranquilla località statunitense di St.
Petersburg, sulla penisola che si affaccia nel golfo
del Messico, giunse sul tavolo del Sindaco di Brindisi
qualche giorno dopo il 20 di ottobre del 1908. Toccò
proprio al primo cittadino il triste ed ingrato compito
di informare la famiglia dello sfortunato giovane emigrato
Abramo Neve, artefice della disgrazia dettagliatamente
descritta nella relazione inviata dalla Real Agenzia
Consolare Italiana di Tampa Bay, in Florida. All'epoca
il trasporto e la consegna della posta e dei documenti
a lunga distanza avvenivano in tempi eccezionalmente
lunghi.
Battello a vapore al molo di
St Petersburg (Florida)
Tutto
era iniziato il 16 settembre del 1908 su un tipico battello
a vapore che svolgeva servizio quotidiano di collegamento
tra Tampa e St. Petersburg, un tragitto che all'epoca
necessitava di ben tre ore di navigazione nell'ampia
e caratteristica baia. A bordo c'era il pescatore brindisino
emigrato negli States da qualche tempo, probabilmente
in cerca di fortuna. St. Petersburg, infatti, era una
cittadina in forte sviluppo urbanistico, era stata fondata
meno di vent'anni prima da John C. Williams,
che aveva acquistato i terreni dell'area, e da Peter
Demens, che qui portò l'industria ferroviaria.
La denominazione del luogo fu determinata da un semplice
lancio di una monetina, la fortuna favorì Demens
che decise di dare il nome della sua città d'origine,
la bellissima San Pietroburgo, in Russia. I lavori degli
scavi subacquei iniziati ai primi del Novecento, portarono
ad un allargamento delle zone navigabili della baia
e del porto, sviluppando enormemente le attività
commerciali, soprattutto la pesca e il commercio all'ingrosso
dei prodotti ittici, il tutto generò l'arrivo
costante e continuo di lavoratori yankee e da oltreoceano,
in breve tempo la popolazione si quadruplicò
di numero. Il luogo divenne attrattivo non solo per
le tante opportunità di lavoro offerte, ma anche
per il basso costo della vita e per le caratteristiche
climatiche: qui si registrarono il maggior numero di
giorni di sole consecutivi (768), ciò ne determinò
il caratteristico soprannome di "The Sunshine City".
Il molo di St Petersburg (Florida)
Il
giovane Abramo Neve soffriva da tempo di squilibri comportamentali,
non era nuovo a strani e inusuali atteggiamenti, veniva
anche seguito ed attenzionato dalle autorità
americane, fu persino "proposto d'internarlo
in un manicomio - scrisse il funzionario del Consolato
- ma tra il sì e il no, parve al dottore di
questa città (Tampa Bay, ndr) che il Neve non
fosse pazzo, o almeno in tale stato da costituire pericolo.
È certo, tale era l'opinione dei più".
Anche quel mercoledì di metà settembre
il ragazzo originario di Brindisi commise una serie
di stranezze sul traghetto che da Tampa lo portava alla
città oggi più popolosa della contea di
Pinellas: si era recato nella cabina del comandante
e aveva bevuto a più riprese l'acqua fresca da
una bottiglia lì trovata, e "con il bicchiere
colmo invitava passeggeri e marinai, chiunque avesse
sete, a bere di quell'acqua" narra il rapporto
giunto dall'America. Inoltre, al controllore del titolo
di viaggio non aveva mostrato alcun biglietto e tantomeno
aveva i soldi per pagarlo a bordo. Arrivati a St. Petersburg
il comandante chiese il pronto intervento della polizia
locale, un agente si incaricò di condurre il
ragazzo alla stazione di polizia, ma una volta giunti
all'interno dei locali, il Neve aggredì i due
poliziotti presenti, riuscendo, con una inaspettata
e rapida mossa, a sottrarre il revolver di servizio
ad uno di essi. Mentre cercava di rialzarsi da terra,
dov'era scivolato durante la colluttazione, l'agente
Edward Adolphus George venne colpito mortalmente
alla testa da uno sparo, restando agonizzante sul pavimento.
