Monumenti - CHIESE DIRUTE
Le chiese brindisine
non più esistenti
San Mercurio
La chiesa era ubicata sull’attuale via Congregazione,
già strada della Congregazione, la prima via
a destra della Rua Maestra che ripercorreva
l’attuale via Filomeno Consiglio. La chiesa era
la sede della Congregazione dei nobili, associazione
religiosa composta da nobili appartenenti al Parlamento
della città e da Canonici che si proponevano
di venerare il S.S. Sacramento e di accompagnare il
viatico agli infermi .
Nel 1591 la chiesa che dava il nome al pitagio [1]
ecclesie S.Mercurii, era già stata profanata
per poi risultare distrutta nei primi anni del ‘600.
Via Congregazione
San Nicola
Foggiaro (o delle Foggie) o di San Nicolicchio
Ubicata in via Felice Assennato (già via S.Nicolicchio),
la chiesa aveva origini antiche, infatti un documento
del 1260 cita S.Nicolai de foncario (e S.Nicolai
de foveano). Il toponimo, rimasto attivo anche
nel ‘700, deriva probabilmente dalla presenza
nelle vicinanze di un deposito di grano (foggiaro).
Nei documenti degli archivi della Curia Arcivescovile
la chiesa risulta diruta già nel 1606.
Via Felice Assennato, già
via San Nicolicchio
Santo Stefano
Diversi documenti testimoniano l’ubicazione di
questa chiesa nelle vicinanze delle Colonne del porto,
e secondo quanto riportato negli atti della Santa Visita
di Monsignor Bovio avvenuta nel 1565, la chiesa doveva
essere quasi adiacente alla casa dove soggiornò
e morì il poeta Virgilio.
Sul Codice Diplomatico di Annibale De Leo è citato
un documento del 1290 dove viene nominata come Santi
Stephani de Columpnis. In età sveva dava
il nome all’omonimo pitagio (Pittachio
di S.Stefano), quindi la chiesa doveva essere di
età normanna.
Via Colonne
Santa Eufemia
La chiesa era indicata anche come Sant'Andrea
piccinno ed era ubicata sul sito dell’attuale
chiesa di Santa Teresa. Di pertinenza dell'abbazia concistoriale
di Sant'Andrea dell'Isola, fu richiesta dai Carmelitani
scalzi all'abate commendatario cardinal Alessandro Caprara
perché fosse incorporata nella loro clausura,
risultando da molti anni abbandonata e indicata nel
1579 come già diruta. La richiesta fu
soddisfatta; in cambio i teresiani si obbligarono a
dedicare una cappella (la prima a sinistra dopo l'ingresso)
nella loro chiesa a sant'Andrea, facendo di questa il
nuovo punto di riferimento della confraternita e, per
essa, alla confraternita dei marinai e pescatori di
Brindisi. Il tutto fu sancito su atti notarili e riportato
sulle epigrafi ammurate all’interno della cappella.
Su altri documenti notarili sono riportati diversi riferimenti
all’antica chiesa “in vicinio et pitagio
ecclesie S. Eufemia alias S. Andree” e “in
vicinio S. Eufemia sive ecclesie S. Andree de l’Insula
ch’era in franco curie tenimento”,
che dava il nome al Pittachio di età
sveva.
Della chiesa si parla in diplomi del 1171, 1173 e del
1182.
In un inventario del 1627 si legge: …al presente
la Chiesa di S.Andrea dell’Isola è dentro
la città di Brindisi et proprio sopra un montetto
che si dice il Monte di S. Andrea S. Eufemia sopra il
quartiere dell’alloggiamento dei soldati respiciente
il mare al porto piccolo che sta congionta con le case
palazziate grandi con Torre che foro del quondam Giaymo
De Mesea […] tiene detta chiesa tre navi
di lunghezza di palmi 120 e larghezza di palmi 70 con
tre colonne da una parte e tre dall’altra con
loro arcata coverta tutta da tavole con balaustri di
pietra attorno a detto altare con sagrestia dietro et
copula con camera lamiataet lastricata con 4 sepolture
et suo campanie di rotula 60 circa di metallo con la
sua porta maggiore che guarda verso ponenteet due porte
piccole alli lati che si tengono fabbricate […]
vi è la confraternita dei pescatori. Il sito
del “Monte S. Andrea” ed ancora “alla
strada della Fontana Salsa cominciando dal pontone quando
si cala dal pennino del quartiero si rivolta a mano
destra verso levante che vanno confinante l’orti
de sottocase con il Monte di S. Andrea”.
