LE STORIE DELLA NOSTRA
STORIA
IL
CINEMA TEATRO MAZARI
Solo mezzo secolo di storia
per uno dei luoghi dello spettacolo rimasto nel cuore
di tanti brindisini, che lo ricordano con nostalgia
Il Cinema Mazari - 1956
Erano trascorsi appena
sette anni dalla demolizione del Teatro Comunale "G.
Verdi", e poco più di dieci dalla distruzione
della Torre dell'Orologio, quando a Brindisi venne perpetrato
l'ennesimo abbattimento di uno straordinario complesso
architettonico costruito e attrezzato per rappresentazioni
sceniche, il Cinema Teatro Mazari. Le motivazioni
che spinsero a tale decisione gli amministratori locali
di quella sciagurata stagione demolitiva erano più
o meno sempre le stesse: "il risanamento urbanistico
dell'intera area", oltre ovviamente alle consuete
giustificazioni da portafoglio. Al posto dell'elegante
edificio compreso tra piazza Anime, via Santa Lucia
e Piazza del Popolo sorse un alto palazzo dove, nei
locali del piano terra, oggi c'è un supermercato
della grande distribuzione organizzata del canale discount,
ma viene ricordato soprattutto per aver ospitato per
lunghi anni la "mitica" Standa.
Il raffinato edificio
in stile Liberty (tendenza architettonica molto in voga
all'epoca in tutta Europa) era stato progettato dal
noto ingegnere Telesforo Tarchioni su iniziativa
dell'avvocato ed impresario teatrale Arturo Mazari,
il giovane ed "appassionato cultore di musica"
era stato uno dei principali protagonisti dell'apertura
ufficiale del Teatro Comunale (1903), rischiando in
quegli anni i propri capitali per dare finalmente alla
città una serie di rappresentazioni liriche importanti.
La sera del lunedì 11 maggio 1914 "il
grazioso teatrino, messo con gusto fine ed aristocratico"
e capace di ospitare cinquecento posti di platea, centocinquanta
di anfiteatro su due piani e cinquanta posti in piedi,
venne inaugurato con la rinomata compagnia diretta dall'avvenente
ed elegante artista napoletana Jole Baroni -
definita dalla stampa locale "voce simpatica
e potente" - in scena con l'operetta di Franz
Lehar "La Vedova Allegra", uno spettacolo
che ottenne un notevole successo, ribadito dagli applausi
scroscianti del numeroso e "sceltissimo" pubblico
presente. Tutti gli artisti del gruppo furono continuamente
chiamati al proscenio con insistenti ovazioni, così
come al maestro concertatore Ugo Leto. Numerosi
resoconti nazionali dell'epoca ricordano la notissima
Compagnia e l'entusiasmo suscitato dalle loro "attraenti"
rappresentazioni.
Un plauso fu riservato anche ai tre installatori-elettricisti
brindisini, Teodoro Vecchio, Adolfo Scarano
e Umberto Piliego, abili nel realizzare un riuscitissimo
impianto di luci, da tutti ammirato.
Il Cinema Mazari. Interno (ph.
collezione Giancarlo Cafiero)
Successivamente, dal
23 al 26 maggio, si esibì sul palco del Mazari
un'altra rinomatissima compagnia partenopea, quella
di "Vaudevilles" diretta dal celebre canzonettista
e attore brillante Nicola Maldacea, ideatore
ed interprete indiscusso del fortunato genere di rappresentazione
teatrale della "macchietta". Con il suo spettacolo
di varietà comico-sentimentale, fatto di brani
cantati e di balletti, mandò in visibilio i brindisini
per quattro serate grazie alla sua tipica spontaneità
caricaturale, ottenendo una ragguardevole affermazione.
L'ottimo riscontro di pubblico, attratto anche dalla
"mitezza dei prezzi", portò
i vari imprenditori teatrali a destinare gli spettacoli
di varietà e le operette quasi esclusivamente
in questa accogliente sala, alternando le piacevoli
esibizioni alle proiezioni cinematografiche, con pellicole
scelte e appena "passate" dal Petruzzelli
di Bari. Con l'arrivo del caldo estivo, furono inoltre
apportate con successo alcune modifiche utili a rendere
"ancora più fresco e ventilato" l'intero
ambiente.