Il colpo di pistola richiamò altri poliziotti
che, giunti sul luogo, trovarono il quarantenne riverso
in una pozza di sangue, mentre Abramo Neve era riuscito
a rinchiudersi a chiave in una delle stanze, da dove
urlava e minacciava, pistola in pugno, chiunque si avvicinasse.
Intervennero anche i vigili del fuoco per cercare di
stanare il brindisino, inizialmente scambiato per un
greco, con una serie di forti getti di acqua lanciati
all'interno del locale dove si era rifugiato. Ma fu
tutto inutile, così come vani furono i successivi
tentativi di farlo arrendere utilizzando del fumo soffocante.
Solo l'azione risolutiva di Horton Belcher, un
"poliziotto più temerario che audace",
riuscì a porre fine all'assedio: si era avvicinato
alla finestra della stanza evitando, anche con una certa
fortuna, di essere colpito dai numerosi spari del forsennato,
da lì riuscì a rispondere al fuoco "e
i tre proiettili dei tre colpi, inesorabili, stesero
morto sul pavimento l'infelice giovane". Differente
la versione dei fatti riportata da alcuni media americani,
che minimizzarono la disattenzione degli agenti durante
la colluttazione e, al contrario, esaltarono il gesto
coraggioso dell'altro poliziotto, ignorando l'intervento
dei pompieri.
Una strada di Tampa Bay (Florida)
ai primi del '900
Giovanni
Neve, il padre dello sfortunato ragazzo, attendeva
con ansia i periodici aggiornamenti sullo stato di salute
del figlio tramite i rapporti inviati direttamente dal
console Davarese, l'ultimo in ordine di tempo
era stato trasmesso nell'agosto precedente, sul resoconto
c'era scritto che il Neve "pareva fosse in uno
stato di una certa tranquillità".
L'ultima disavventura risaliva a qualche settimana prima:
era sbarcato da un peschereccio dove, si racconta, era
rimasto rinchiuso in stiva per tutto il tempo del viaggio,
assumendo sempre un atteggiamento minaccioso. Nessuno
era riuscito a tirarlo fuori da lì e ad indurlo
a lavorare. Una volta giunto in porto ritornò
ad oziare, fu persino rinchiuso in cella, in misura
preventiva, con l'accusa di vagabondaggio, in attesa
delle decisioni dell'Autorità dell'Immigrazione.
Era stato rilasciato giusto qualche giorno prima della
tragedia. Oltretutto, ventiquattro ore dopo l'omicidio,
le autorità federali d'immigrazione comunicarono
al funzionario del Real Consolato Italiano della Florida
che era finalmente giunto loro, dal Dipartimento d'Immigrazione
di Washington, l'ordine di arrestare e deportare in
Italia "il pazzo Neve Abramo". Ma ormai
era troppo tardi. Il destino aveva giocato un'autentica
beffa a quel tranquillo e inoffensivo poliziotto americano,
che lasciava una moglie e tre bambini di 13, 11 e 9
anni.
Il giornale americano St Petersburg
Times che in apertura raccontava la vicenda di neve
Della
disgrazia si occuparono per settimane alcuni giornali
americani, cavalcando la spinta emotiva scaturita dalla
prematura scomparsa del conosciuto ed apprezzato agente
di polizia, accusando d'inefficacia i funzionari addetti
all'immigrazione. Entrambi i morti furono tumulati nel
cimitero cittadino di Greenwood, qualche giorno dopo,
su iniziativa del tabloid locale The Indipendent, fu
avviata una raccolta fondi per dare all'agente George
una sepoltura privata, all'iniziativa parteciparono
numerosi cittadini e colleghi dello sventurato, contribuì
in maniera cospicua, con fondi comunali, anche il sindaco
di St. Petersburg.
Nell'ultimo rapporto americano si legge che il giovane
brindisino "non aveva che miserabili indumenti,
lasciati da lui chissà dove" e che "forse
saranno state esaltazioni momentanee e l'incoscienza
del danno dell'arma che lo hanno spinto a uccidere",
le responsabilità delle autorità preposte
non furono mai prese in considerazione. Purtroppo, le
cronache continuano ancor'oggi a raccontare numerosi
eventi di questo genere.
Una immagine delle Sciabiche
nel 1908
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.206 del 2/7/2021
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