Chiesa di Santa Teresa. Interno.
Cappella di Sant'Andrea
Documento correlato:
La chiesa di Santa
Teresa
Santa Maria
del Soccorso
La mappa spagnola del 1739 la ubica “rimpetto
e al di là di Santa Teresa , quasi sul mare”.
Probabilmente il culto alla vergine fu trasferito in
questo luogo poiché nel ‘500 la stessa
chiesa dava il nome al pitagio che dalla Strada
della Conserva a est si internava nella contrada degli
Ursolilli (abitato sul lato destro dell’attuale
Corso Roma). Anticamente la chiesa era affiancata da
un ospedale ed era chiamata anche di S.Egidio (o S.Gilli),
nota in un documento del 1233 dove è citata vicina
ad un’altra chiesa (S.Maria di Columna).
Domenicani
della Maddalena
Voluto da Carlo II d’Angiò nel 1304, il
monastero e la chiesa erano ubicati sulla Rua Maestra
sull’attuale sede del Municipio, su via Filomeno
Consiglio. Probabilmente sino agli anni ’50, prima
della costruzione dell’attuale edificio, erano
ancora visibili alcuni elementi originari della chiesa.
Via Filomeno Consiglio
Da questa chiesa
provengono i due altari presenti nella Cattedrale di
Brindisi (ai lati dell’ area presbiteriale, che
occludono le absidi laterali), dedicati a San Leucio
e a San Pelino, contenenti i dipinti del 1771 di Oronzo
Tiso rappresentanti “la Predicazione di san
Leucio” ed “il Martirio di san
Pelino”. Su un altare è anche presente
l’insegna araldica dei Marzolla.
Cattedrale, altare dedicato a
san Pelino (sx) e altare dedicato a san Leucio (dx)
Nel monastero trovò
rifugio l’esattore dei "regii tributi"
Ludovico Scolmafora durante i moti rivoluzionari del
1647 capeggiati dai fratelli Marinazzo. Il nobile riuscì
a fuggire grazie ad un abile travestimento mentre la
casa veniva data alle fiamme (leggi
la storia).
Documento correlato:
L'INSEDIAMENTO DOMENICANO
DELLA MADDALENA IN BRINDISI
San Tommaso
Sono rare le testimonianze documentali riguardanti la
chiesa che dava il nome al Pittachio di S.Toma,
attestata nei diplomi del 1202, 1243, 1260 e 1313. Possibile
la sua ubicazione tra la Mena (l’attuale corso
Garibaldi) e la zona della chiesa di Santa Lucia.
San Giuliano
L’antica chiesa, secondo lo storico Pasquale Camassa,
sorgeva nei pressi dell’attuale piazza mercato,
dove all’epoca dei romani sorgeva il Foro Giuliano
o Agorà Maggiore
Alcuni documenti datano la presenza della chiesa nel
1239, 1260 e 1314, ma già distrutta nel XVI secolo.
Piazza Mercato
Santa Maria
della Conocchia
L’edificio sacro era situato sull’attuale
va Ferrante Fornari. Così scrive Nicola Vacca:
“Ignorata dagli storici locali e che nella
seconda metà del ‘500 era già diruta.
Questa cappella era vicino al trappeto di Francesco
Villanova e verso sud aveva la via pubblica fatta a
spese di Luzio Fornari e che sboccava nella Oliva Cavata”.
Via Ferrante Fornari
Sant’Ippolito
Sorgeva già nel 1260 la chiesa che ha dato il
nome all’attuale strada che congiunge largo Concordia
a Largo Angioli. Mons. Falces nella sua visita eccliesastica
del 1606 così scrive “fuit reperta
indecentissima et immunditilis plena”.
Via Sant'Ippolito
Santa Maria
della Concordia
Sorgeva nell’attuale Largo Concordia e, secondo
alcuni storici, non doveva avere origini antiche. Nella
sua visita Monsignor Falces la trovò indecorosamente
ornata. Di proprietà della famiglia Monticelli
nel 1883 fu acquistata e demolita dal comune di Brindisi
per ampliare l'attuale largo.
Proveniente da questa chiesa il dipinto della Madonna
della Concordia (fine del XVI e primi del XVII
secolo) oggi conservato nella chiesa di S.Paolo Eremita.
