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PER LA SALVAGUARDIA E IL RESTAURO DELLA RETE MOBILE ANTISOMMERGIBILE A PROTEZIONE DEL PORTO DI BRINDISI
di GIUSEPPE MADDALENA CAPIFERRO

Ancor prima dell'ingresso dell'Italia nel I conflitto mondiale, la Germania aveva fatto indiscriminato uso dei propri U-BooT (Unterseeboot), ossia battelli sottomarini, colpendo imbarcazioni mercantili di paesi neutrali, ignorando i codici "cavallereschi" ancora in uso all'epoca, silurando e affondando, il 7 maggio 1915, la R.M.S. (Royal Mail Ship) Lusitania con 1200 morti di cui molti civili (la vicenda determinò l'entrata in guerra degli Stati Uniti fino allora neutrali).
All'inizio della Grande Guerra, la Germania possedeva trenta U-Boot utilizzandoli fino allora, a differenza degli altri paesi, per il controllo territoriale e blocco commerciale. Furono presto dislocati nell'Adriatico quale arma occulta capace di colpire di sorpresa e di fuggire rapidamente dal luogo dello scontro. Le coste dalmate e serbo albanesi, del resto, con le loro insenature deserte, piccoli fiordi e una costa del tutto irregolare, a differenza di quelle pugliesi e salentine particolarmente sabbiose e lineari, favorirono un ottimo nascondiglio per tali mezzi marini.
Gli U-Boot (foto sotto), tuttavia, potevano immergersi fino a 70 mt circa per poche ore, si limitavano a immersioni in fase di avvicinamento al nemico o nel tentativo di sfuggire ai cacciatorpedinieri. La loro arma micidiale era la sorpresa e la possibilità di lanciare siluri (5 o 6 al max) e di liberare in mare con un sistema di sgancio mine galleggianti. Dotati di un cannone da 160 mm, potevano avere una velocità in immersione di circa 16 Km/h e ospitavano un equipaggio di circa 20/40 uomini. Si resero ben presto responsabili d'incursioni minacciose e disseminatrici di torpedini nelle acque antistanti ai porti del basso Adriatico, salentine in particolare.

Nel corso del 1916, la minaccia tedesca nelle acque dell'Adriatico, indusse il capo di stato maggiore, il duca degli Abruzzi Luigi Amedeo di Savoia, a dotare Brindisi, dopo averla dichiarata stazione di I classe, di ventisei idrovolanti (raggio d'azione Canale d'Otranto, costa serbo-albanese-Otranto) con varie navi appoggio e cacciatorpediniere. Il porto è requisito dall'autorità militare per lo stazionamento e la partenza dei navigli da guerra dell'Intesa italo-franco-inglese e adattato alle nuove necessità belliche (hangar Bresciani cui poi si affiancheranno i Savigliano per i dirigibili già presenti lungo la costa Guacina, scivoli per gli idrovolanti, costruzioni logistiche per ufficiali e truppa).
Necessità belliche che richiesero una strategia particolare relativamente alla costante minaccia degli U-Boot. Si realizzò, quindi, una capace flottiglia di drifters (foto a lato) che, già sul finire del '15, partendo per lo più dal porto di Brindisi si assemblavano nel canale d'Otranto tra Adriatico-Ionio- costa greco albanese (linea Otranto-Saseno) per quaranta miglia (circa 71 Km) con un numero di 120 imbarcazioni in turnazione. Si trattava di pescherecci a vapore dei mari del nord, scozzesi per lo più, di una ventina di mt di lunghezza, dotati di un cannoncino a prua e bombe di profondità con reti metalliche di traino sospese in acqua a sbarramento fisso, immerse a 10 mt dal pelo dell'acqua e profonde fino a 50/ 60 mt. Avevano idrofoni per rilevare rumori sospetti dalla profondità e motolancie d'appoggio con posa reti e la possibilità di comunicare la posizione alle unità marittime dei porti di Brindisi, Valona, Corfù. Nel corso della guerra, Brindisi subì undici bombardamenti aerei da parte di cinquantotto velivoli nemici con centinaia di vittime (molti civili) una compromessa economia mercantile e peschereccia e una navigazione extraportuale esterna minacciata dalle torpedini e dalle incursioni dei sommergibili nemici. Il 6 aprile 1916, tre cacciatorpedinieri: Animoso, Bronzetti e Irrequieto, inseguono un sommergibile nemico presso il semaforo di Brindisi mentre tentava far ingresso nel porto interno. Analogo episodio il 9/VI/ 1917, quando tre MAS escono dal porto per inseguire un U-Boot che stazionava nel porto medio. Il 21/VI/1918, 5 MAS nel porto, inseguono un U-Boot nemico che riescono ad affondare a quindici miglia dal castello Alfonsino.

A memoria degli eventi bellici che riguardano Brindisi nel corso della Grande Guerra, va menzionato, oltre ai presidi e ai mezzi militari della Marina (l'arma aeronautica sarà costituita nel 1923) fin qui ricordati (idrovolanti, MAS, cacciatorpedinieri, drifters etc.) la realizzazione di un'efficace rete mobile antisommergibile collocata alla foce d'ingresso del canale Pigonati in continuità con il sito degli hangar Bresciani. Alta circa 8/10 mt. , semovente con complessi sistemi meccanici di manovra, pressoché ignorata dalla storia, fu responsabile di una efficace dissuasione antisommergibile nemica a favore della flotta alla fonda nel porto interno.
Ciò che resta del suo glorioso stato di servizio è ora rappresentato da un cumulo di macerie laterizie crollate per incuria sui sistemi meccanici di ruote dentate e cavi per la movimentazione delle reti. (foto sotto).
Considerando la rarità a oggi del reperto bellico (pochissimi esemplari in Inghilterra e Germania) se ne auspica un restauro che possa preservarlo e restituirlo a futura memoria.

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-> Il motore che proteggeva il porto dai sommergibili (di Giovanni Membola)

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