LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
I POZZI
FETENTI
(Puzzu Fitenti)
Nel
cuore dell’attuale rione Commenda vi era
un’area che per oltre un millennio ha
preso il nome di Pozzi Fetenti per
via di alcune cavità che emanavano esalazioni
particolarmente sgradevoli.
La zona dove erano ubicati questi pozzi, secondo
l’opinione di alcuni storici locali e
confermata degli anziani brindisini che ricordano
l’area nell’immediato secondo dopoguerra,
era racchiusa nel quadrilatero compreso tra
le attuali via Appia, via Orazio Flacco, via
Mecenate e via Numa Pompilio, una denominazione
che trova riscontro in un antico documento del
1260 dove la località era già
indicata come “Puteus fetens”.
Rievocazione della battaglia
tra Normanni e Bizantini dell’XI secolo
(dal web)
L’origine
del nome deriverebbe da un tragico e violento
avvenimento risalente al 1070, durante il dominio
bizantino. La città era ancora pressoché
disabitata e solo grazie ai greci stava iniziando
a rinascere dallo stato di desolazione nel quale
era stata lasciata per ben due secoli dopo la
distruzione longobarda e le prime incursioni
saracene. Brindisi perciò non poteva
offrire un reclutamento militare locale di supporto
alle milizie bizantine per la difesa del luogo.
I normanni infatti, che avevano già occupato
la città dal 1062 al 1067, in più
occasioni avevano tentato - invano - la riconquista,
la battaglia più cruenta si ebbe nel
1069 quando le truppe di Roberto d'Altavilla
detto il Guiscardo
(l’Astuto) e del conte Goffredo
furono respinte “sia per parte di
terra che per parte di mare” procurando
un elevato numero di vittime.
Dopo questo tentativo la città fu posta
sotto il comando del duca di Skopje, il generale
Nikephoros Karantenos, che
però temeva - a ragion veduta - nuove
incursioni da parte dei normanni. Lo strategos
bizantino vedeva aumentare ogni giorno il numero
dei nemici e non potendo contare su una milizia
sufficiente a respingere l’imminente attacco,
sperava nei rinforzi chiesti all’imperatore
Romano IV, che però
tardavano ad arrivare. Nel timore di perdere
la propria reputazione con la fuga, che pareva
essere l’unica via di uscita dalla delicata
situazione, decise di rimanere sul posto e pianificò
un inganno: fece negoziare fintamente la consegna
della città ai nemici che caddero nel
tranello. Il giorno convenuto nel gennaio del
1070, una schiera di soldati e di scudieri normanni
giunse senza ostacoli presso le mura della città
ma non appena le scalarono furono uno dopo l’altro
catturati ed uccisi, “forse 83 o 100
in tutto, e le loro teste tagliate furono portate
prima a Durazzo e infine inviate all'imperatore
nella capitale”. I cadaveri decapitati
furono invece gettati nei pozzi situati oltre
le mura della città, che esalarono per
lungo tempo il fetore dei corpi in decomposizione.
I Normanni in battaglia
Il primo
a collegare l’episodio con il luogo “ubicabile
fuori la porta di Mesagne” denominato
“Pozzi Fetenti” fu nel XVI sec.
lo storiografo Giovan Battista Casimiro,
seguito nei secoli successivi da altri autori
e storici locali, talvolta con differenti considerazioni
sulla figura del generale bizantino, definito
“vile, traditore e odiato dai cittadini”
per aver ricorso all’ignobile trappola,
mentre secondo altre fonti sarebbero stati i
normanni ad accordarsi con alcuni assediati
per consentire il loro ingresso dentro le mura,
ma “o che i traditori facessero il
doppio gioco o che fossero scoperti, la sorpresa
non si verificò”.
Sta di fatto che l’inganno servì
solo a ritardare la conquista normanna che avverrà
nel 1071.
In questi
ultimi anni è stata prospettata una nuova
ipotesi sull’origine del toponimo che
potrebbe derivare dalla presenza di acque sulfuree
nei pozzi in questione, ovvero caratterizzate
da una ricca presenza di solfuro di idrogeno
e quindi dal tipico odore fetido. Denominazioni
dello stesso tipo trovano riscontro nelle “acque
utilizzate a scopo terapeutico quali il pozzo
salso di Massafra, le ‘acque ferrate’
di Soleto e quelle ‘amare’ di Galatone”
(G. Carito, 2013) ed ancora la sorgente “Fetida”
di Santa Cesarea Terme.
Brindisi, via Orazio
Flacco angolo via Giulio Cesare. A sx sorgevano
le casupole conosciute come Puzzu Fitenti
Brindisi, via Orazio
Flacco angolo via Giulio Cesare. Le casupole
conosciute come Puzzu Fitenti (ph. G.Catanzaro)
La
zona ha mantenuto l’appellativo di “Puzzu
Fitenti” (stavolta al singolare)
sino agli anni ’60, gli agricoltori più
anziani ricordano l’area particolarmente
degradata, con ristagni di acque piovane e di
lavorazione dei vicini stabilimenti vinicoli,
dove il cattivo odore era pressoché costante;
c’è chi ricorda un ampio cortile
tra casette minime situato alla spalle del carcere
giudiziario e più precisamente al vertice
tra via Orazio Flacco e via Giulio Cesare, dove
sembra vi fosse un pozzo particolarmente antico.
Altre fonti indicano la zona estesa oltre l'attuale
via Appia, a comprendere una parte ricadente
nel rione Cappuccini, tra via Montegrappa e
via Fulvia. In tutte queste zone le casupole
esistenti prima del loro abbattimento (quelle
del rione Cappuccini tra gli anni '60 e '80,
quelle del rione Commenda dopo il 2000) per
lasciare il posto a nuove costruzioni, erano
con i tetti coperti da embrici e privi diservizi
igienici, con pavimenti ricoperti da lastre
calcaree.
Brindisi, via Montegrappa.
Le casupole conosciute come Puzzu Fitenti (ph.
G.Catanzaro)
Con l’urbanizzazione
del quartiere il nome è scomparso dall’uso
comune, restando solo nel ricordi degli ultimi
che lo hanno conosciuto.
|
Bibliografia:
- Giacomo Carito,
Brindisi nell’XI secolo:
da espressione geografica a civitas
restituta, in L’età
normanna in Puglia. Aspetti
storiografici e artistici dell’area
brindisina. 2013
- Giuseppe
M.Catanzaro. Il quartiere Cappuccini
di Brindisi. 1997
|
|
Documenti correlati
- L'epica
battaglia tra normanni e bizantini del
maggio 1156 |
|
|