La chiesa è stata rappresentata su disegni e
acquerelli ottocenteschi del leccese Salvatore Quarta.
Largo Concordia
Chiesa della Concordia. Acquarello
ottocentesco di Salvatore Quarta
SS.Simone
e Giuda
Ubicabile nell’attuale via Giudea, potrebbe trattarsi
dell’antica sinagoga presente nell’antico
quartiere ebraico successivamente consacrata al culto
cattolico. Nel 1565 risultava già diroccata.
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Via Giudea. Particolare
di una antica finestra |
Documento correlato: Le
colonie ebraiche a Brindisi
San Martino
Era ubicata nei pressi delle chiese di San Benedetto
e Sant’Anna, si pensa nei pressi o adiacente all’antico
ospedale di San Martino i cui resti sono visibili in
Corte Passante. Il complesso, situato fuori le mura,
nel 1233 era già attivo; qui per un contagio
di peste perirono molti soldati tedeschi sepolti poi
nel vicino cimitero. Nel ‘600 risultava già
in buona parte in rovina.
Resti dell'ospedale di San Martino
Documento correlato:
Il movimento dei crociati
a Brindisi
San Antonio
Abate
Era situata sull’attuale via S.Antonio Abate angolo
vico de Marangio; l’edificio fu acquisito dalla
famiglia Catanzaro ed inglobato nel loro Palazzo che
si estende su tutto l’isolato (via de Catanzaro,
via S.Antonio Abate, vico de Marangio e via Cuggiò).
La chiesa fu luogo di culto dalla colonia greca detta
degli armatoloi, circa 300 esuli provenienti
(180 nuclei famigliari) da Parga e da Prevesa, stabilita
a Brindisi già dal novembre del 1793 al fine
di ripopolare la città e coltivare le vaste aree
macchiose dell'agro. La colonia fu finanziata da Ferdinando
IV, ma l'esperimento di colonizzazione risultò
un fallimento e dopo pochi anni molti greci ferero ritorno
nella propria nazione d'origine.
Inizialmente alla colonia fu concessa la chiesa di san
Leonardo, già Santa Maria Mater Domini
(vedi di seguito), ma
essendo fuori città era disagevole da raggiungere.
La comunità greca più volte richiese di
ottenere San Giovanni dei Greci (vedi
di seguito), ma senza buon esito.
Via S.Antonio Abate angolo vico
de Marangio
Chiesa di
San Matteo
La chiesa era situata nei pressi di Porta Lecce (in
vicinio Porte Litii), ovvero sulla scalinata che
si trova alla fine di via S.Antonio Abate che porta
su via Porta Lecce.
Dipendeva dall’abbazia di santa Maria de Ferorellis,
oggi Masseria Villanova nel Parco di Punta della Contessa
dove vi erano le Saline.
L’edificio era in buona parte diroccato tra la
fine del ‘600 e risultava “profanato”
nel 1722.
Scalinata di via S.Antonio Abate
vista da via Porta Lecce
San Luca
Era una chiesa di antiche origini, se ne ritrovano tracce
in un documento del 1259. Situata nei pressi della “Mena”
(oggi corso Garibaldi) risultava già profanata
nel 1592.
San Nicola
Pellegrino
Situata nei pressi della Mena, verso Pozzo Traiano e
vicino la Piazza Inferiore, la chiesa era dedicata
al santo nato nel 1075 e morto a Trani a soli 19 anni.
Gesuiti
La chiesa e il convento dei Gesuiti erano situata sulla
salita di via San Dionisio. Qui alloggiarono i circa
duecento forzati fatti venire appositamente da Napoli
ed impiegati nel lavori di scavo del porto nel 1776,
opere dirette da Andrea Pigonati (leggi
la storia).
Il convento dei Gesuiti che era
in piazza Marcantonio Cavalerio
Documento correlato:
Il convento
rifugio sicuro da sfruttare
Ognissanti
(poi di San Sebastiano)
Già esistente nel 1292 con un ospedale dipendente
da Sant’Andrea in insula, era circondata
da un cimitero.
Sulle fondamenta della chiesa sorse la cappella dedicata
a San Sebastiano, completata nel 1670 ed officiata dall’arciconfraternita
della Anime del Purgatorio da cui assunse il nome con
cui viene comunemente indicata ancor’oggi.