Nel periodo a cavallo del secondo conflitto mondiale,
il cinema teatro venne gestito dall'indimenticato Ugo
Di Giulio, qui si esibirono un gran numero di compagnie
di riviste e di avanspettacolo, soprattutto dopo l'8
settembre (data dell'armistizio): molti gruppi teatrali
che si trovavano al sud rimasero in pratica bloccati,
perciò presentarono ripetutamente i loro spettacoli
in questo frequentatissimo ritrovo, come la Compagnia
di Antonio Vetrani che rimase al Mazari per circa sette
mesi. Durante i mesi di soggiorno a Brindisi della famiglia
reale (10 settembre 1943 - 11 febbraio 1944), "la
città divenne una tappa obbligata per i teatranti
[
] che, speravano, sarebbe stato veramente prestigioso
veder seduti alle prime file, tutti quei così
alti personaggi del mondo politico e militare a godersi
i loro spettacoli" (A. Caputo, 2015). Il "Verdi"
era stato requisito dai militari, pertanto gli artisti
di rilievo dell'epoca, come Nino Taranto, Aldo
Fabrizi, Erminio Macario, Renato Rascel,
Wanda Osiris e i giovani promettenti Pinuccia
Nava, Gino Bramieri e Ugo Tognazzi,
trovarono modo di esibirsi sul palcoscenico del Mazari,
l'unico teatro a funzionare grazie proprio all'operosità
del dinamico Ugo Di Giulio, e dare modo ai militari
e alle autorità politiche al seguito dei Savoia
di svagarsi e gioire per qualche ora. Sul grande schermo
del cinema vennero inoltre proiettati alcuni film americani,
il primo fu "Il sergente York" con Gary Cooper,
una pellicola che raccontava proprio dell'alleanza italo-americana
durante la Prima Guerra Mondiale. Erano gli anni dei
colossal e dei nuovi divi d'oltreoceano, come Clark
Gable, John Wayne, Kirk Douglas, James Stewart, Robert
Taylor e Spencer Tracy, quest'ultimo conosciuto da tutti
i brindisini come "Spingi e Trasi".
Cinema Teatro Mazari esterno
(in basso a destra il barbiere Cosimo Marinelli)
Si conservano ancora
i ricordi dei numerosi e divertenti aneddoti capitati
in questa sala cinematografica durante gli anni '50
e '60 del Novecento, quanto ci si divertiva non solo
a seguire i film, ma anche con tutto quello che accadeva
tra il pubblico durante le proiezioni, una sorta di
"spettacolo nello spettacolo". Numerose sono
le testimonianze di chi, giovanissimo, ha vissuto quegli
anni, alcune memorie sono state condivise sui principali
social insieme ai tanti nomi dei personaggi legati a
quella straordinaria realtà: la maschera del
cinema Còcu Panessa; la cassiera Olga,
ricordata come "paffutella e alquanto pelosa",
poi passata al botteghino del cinema Di Giulio; Ferruccio
Aiello, il gestore del bar con annessa sala da gioco;
il simpaticissimo barbiere "mestru" Cosimo
Marinelli, lo si vede in diverse immagini d'epoca
davanti al suo salone, proprio affianco all'ingresso
del cinema; Ciullo e la sua tipica baracca, erano
insuperabili le croccanti castagne abbrustolite, come
anche i ceci e le fave tostate, i lupini all'acqua e
"li nuceddi", una tappa obbligata e fondamentale
per i ragazzi e giovanotti prima di entrare in sala
e seguire il film, anche più volte durante la
serata. Poi all'uscita era quasi scontato andare a gustarsi
la "pizzella" (la mitica fritta) di Romanelli,
una "tradizione" ancora oggi rispettata, o
il gelato da cinque lire nella vicina e rinomata pasticceria
Mazzotta, in via Pozzo Traiano. C'è chi ricorda
persino l'addetto al rifornimento del piccolo distributore
di benzina di lato all'aiuola di Piazza del Popolo,
dove al centro si erge la statua in bronzo dell'imperatore
Ottaviano Augusto, che nel 1935 sostituì il busto
di Garibaldi, andato disperso.
Nel 1967, dopo solamente cinquant'anni di vita, fu deciso
di demolire l'intera struttura e tutti i vecchi fabbricati
adiacenti e alle spalle, un provvedimento necessario
per migliorare l'aspetto urbanistico dell'intero isolato,
anche in questa occasione però la popolazione
brindisina rimase inerme, nessuna iniziativa di dissenso
venne intrapresa dai cittadini o dalle associazioni
culturali per salvare almeno la raffinata sala di proiezione,
così come era già accaduto per il Teatro
Verdi. Le polemiche iniziarono solo dopo, a cosa già
fatte, ma la nostalgia per quei pomeriggi e quelle serate
spensierate e divertenti continua ancora oggi.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.205 del 25/6/2021
Fotogallery (clicca per ingrandire)
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