Monumenti
IL MOSAICO PAVIMENTENTALE
DEL DUOMO
L'intero pavimento della cattedrale romanica era
decorato da tessere policrome il cui tema era l'Albero
della Vita con scene originali della Chanson de Roland,
una straordinaria opera datata 1178
Pochissimo rimane
di quello che era il tappeto musivo nel Duomo di Brindisi,
una straordinaria e intrigante opera risalente all'XI
secolo ancora oggi oggetto di studio per molti storici
dell'arte di caratura internazionale. Solo grazie ad
alcune testimonianze e riproduzioni ottocentesche, è
stato possibile elaborare una ricostruzione molto attendibile
dell'intero programma decorativo e figurativo.
Dell'originale mosaico pavimentale rimangono solo alcuni
frammenti emersi durante i lavori di ristrutturazione
(1957 e 1968) in fondo alla navata di sinistra e intorno
all'altare maggiore della chiesa dedicata a san Giovanni
Battista. I tratti superstiti sono fortunosamente scampati
alla distruzione ordinata dall'arcivescovo Raffaele
Ferrigno (1857-75), il rivestimento medievale infatti
aveva molto sofferto nei secoli precedenti per una serie
di situazioni disastrose che ne avevano causato il forte
deterioramento, su tutte il terremoto del 20 febbraio
1746: il violento sisma causò gravi danni all'intera
struttura della Cattedrale, tanto da determinarne la
completa demolizione e la successiva ricostruzione.
Un testo latino, inciso su una lastra marmorea, testimoniava
le motivazioni addotte dall'arcivescovo Ferrigno per
la rimozione dell'antica pavimentazione, superficie
poi rivestita interamente in marmo, sotto il quale si
sono conservati i pochi resti poi venuti alla luce un
secolo dopo.
Duomo di Brindisi, particolare
del mosaico
Alcune fonti documentarie
e una epigrafe perduta, attestano che l'imponente mosaico
fu realizzato per volontà dell'arcivescovo Guglielmo
nel 1178 e copriva l'intera pianta della basilica con
scene non solo religiose ma anche politico-ideologiche,
come l'epica battaglia di Roncisvalle. L'opera brindisina
appartiene ad un gruppo di pavimenti eseguiti in Puglia
tra 1160 e 1178, e ne "conclude la serie, seguendo
nel tempo i pavimenti delle cattedrali di Taranto, Otranto
e Trani". Già nel testo sulla storia
della città scritto nel 1604 dallo storico locale
Giovan Maria Moricino veniva citato l'interessante
mosaico, altre descrizioni furono fatte nel 1754 da
Ortensio De Leo, mentre tra il 1812 ed il 1813
fu lo storico e antiquario francese Aubin Luis Millin
a riprodurre alcune scene su disegni conservati nella
Biblioteca Nazionale di Parigi; quindi, una approfondita
narrazione dell'opera musiva venne pubblicata nel resoconto
del viaggio dell'archeologo francese H.W. Schulz
avvenuto nel 1834, seguita dall'interessante lavoro
del connazionale Émile Bertaux. Da tutti
questi studi si evince che già in prossimità
dell'ingresso si trovava l'imponente "Albero della
vita" sostenuto da due elefanti, che distendeva
i suoi rami su tutta la superfice della navata centrale,
nel cui intreccio si affiancavano numerosi animali (capre,
grifi, volatili e pesci) con alcune scene dell'Antico
Testamento: Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso, il delitto
di Caino, il discorso di Noè a Dio, la costruzione
dell'Arca e la stessa tra le onde del diluvio, Noè
con i figli mentre piantano la vigna e una figura su
una capra affiancata dalla scritta Ascanius. La parte
più interessante era raffigurata nello spazio
superiore della navata, proprio accanto al pulpito,
su una superficie alta due metri e mezzo e lunga undici,
dove erano rappresentate alcune scene del violento combattimento
tra i paladini e saraceni tratte dalla "Chanson
de Roland", il poema epico che trae spunto dalla
spedizione militare di Carlo Magno contro gli arabi
di Spagna: la scena principale mostrava il vescovo Turpino
a cavallo e con la mitra sul capo mentre si volge indietro
nell'intento di reprimere il dissidio tra Orlando (o
Rolando) e Oliviero, quest'ultimo adirato con il compagno
per non aver chiamato in aiuto le truppe amiche attraverso
il suono dell'olifante, quando lo fa è ormai
troppo tardi. Negli altri riquadri venivano riprodotti
Orlando appiedato con il cadavere di un suo compagno
sulle spalle mentre un angelo vola sopra le loro teste,
e gli ultimi momenti di vita di Oliviero (Alivier) con
l'amico Orlando a vegliare su di lui, mentre l'anima
ascende al cielo. Le scene erano inoltre arricchite
di didascalie in francese antico ad assegnare l'identità
dei vari personaggi, fedelmente riportatati dai testi
originali, forse anche in considerazione che il committente
era uno dei quattro vescovi brindisini del XII secolo
di origine francese.