La statua in pietra di San Sebastiano, originariamente
qui collocata e realizzata da maestranze leccesi attive
in Brindisi verso la fine del XVII secolo e primi del
XVIII, oggi è conservata nel museo diocesano
"Giovanni Tarantini" (cortile del Palazzo
del Seminario).
Museo Diocesano nel Cortile del
Palazzo del Seminario. Statue di san Rocco (sx) e di
san Sebastiano (dx)
Documento correlato:
La chiesa delle Anime
San Rocco
Fu eretta nel 1526 nei pressi di porta Mesagne la chiesa
in onore a san Rocco come ringraziamento per la scampata
pestilenza; il culto verso il santo proseguì
nel tempo, infatti fu invocato ancora durante la peste
del 1656. La chiesa nel 1529 venne concessa in uso ai
carmelitani. Di essa rimane la statua in pietra del
santo che, dopo la generale soppressione degli ordini
religiosi operata nel Regno di Napoli durante il decennio
francese (1806 – 1815), con conseguente destinazione
di convento e chiesa a usi impropri, fu traslata in
cattedrale e collocata in fondo alla basilica, poggiata
su una vera di pozzo altomedievale ora conservata nel
museo provinciale di Brindisi. Dopo una successiva collocazione
nell'oratorio di San Michele, nel corso dei restauri
del 1957 la statua fu spostata nella chiesa di San Sebastiano
o delle Anime; oggi è conservata nel museo diocesano
"Giovanni Tarantini" (cortile del Palazzo
del Seminario - foto sopra).
Santa Maria
delle Grazie
Il complesso monastico noto anche come di Sant’Agostino,
era ubicato in via Santa Margherita, nei pressi di Porta
Mesagne, ed era confinante con il Calvario. Solo a partire
dal 1330 si hanno notizie certe sul monastero agostiniano
fondato probabilmente già nel XIII secolo.
In questa chiesa si svolgevano le solenni cerimonie
del primo ingresso in città dei vescovi di Brindisi.
Con la soppressione degli ordini religiosi dopo il 1809
inizia il periodo di degrado della struttura sino alla
completa demolizione della chiesa.
I resti delle arcate del chiostro sono visibili in un
cortile di un complesso abitativo adiacente il Calvario.
Chiostro dell'ex convento di
Santa Maria delle Grazie
S.Eligio
Non lontana dal castello svevo la chiesa di S.Eligio
che nel ‘500 dava il nome al pitagio e nel ‘700
ad un pendino. Il luogo oggi prende il nome di Sant’Aloy,
denominazione in volgo di S.Eligio.
Via Sant'Aloy
Santa
Maria del Ponte
Il grande complesso del monastero e della chiesa di
Santa Maria de parvo ponte era ubicato appena fuori
porta Lecce e prima di Ponte piccolo, luogo collocabile
probabilmente sul lato a sinistra di via Prov.le per
Lecce, appena oltre la linea ferroviaria ormai in disuso
(foto sotto). Il complesso
fu per la gran parte demolito circa il 1777 durante
i lavori per il colmamento delle paludi che insistevano
su quell’area. Rimase solo la piccola cappella
del Dolce Canto nella chiesa di Santa Maria del Ponte
“fuora le mura di questa città”,
presenza attestata ancora nel 1752 e 1762, demolita
verso la fine del XIX secolo.
Via Provinciale per Lecce (zona
ex passaggio a livello di via Porta Lecce)
Fondata dall’ammiraglio
normanno e arcipirata Margarito da Brindisi, come rilevato
da una lettera a firma del pontefice Celestino III del
4 febbraio 1195, della chiesa si parla anche in un documento
del 1224. Il monastero fu dei padri Premonstratensi,
ai quali era affidata l’educazione dei bambini
poveri della città, un raro esempio in quei tempi.
La chiesa, secondo alcuni storici, doveva essere in
stile romanico.
Dopo la demolizione della chiesa sono stati trasferiti
nella chiesa di Santa Lucia il polittico della Madonna
del Dolce Canto, restaurato nel 2009, e il Crocifisso
ligneo.
Proviene da questa chiesa anche la pisside in argento
dorato, databile al sec. XV, oggi conservata nella chiesa
della Santissima Annunziata in Mesagne. Alla sua base
del vaso sacro, utilizzato per conservare le ostie consacrate
e distribuirle ai fedeli, sono attaccati due scudi con
incisione: sul primo è l'immagine della Madonna
a mezzo busto e il ponte, sull'altro l'arma della città
costituita dalle due colonne. Pare possibile che quest'arredo
liturgico sia stato donato alla chiesa brindisina dai
sovrani aragonesi.
