Chiese (dirute)
L'INSEDIAMENTO
DOMENICANO DELLA MADDALENA IN BRINDISI
La chiesa della Maddalena
mi ha fatto porre diversi interrogativi riguardo al
luogo esatto dove era posta e riguardo a come doveva
essere dal punto di vista architettonico. Uno dei più
grossi interrogativi è come mai una chiesa così
grande ed importante, voluta addirittura da un re, fosse
stata oggi dimenticata dalla memoria dei brindisini,
che la demolirono nella prima metà dell'800 senza
tener conto del suo valore storico artistico. Si è
cercato quindi di ricostruire questo monumento attraverso
quei pochi documenti oggi rimasti sino a noi.
Durante il periodo
di Carlo I, Carlo II e Roberto d'Angiò la città
crebbe dal punto di vista dell'edilizia civile e religiosa.
Furono costruiti importanti edifici che diedero vita
ad un vero e proprio rinnovo edilizio. Basta vedere
l'attuale via G. Tarantini dove edifici civili, di epoca
angioina, ingentilirono la via che conduceva al Duomo.
Ma anche la costruzione di importanti chiese come Santa
Maria del Casale, voluta da Filippo di Taranto e Caterina
di Valois, e la costruzione del complesso francescano
di San Paolo Eremita completato sotto il regno di Roberto
d'Angiò. Inoltre molti edifici probabilmente
porticati per ospitare magazzini e botteghe, furono
costruiti nei pressi del porto, infatti ancora oggi
rimangono archi ogivali in gran parte incamerati all'interno
di edifici costruiti successivamente (Fig.1).
Fig.1 Archi ogivali nei pressi
del porto
Dopo
la fondazione della Chiesa del crocifisso da parte del
B. Nicola Paglia da Giovinazzo, iniziata in epoca sveva
e completata con molta probabilità in epoca angioina,
un altro complesso domenicano fu eretto nel 1304 per
volere di Carlo II d'Angiò detto lo Zoppo, oltre
a l'assegno di terre nel luogo detto di Santo Stefano,
con tutte le sue pertinenze libere da ogni pagamento
fiscale o feudale. Esse furono donate grazie alla benevolenza
del re alla città. Inoltre egli donò al
convento la franchigia e l'esenzione della legge di
non introdurre nella città, vino da fuori, per
privilegiare quello brindisino e gli concesse due somme
di sale l'anno dalle regie saline (situate a Punta della
Contessa), come è evidente nel registro del 1304
[1].
Il complesso domenicano venne
intitolato a Maria Maddalena e comprendeva oltre al
convento anche una magnifica chiesa. Purtroppo di questo
edificio rimangono pochi documenti.
”L'istoria dell'antichità di Brindisi”
riporta che Carlo II d'Angiò era molto devoto
ai padri domenicani che allora vivevano nel convento
di san Domenico di Napoli, i quali gli donarono un libro
che tanto desiderava, per cui accrebbe verso di loro
il suo affetto e la sua devozione. Tale testo riguardava
la storia del principio del mondo sino all'anno 1202.
In ricompensa il re fece molti doni e favori ai padri
domenicani e fra gli altri, costruì un tempio
dedicato a Maria Maddalena nella città di Brindisi
(Fig.2),
in un punto centrale vicino alla piazza e all'area portuale
e commerciale della città [2].
Fig.2 Ricostruzione ipotetica
della chiesa della Maddalena (disegno A. Mingolla)
Carlo II era anche un grande devoto della Maddalena,
che l'aveva aiutato ad essere liberato, nel 1288 con
il trattato di Campofranco, dalla prigionia di Barcellona
da parte aragonese.
I lavori di costruzione della chiesa, quasi certamente
andarono a rilento, infatti in un documento testamentario
del 1358 di un soldato Pietro de Randisio, mentre era
in carcere nel castello di Terra per reati politici,
volle lasciare tutti i suoi beni in favore della ristrutturazione
e completamento di alcune chiese brindisine, vendendo
il vigneto del Fondo Roseo. Fra le chiese menzionate
nel testamento vi erano: la chiesa di San Paolo Eremita
con il lascito di cinque once per il completamento del
portale principale; due once per la chiesa di Santa
Maria dei Teutonici e cinque once per la chiesa della
Maddalena [3].
