Monumenti: PALAZZO DE MARZO
Le straordinarie decorazioni
della loggia e il portale in rilievo dell’antico
palazzo De Marzo non passano inosservate ai turisti
di passaggio dalla centralissima piazzetta di Largo
Concordia, un po’ meno ai brindisini abituati
alla visione quotidiana dell’architettura di questo
antico prospetto.
Ubicata nella suggestiva cornice del centro storico
brindisino, la dimora prende il nome dalla famiglia
De Marzo che acquistò l’immobile
durante la prima metà del ‘700 come propria
residenza. Alcuni dei componenti di questa illustre
casata hanno scritto pagine importanti della storia
economica della città tra il XVIII e IXX secolo,
come il dottor fisico Giovanni Donato,
governatore di San Pietro Vernotico nel 1733, e soprattutto
Giuseppe, che da calzolaio “si aveva fatta
qualche commodità di sua industria”,
tanto da acquisire diverse proprietà fondiarie
nella zona di Fiume Grande, assumendo un ruolo finanziario
rilevante nell’intero territorio brindisino. Il
palazzo ed i beni di famiglia passarono per eredità
a figli e nipoti, tra questi anche un certo Antonio,
definito come “mercenario seduttore furbo
ed infedele, dalle qualità d’una volpe”,
segnalato nel 1829 come maestro carbonaro aderente alla
setta dei Liberi Piacentini.
Palazzo De Marzo, immagine d'epoca
Faceva parte delle
proprietà della famiglia anche la vicina chiesa
cinquecentesca di Santa Maria della Concordia,
che ha poi dato il nome all’odierna piazzetta.
La chiesetta era della famiglia Monticelli
quando nel 1883 fu acquistata e demolita dal Comune
di Brindisi per ampliare l'attuale largo. Nulla è
rimasto dell’edificio sacro tranne il dipinto
della Madonna della Concordia, attribuito
al XVI - XVII secolo, oggi conservato nella chiesa di
san Paolo Eremita. La chiesa è stata rappresentata
su un acquerello ottocentesco del leccese Salvatore
Quarta, dal quale si evince la semplicità costruttiva,
il tetto a capriata a tegole e il campanile a vela.
Ciò che rimane dell’antico palazzo ha chiari
ed evidenti riferimenti barocchi, anche se la sua costruzione
sembra risalire ad un periodo precedente (XVI secolo).
Nel settecento, da quanto si legge su alcuni documenti
dell’epoca, era circondato da tre strade pubbliche
e un giardino privato, ed era caratterizzato dal bel
portale sormontato dall’archivolto in rilievo
che ancora spicca sulla facciata, uno dei pochi elementi
architettonici originali rimasti insieme al bellissimo
porticato superiore che contraddistingue la costruzione,
e le due colonne in carparo sovrapposte ed addossate
all’angolo dell’edificio per quasi tutta
l’altezza.
Basterebbe fermarsi
ad osservare questo scorcio del centro storico cittadino
per scoprire la bellezza di un'opera d'arte fatta da
eleganti elementi decorativi di grande pregio, realizzati
con tecniche antiche di decorazione raffinata. Capita
spesso, infatti, di vedere alcuni turisti, ma anche
studenti ed appassionati di architettura antica, fermi
ad esaminare con attenzione i dettagli dei capitelli
finemente lavorati ed arricchiti da figure che reggono
l’archivolto del portale, ma soprattutto la qualità
architettonica del loggiato superiore, dove la galleria
è racchiusa in due arcate divise verticalmente
mediante un pilastro centrale, caratterizzata dal balcone
riccamente decorato da elementi floreali e realizzato
con la tecnica scultorea a traforo.
Palazzo De Marzo, oggi Caiulo
Esisteva un’altra
straordinaria loggia che dal palazzo si affacciava sulla
laterale via Maddalena, ma fu resa irrecuperabile dopo
l’incendio del 5 aprile 1946 durante la sommossa
dei reduci di guerra: i dimostranti in preda all’esaltazione
e al furore, decisero di fare irruzione all’interno
dell’edificio, sede degli uffici dell’esattoria
e delle imposte, ed appiccare il fuoco al carteggio
con l’intento di distruggere gli schedari e le
cartelle di pagamento. Il fuoco si diffuse in tutto
lo stabile causando gravi danni, distruggendo gran parte
dell’edificio e l’intero mobilio (leggi
la storia).. Negli anni successivi fu necessaria
la quasi totale ricostruzione del fabbricato ma non
fu possibile recuperare l’interessante balcone
in pietra di chiaro stampo rinascimentale, al centro
del quale vi era la scultura di una testa umana. Sull’architrave
della loggia era inoltre scolpita una iscrizione in
latino “Huc mei non me ego / Hec ex
meis non ex me omnia”, posta da
uno dei proprietari del palazzo per esprimere la sua
gratitudine verso i suoi antenati e rendere noto che
in quella casa egli fu condotto bambino, infatti la
traduzione è: “qui io non da me venni,
ma i miei mi portarono. Non da me, ma dai miei provengono
tutti questi miei beni”.
Il palazzo all’epoca
dei fatti era legato alla nascente parrocchia Ave Maris
Stella, dopo che Clementina De Marzo,
verso la fine egli anni ’20 del novecento, dispose
l’assegnazione dell’immobile alla chiesa
di Brindisi. Al piano terra venne anche ospitata la
Pretura, trasferita poi nel 1930 palazzo Granafei. Nel
1955 l’edificio fu acquistato dalla famiglia
Caiulo che avviò i lavori di recupero
architettonico.
Testo
di Giovanni Membola
Pubblicato sul settimanale "Il 7 Magazine"
n. 62 del 31/08/2018
Bibliografia:
- G. Carito, Brindisi: Nuova Guida, Brindisi,
1993.
- N. Cavalera, I Palazzi di Brindisi, Schena
Editore, 1986.
- Soroptimist International Club Brindisi, Scoprire
Brindisi: guida alla città, Brindisi, 1997.
- P. Camassa, Guida di Brindisi, Brindisi,
1910.
Fotogallery
- clicca per ingrandire |
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1. Palazzo De Marzo. Esterno (ph.
Mario Carlucci)
2. Palazzo De Marzo. Loggia
3. Palazzo De Marzo. Portale
4. Palazzo De Marzo. Particolare del capitello
sul portale
5. Palazzo De Marzo. Colonna con capitelli figurati
con motivi vegetali
6. Palazzo De Marzo. Colonna con capitelli figurati
con motivi vegetali
7. Palazzo De Marzo. Portale e loggia
8. Loggia dell'antico Palazzo De Marzo su via
Maddalena
(da A. Del Sordo, Vecchia Brindisi tra cronaca
e storia)
9. La demolita loggia su via Maddalena (da G.
Carito, Brindisi Nuova Guida)
10. Dipinto della "Madonna della Concordia"
(ph. Mario Carlucci)
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