Potrebbe provenire da questa chiesa anche la colonna
in granito di età romana (lunga m. 2.75 del diametro
di circa 60 cm), ritrovata durante i lavori di sistemazione
del Lungomare Regina Margherita nel 2012. Faceva parte
del materiale di riempimento e livellamento della banchina
durante i lavori eseguiti nei primi decenni del secolo
scorso. Il contesto di rinvenimento sembrerebbe confermare
quanto documentato nel 1886 da Ferrando Ascoli ne La
storia di Brindisi scritta da un marinaio, dove
riferisce che “Sulla strada della marina e
di fronte al palazzo di Spiridione Cocotò giace
negletta e abbandonata una colonna, la quale vuolsi
appartenesse alla chiesa della Madonna del Ponte”.
Attualmente la colonna si trova all'interno della Casa
del Turista.
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1. Chiesa di Sanat Lucia. Polittico
della Madonna del Dolce Canto
2. Chiesa di Santa Lucia. Crocifisso
3. Chiesa SS Annunziata in Mesagne. Pisside
4. Casa del Turista. Colonna in granito |
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Documenti correlati:
- L'arcipirata
Margherito da Brindisi (biografia)
- Il
restauro del polittico della Madonna del Dolce Canto
conservato nella chiesa di Santa Lucia
Sant’Agata
Era sul sito dell’attuale chiesa dell’Annunziata,
nel rione della Giudea.
San Leucio
La grande basilica di San Laucio fu eretta dall’arcivescovo
Teodosio nel IX secolo allorché recuperò
dalla chiesa di Benevento la reliquia del braccio del
santo, primo vescovo della città, che fu riposta
nel sepolcro (martyrium, a tricora col sarcofago nella
conca frontale) presente all’interno della chiesa.
L’edificio era in contrada Cappuccini, nei pressi
dell’ex ospedale “Di Summa”. Secondo
Giovanni Moricino fu la prima chiesa cristiana dove
il confessore e poi martire Leucio avrebbe avrebbe battezzato
in una volta sola 27.000 brindisini idolatri. Ebbe funzione
di cattedrale, come testimoniato da alcuni documenti
di età normanna in cui è riportato il
termine di passaggio della cattedra da questa all'altra
chiesa costruita più vicina al porto, tra il
1089 ed il 1143. Qui gli arcivescovi eletti prendevano
possesso dell’arcidiocesi di Brindisi, inoltre
ogni anno, il primo giorno di maggio, qui convenivano
gli arcipreti e abati della diocesi per prestare la
dovuta obbedienza all’ordinario. Fu convertita
nell’XI secolo in titolo abbaziale dall’arcivescovo
Leonardo, prima di essere distrutta nel 1720 per utilizzare
il materiale nella costruzione del palazzo del Seminario.
A pianta rettangolare, la chiesa era divisa in tre navate
separate tra loro da una doppia serie di cinque pilastri,
sui quali poggiavano sei archi a tutto sesto che reggevano
le altrettanti volte a botte di copertura della navata
centrale e le navate laterali.
Basilica di San Leucio. Rilievo
San Marco
Era situata nei pressi di Ponte grande, quindi non lontana
dalla Fontana Tancredi. Si hanno notizie di questa chiesa
già nel 1233 ed anche nel 1362, ma risulta già
distrutta nel XVII secolo.
San Giorgio
del Tempio
La chiesa di S.Giorgio de Templo, documentata in un
elenco di rendite della cattedrale brindisina del 1260,
doveva essere ubicata nei pressi del Bastione San Giorgio,
quest’ultimo demolito nel 1863-64 durante i lavori
di costruzione della stazione ferroviaria e della piazza
prospiciente.
San Giovanni
dei Greci
L’edificio di culto si sviluppava tra l’attuale
Viale Regina Margherita e via Santa Chiara, da dove
si accedeva. La chiesa faceva parte del complesso alberghiero
appartenuto all’ordine monastico cavalleresco
di San Giovanni Gerosolimitano, costruito prima del
1320.