Di quest'ultima, purtroppo, oggi non conserviamo nessuna
mappa che era di notevoli dimensioni pari quasi a quella
francescana di San Paolo Eremita.
In una relazione seicentesca relativa al censimento
dei 493 conventi di tutte le provincie operanti in Italia,
redatti su una speciale formula inviata da Innocenzio
X in data 1649, sappiamo che essa aveva una navata unica
lunga 186 piedi (circa 55 metri) con il coro, e larga
45 piedi (circa 13 metri), è di altezza corrispondente.
Ai lati vi erano diverse cappelle padronali, probabilmente
aperte successivamente. La chiesa aveva anche un magnifico
organo, mentre nella sagrestia vi erano due campane,
una grossa di quattro cantori ed una piccola di un cantoro
e mezzo. All'interno della chiesa vi erano diversi reliquiari,
di poca importanza, fatta eccezione per quello di S.
Maria Maddalena, purtroppo oggi scomparso, che era all'interno
di un argenteo reliquario.
Sicuramente l'edificio doveva avere l'aspetto di un'imponente
chiesa dalle forme gotiche e non è da escludere
che potesse avere una facciata con pietre bicrome come
era per quasi tutte le chiese medievali della città.
L'interno doveva essere affrescato.
Un grande arco di trionfo ogivale doveva dividere la
navata dal coro, come è evidente in quasi tutte
le chiese del tempo. Fra le cappelle padronali edificate
successivamente, quella maggiore era detta Tribuna e
voluta dalla famiglia Granafei intorno alla seconda
metà al XVI secolo. Sempre attraverso la relazione
del 1649 sappiamo che in quegli anni il convento venne
modificato ed era composto da un dormitorio con undici
celle, un refettorio, un atrio, una cucina, una dispensa,
una cantina, un magazzino e un giardino.
Fra gli oggetti sacri sappiamo che il convento possedeva
una pisside in argento indorata; un vasetto d'olio santo,
tre calici con le coppe e patene d'argento indorate;
un incenziero, con la navetta d'argento; un secchiello
con due aspersori di argento; una sfera d'argento e
due lampade di argento mediocre. Inoltre vi erano anche
Piviali, pianete, tonacelle, camisi e molti quadri per
ornamento della sagrestia [4].
La gotica chiesa della Maddalena compare in alcune vedute
del XVII e XVIII secolo, come in quella del Pacichelli
(Fig.3)
o nella veduta del 1663 di Joan Blaeu
(Fig.4). In quest'ultima,
anche se non perfettamente fedele alla realtà,
notiamo che la facciata è monocuspidale ed ha
due grandi monofore.
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Fig.3 Veduta della
chiesa della Maddalena,
Giovan Battista Pacichelli |
Fig.4 Veduta della
chiesa della Maddalena,
Joan Blaeu |
Attraverso una mappa spagnola del 1739, si può
notare l'area del convento dei Padri Domenicani della
Maddalena (Fig.5).
Fig.5 Mappa spagnola della città
di Brindisi (1739).
Il punto indica il luogo dove sorgeva la chiesa ed il
convento della Maddalena
Sulla successiva figura
6 si evince il perimetro laterale della chiesa composto
dalla parete della navata e dell'abside che quest'ultima
risulta a pianta quadrangolare, come è evidente
anche nelle chiese coeve di Santa Maria del Casale e
San Paolo Eremita, come lo era un tempo anche la chiesa
del Cristo. La mappa è di notevole importanza,
perchè grazie ad essa ho potuto ricostruire la
pianta della chiesa ed individuare il luogo esatto dove
sorgeva, oggi purtroppo stravolto da nuove costruzioni.
Fig.6 Mappa spagnola (1739).
Area del convento e della chiesa della Maddalena
La chiesa era situata
in vico della Maddalena dove prospettava la parete laterale
destra e corrispondeva dove oggi sorge il cortile del
municipio, mentre la facciata risultava perpendicolare
a detto vico.
Nel 1790 il convento della Maddalena venne nominato
in un atto notarile del notaio Giaconelli Pasquale,
riguardo ai beni a favore dei Padri Predicatori della
Maddalena [5].