Scene della Chanson de Roland
(Schulz, 1860)
Il mosaico era stato
realizzato con tessere policrome in calcare locale e
pasta vitrea di misura variabile da 9 a 15 mm, disposte
ad "opus tesselatum", lo si nota ancora
nei frammenti superstiti della navata sinistra e sull'altare:
nei primi (protetti da una lastra di cristallo) si legge
la rappresentazione di un tronco d'albero che ha radici
sopra un globo con decorazione a giglio, spinto verso
destra da due uomini, tra cerchi con larghe bordure
e con decorazioni zoomorfe nell'interno. Stessi motivi
sono presenti nella parte del mosaico intorno all'altare
maggiore, con la differenza che gli animali sono anche
all'esterno dei quattro medaglioni e sono movimentati:
cani che mordono cani, uccelli con colli legati, bestie
con code trasformate in feroci teste ed uccelli appaiati
coi colli intrecciati a tralci vegetali. La cornice
esterna rende l'idea di quella che era la curva absidale
originale, poi allargata con la nuova costruzione. Le
quote di livello tra le due zone (navata e altare) si
differenziano di circa ottanta centimetri, ciò
dimostra quanto l'antico presbiterio era più
alto rispetto al resto dell'edificio. Delle scene riprodotte
sui pochi lacerti giunti sino a noi, nessuna appartiene
alla raffigurazione della battaglia di Roncisvalle,
andata purtroppo totalmente perduta, di cui il mosaico
brindisino è stato uno dei primi esempi in ambito
monumentale.
Disegno di Millin del 1813, il
vescovo Turpino mentre seda il dissidio tra Orlando
(che suona l'olifante) e Oliviero
L'intera opera fu
creata da un artista che probabilmente conosceva i pavimenti
di Otranto e Taranto, ma riuscì comunque e realizzare
"una composizione originale sia per lo stile
che per l'inserimento di nuove immagini, come la figura
di Ascanio e per il rilievo dato ad episodi della Chanson
de Roland", pertanto gli studiosi sono concordi
sull'ipotesi che la decorazione musiva di Brindisi non
sia una fedele riproduzione di quella più nota
della Cattedrale di Otranto, ma ne assunse solo alcuni
elementi (il lungo albero a fungere da impalcatura e
guida delle illustrazioni, con alla base i due pachidermi)
né tantomeno sia stata eseguita dallo stesso
autore, il monaco Pantaleone e la sua bottega, nonostante
alcune similitudini. "La sostanziale differenza
tra le due opere consiste, inoltre, nello stile con
cui furono eseguite. Una maggiore scioltezza di segno
contraddistingue le figure brindisine, caratterizzate
da membra particolarmente allungate, corpi inarcati
e a volte contorti, quasi a voler creare un effetto
di dinamicità. Le stesse tessere musive sono
poi disposte più regolarmente sulla superficie,
al contrario di quelle otrantine" (L. De Rosa,
2005).
Il mosaico era strettamente legato alla funzione di
Brindisi durante l'epoca delle crociate: le figure mitologiche
e simboliche, e ancor di più i personaggi raffigurati
in guerra contro i musulmani, fungevano da coraggioso
modello per i soldati riuniti in preghiera prima di
salpare verso la Terra Santa, dando loro motivazioni
di fedeltà al re e alla fede cristiana, da tutelare
a ogni costo e con ogni mezzo, in opposizione a quella
islamica. Inoltre, in epoca normanna "il materiale
epico della Chanson de Roland era stato sottoposto a
un processo di appropriazione da parte della Chiesa
per farlo diventare un canto alla crociata in cui i
suoi protagonisti acquisivano il ruolo di martiri ed
erano addirittura presentati come modelli di fortezza
(Orlando) e saggezza (Oliviero)" (M. Castiñeiras,
2021).
Duomo di Brindisi, particolare
del mosaico
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n. 225 del 19/11/2021
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Bibliografia
» Luisa Derosa, Brindisi: Cattedrale
di San Giovanni in Pavimenti musivi figurati
di chiese romaniche pugliesi. (schede di Storia
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Mau: il mito di Rolando e Roncisvalle tra identità,
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D'Achille, Millin e i pavimenti figurati dell'Italia
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» Nicola
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storica, Trani, Vecchi, 1954.
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