Secondo Nicola Vacca la chiesa già semiabbandonata
nel 1600, fu molto danneggiata dal terremoto del 1743
e fu restaurata nel 1752 dal Commendatario Costantino
Ghigi come si legge tuttavia nell’epigrafe murata
a destra di chi entra appena sorpassato il portone di
Palazzo Bono. […] Successivamente la
chiesa fu completamente abbandonata e cominciò
a deperire e a crollare. Nel 1886 si vedeva ancora i
ruderi dei muri perimetrali e l’altare maggiore
e si notava ancora l’ingresso che era nella strada
di Santa Chiara. Il Cocotò nell’edificare
il palazzo si avvalse dei ruderi meglio conservati e
ne ornò il cortile dove si osservano parecchie
colonne di architettura medievale e gli stipiti e gli
architravi di una porta ed il rosone rabescato che era
la finestra della chiesa ed oggi ha acquistato la forma
di un gran vaso, da cui vien fuori un albero ornamentale.
L’epigrafe citata, datata 1752, fu traslata e
murata nel Portico De Cateniano in piazza Duomo, dove
ancor’oggi è visibile.
Epigrafe del 1752 oggi murata
nel portico dei De Cateniano (Piazza Duomo)
Nel cortile del palazzo
Ina (già palazzo Bono, già Cocotò)
sono ancora visibili i capitelli delle colonne a motivo
foliaceo in vario stile, inoltre nei rinvenimenti presenti
nel cortile della Casa del Turista vi sono i resti della
parte absidale della chiesa.
Fotogallery
- clicca per ingrandire |
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- Casa del Turista. Cortile. Resti dell'abside
di S.Giovanni dei Greci
- Casa del Turista. Interno. Colonna
- Casa del Turista. Interno. Capitello
- Casa del Turista. Interno. Colonna
- Palazzo Bono. Cortile. Colonna
- Palazzo Bono. Cortile
- Palazzo Bono. Cortile. Cappella
- Ricorstruzione grafica della chiesa di San
Giovanni dei Greci
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-> Documento correlato:
L'area
archeologica della "Casa del Turista"
-> Documento correlato: Le
origini della Casa del Turista
Santa Barbara
Era nei pressi dell’attuale piazzetta della zecca,
tra via Tarantini e i vicoli Moricino e De Dominicis
(che conducono a piazza S.Teresa), luogo conosciuto
sino all’800 come del Celso Rosso. La
chiesetta già nel ‘500 risulta già
profanata e nel secolo successivo diroccata.
Santa Caterina
L’antica chiesa già esistente nel 1255
era sull’attuale vico Santa Caterina (traversa
di via Tarantini, proprio di fronte al negozio della
Valigia delle Indie). Il Vacca scrive “L’isolato
rimpetto al sito dove sorgeva la chiesa di Santa Caterina
aveva la caratteristica di essere tutto porticato”.
Nelle immediate vicinanze anche un’altra antica
chiesa, dedicata a S.Biagio, risalente ai primi anni
del XIII secolo, che però risultava già
profanata prima del ‘600.
Vico Santa Caterina angolo via
Tarantini
San Pietro
degli Schiavoni
Era ubicata nell’omonimo quartiere del centro
cittadino, un resto è identificabile nell’arco
superstite visibile nella piazzetta tra il Teatro Verdi
e Palazzo Granafei-Nervegna.
Qui si officiava il culto rito greco, come avveniva
in altre chiese brindisine, come San Basilio, nei pressi
delle colonne, S.Giovanni dei Greci e S.Maria greca
di cui non si conosce l’ubicazione.
Arco della chiesa di San Pietro
degli Schiavoni
Santa Chiara
Fu edificata per volere dell’arcivescovo Bernardino
de Figueroa nella seconda metà del ‘500,
con annesso monastero di clausura della vergini cappuccine.
Dopo il trasferimento delle religiose a Santa Maria
degli Angeli, dal 1622 il complesso svolse funzioni
di orfanatrofio femminile. Durante il secondo conflitto
mondiale fu utilizzato dalle truppe tedesche.
Monastero della chiesa di Santa
Chiara
Santa Croce
Era ubicata sull’attuale Corte Leanza (prima traversa
di via Marco Pacuvio), non lontano dal Tempio di San
Giovanni al Sepolcro, ed è documentata sin dal
1205.
Corte Leanza
San Pelino
Eretta verso la fine del VII secolo da Ciprio, eletto
vescovo dal clero e dal popolo di Brindisi come successore
di Pelino. In essa furono collocate le reliquie di san
Sebastio e Gorgonio, archivisti della sede episcopale
di Brindisi, condannati a morte ed uccisi insieme a
san Pelino, probabilmente nel 662 a Corfinio (scheda
completa).