Il 10 Maggio del 1810 il convento e la chiesa furono
occupate da diverse famiglie, successivamente il convento
fu dato in custodia a Teodoro Teyes diventando caserma,
ma subito abbandonato.
Vico della Maddalena, era una antica strada che portava
nei pressi dell'area portuale, poi chiuso nel 1839 perchè,
come viene riportato in una lettera del sottintendente
di Brindisi indirizzata al Sindaco della città,
sappiamo che: “L'ex locale della Maddalena
è sita in una strada poco abitata e circondata
da più vicoli reconditi; fra quali sono notabili
quello, che da dietro l'ex chiesa della Maddalena, conduce
sotto l'arco dell'ospedale vecchio” [6].
Quindi, nel 1839 iniziarono i lavori di demolizione
della chiesa, mentre nel 1843 la famiglia Ercolini iniziò
i lavori di costruzione del nuovo fabbricato che comprendeva
l'area della chiesa ed il convento dei padri domenicani,
quello che successivamente diventerà il municipio
della città (Fig.7).
Fig.7 Vecchio municipio di Brindisi
sorto sull'area dove sorgeva la chiesa della Maddalena.
Il paracarro evidenziato in rosso è l'animale
stiloforo oggi conservato nel Museo Archeologico Provinciale
Nel cortile del palazzo,
venne eretta una cappella edificata probabilmente reimpiegando
alcuni tratti murari della vecchia chiesa della Maddalena
(Fig.8).
Fig.8 Cappella della Maddalena
in una foto dei primi del '900
In una foto dei primi
del '900 è evidente, all'angolo del municipio,
un animale stiloforo utilizzato come paracarro (Fig.7).
Anche se non possiamo affermare che proveniva dalla
Maddalena, questo faceva parte sicuramente di un portale
di una chiesa medievale. Oggi è custodito nel
Museo Archeologico Provinciale F. Ribezzo di Brindisi
(Fig.9).
Fig.9 Museo Prov.le di Brindisi.
animale stiloforo utilizzato come paracarro davanti
al vecchio Municipio
Intorno agli anni
'50, li dove sorgeva il Palazzo Ercolini e la Cappella
della Maddalena fu eretto il nuovo palazzo di Città,
cancellando completamente il ricordo dell'antico convento
e della chiesa voluti da Carlo II d'Angiò.
Testo di Antonio
Mingolla
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Note
-
Alessandro
Tommaso Arcudi, Alessandro Tommaso Arcudi
e la sua inedita relazione sui conventi domenicani
salentini, pag. 237
-
L.
Guglielmo Esposito, Il convento domenicano
di Santa Maria Maddalena in Brindisi, attraverso
la relazione del 1650, pag.12
-
Codice
Diplomatico Brindisino, testamentum nobilis
viri Petri de Randisio detenti in carcere
Castri Brundusii cum variis legatis, p.
143.
Item voluit et mandavit quod predicte vinee
sue loci rosee cum omnibus ineis contentis
vendatur per infrascriptos epitropos suos
et de pecunia exinde percipienda dentur per
eosdem epitropos suos subscriptos operi porte
magne ecclesie Beati Paulii Ioci fratrum minorum
brundusii de novo costruende uncie quinque.
Item legavit de eadem pecunia percipienda
ex vendicione dictarum vinearum operi fabrice
ecclesie Sancte Marie Magdalene ioci fratrum
predicatorum brundusii uncias quinque.
Item voluit et mandavit quod vendartr vinee
predicti Ioci Pontis. Et de pecunia inde percipienda
dentur ecclesie Sancte Marie Teutonici brundusii
uncie due.
-
L.Guglielmo
Esposito, Il convento domenicano di Santa
Maria Maddalena in Brindisi, attraverso la
relazione del 1650, p.18,19
-
Archivio
di Stato di Brindisi, Not. Giaconelli
Pasquale, anno 1790, Vol.16, car. 119,
atti 24
-
Archivio di Stato di Brindisi,
Sottintendenza di Brindisi, Uffizio del Gabinetto,
Num. 382, car. 5, cl.10, fasc.3 b.1.
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