Della chiesa si hanno notizie documentarie solo nel
1233, il complesso era ubicato nell’attuale cortile
di Palazzo Granafei Nervegna e risultava profanato alla
fine del ‘500 e agli inizi del secolo successivo
diruta. Un monastero da dedicare al santo fu voluto
da monsignor Giovanni de Pedrosa e costruito tra la
fine del ‘500 e i primi anni del ‘600, probabilmente
accanto alla chiesa già in rovina, ma secondo
Vito Guerrieri non fu mai completato.
Cortile di Palazzo Nervegna
Il sarcofago vetero-cristiano,
in pietra locale, con croci in rilievo a braccia uguali
e il lastrone di copertura spezzato, esposto nel cortile
(atrio) del Museo Provinciale, e la lastra votiva con
rappresentazione del volatile che becca il ramo di un
vegetale, riferibili al tardo VII secolo e venuti alla
luce nella vicina area archeologica di via Casimiro,
sarebbero pertinenti a questa chiesa.
Brindisi. Museo Provinciale.
Sarcofago vetero-cristiano e particolare della croce
in rilievo sul lastrone
(ph. Alessia Broccio per Ufficio Beni Culturali Arcidiocesi
di Brindisi - Ostuni)
San Demetrio
Edificio sacro che si trova nominato in un documento
pontificio del 1218 ubicato su vico Seminario, proprio
alle spalle del Palazzo del Seminario, nei pressi di
Palazzo Mezzacapo.
Nel ‘500 la chiesa risultava già fatiscente.
Vico Seminario e Palazzo Mezzacapo
San Giacomo
Maggiore (poi di San Francesco di Paola)
Era ubicata alle spalle dell’attuale Capitaneria
di Porto, nel cortile dell’ufficio postale di
via San Francesco.
Qui sino al 1173 si officiava il rito greco, che per
volere del vescovo Lupo si sostituì con il culto
latino. Almeno dal 1250 nella cappella regia della chiesa
giuravano di ben governare la città i nuovi amministratori
prima del loro insediamento.
Nel 1606 cominciano a manifestarsi i primi segni di
degrado. Nel 1669 e nel 1712 vi si trasferirono i frati
Minimi di San Francesco che ingrandirono il convento
e nel 1748-49 venne demolita e ricostruita interamente
la chiesa, dedicata a San Francesco di Paola, molto
più ampia e comoda rispetto alla precedente,
angusta e sotterranea per cui “si calava da quattro
a cinque gradini”.
Con la soppressione dei frati Minimi il complesso fu
utilizzato a varie destinazioni, oggi nei locali dell’ex
convento e della chiesa vi sono gli uffici della Guardia
di Finanza e dell’ufficio postale. Tracce supersiti
della facciata sono visibili sul terrazzo dell’edificio,
mentre del cortile (ingresso Polizia postale) si può
notare la forma dell’antico abside.
Chiesa di San Francesco. Acquarello
del 1890 di Salvatore Quarta
Abside della Chiesa di San Francesco
di Paola (già
di san Giacomo)
Resti della facciata della Chiesa
di San Francesco di Paola (già di san Giacomo)
Santa Maria
di Altomare o della Neve
Era ubica sull'attuale via San Francesco, sul lato a
sinistra, proprio di fronte all'odierno ingresso dell'ufficio
postale.
Via San Francesco
Chiesa del
Salvatore (poi della Pietà)
Nel 1260 sul luogo dell’attuale chiesa della Pietà
vi era la chiesa dedicata al Salvatore. La denominazione
attuale comincia ad essere documentata solo nel ‘700,
mentre la località era conosciuta come puzzo
novo sin dal ‘500.
San Leonardo
(o di Mater Domini)
Era ubicata quasi sul mare, nel porto medio della città,
ad est di santa Maria del Casale e di fronte all’isola
di Sant’Andrea. Era conosciuta anche come Mater
Domini, da cui il nome a tutta la zona.
Nel 1742 nel giardino della chiesa fu fatto sostare
un elefante acquistato in Persia, giunto su una tartana
da Durazzo.
Fu luogo di culto dalla colonia greca detta degli armatoloi,
180 nuclei famigliari provenienti da Parga e da Preveza,
giunti a Brindisi dal novembre del 1793 al fine di ripopolare
la città e coltivare le vaste aree macchiose
dell'agro. La colonia fu finanziata da Ferdinando IV,
ma l'esperimento di colonizzazione risultò un
fallimento e dopo pochi anni molti greci ferero ritorno
nella propria nazione d'origine.
In questa zona una parte dei coloni prese abitazione,
"accomodarono a loro modo la chiesa, occuparono
l'adiacente abitazione, e si costruirono molte casucce
di tavola" (Annibale
De Leo, arcivescovo di Brindisi, 1804).
Essendo la chiesa fuori città, quindi disagevole
da raggiungere, alla comunità venne concesso
l'uso della chiesa di san Antonio Abate (vedi
sopra), nonostante avessere più volte
richiesto, senza buon esito, San Giovanni dei Greci
(vedi di seguito).
Sant’Andrea
dell’isola
Il complesso abbaziale era sull’isola di sant’Andrea
o Bara. Voluta dai Benedettini nel periodo Normanno,
fu realizzata in stile romanico; qui risedettero sino
al 1348 monaci benedettini. Dopo anni di abbandono venne
distrutto nel 1480 per far posto alla rocca e quindi
al Castello Alfonsino.
Complesso abbaziale di Sant'Andrea.
Ricostruzione grafica di Antonio Mingolla
Dell'antico edificio
rimangono gli imponenti capitelli esposti nel Museo
Provinciale. Una parte dei resti del monastero fu riutilizzata
nel XVI secolo per la costruzione della porta maggiore
della Chiesa del Carmine, situata nei
pressi di Porta Mesagne, quasi certamente proprio di
fronte all'attuale Calvario con annesso convento. Probabilmente
quel frammento di architrave in marmo decorato con foglie
d’acanto spinoso che si trova all'interno del
Calvario, ornava la porta di questa chiesa.
Anche il grande blocco di marmo che giace al margine
di Porta Mesagne, un tempo con funzione di paracarro
dell’arco stesso, probabilmente era la base per
un leone stiloforo messo a guardia del portone di ingresso
della chiesa di San’Andrea.
Fotogallery
(ph. Gianluca Saponaro) - clicca per ingrandire |
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1 - Semicapitello corinzio in
marmo ottenuto con il riutilizzo di un epigrafe
latina del periodo imperiale, provieniente dal
monastero di S. Andrea all'isola
2 - Semicapitello corinzio in marmo ottenuto
con il riutilizzo di un epigrafe latina del
periodo imperiale, provieniente dal monastero
di S. Andrea all'isola
3 - Semicapitello in marmo con arieti, probabilmente
provieniente dal monastero di S. Andrea all'isola
(XI-XII secolo)
4 - Semicapitello in marmo con volatili affrontati
al ramo di palma, probabilmente provieniente
dal monastero di S. Andrea all'isola (XI-XII
secolo)
5 - Frammento di architrave in marmo a motivi
vegetali, probabilmente provieniente dalla Chiesa
del Carmine (oggi visibile presso il Calvario).
6 - Blocco in marmo nei pressi di Porta Mesagne,
probabilmente la base di un leone stiloforo
una volta all'ingresso della chiesa di Sant'Andrea
all'isola. |
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Lavoro di ricerca
ideato ed avviato da Mario Carlucci
Elaborazione ed integrazione testi a cura di Giovanni
Membola
Coordinamento e consulenza storica del prof. Giacomo
Carito
Foto di Mario Carlucci e Giovanni Membola
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Bibliografia
-
Nicola Vacca. Brindisi
ignorata. 1954
- Pasquale Camassa. Guida di Brindisi. 1897
-
Ferrando Ascoli. La
Storia di Brindisi. (Ristampa anastatica
1886)
- P. Cagnes - N. Scalese. Cronaca dei Sindaci
di Brindisi - 1529, 1787. (Ristampa 1978)
-
Giacomo Carito. Brindisi
Nuova Guida. 1993
-
Antonio Mingolla. Anonimi
e desueti paracarri nel centro storico di
Brindisi. 2010 (link)
-
Giacomo Carito. Ottone
di Grecia, Brindisi e il risorgimento ellenico
in Rassegna Storica del Mezzogiorno
n. 1. 2016
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Note
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Il pitagio
nel XVI secolo era un piccolo agglomerato
di fabbricati nelle vicinanze di un edificio
religioso, pubblico o privato, l’insieme
di questi abitati costituiva il rione. Già
dal secolo successivo la definizione pitagio
(pictachio) è stata sempre
meno utilizzata sino a scomparire del tutto.
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