La Provincia di Brindisi - MESAGNE
Archeologia
- TERME ROMANE DI MALVINDI
In contrada Malvindi, sulla strada che da Mesagne porta a San Pancrazio
(nei pressi dell'incrocio con la strada provinciale Oria – Cellino)
sono ubicati i resti di un interessante impianto termale
risalente a due fasi costruttive, la prima attribuibile agli inizi del
I secolo dopo Cristo, l’altra ai secoli III – IV d.C.
Resti
dell'impianto termale in localitą Malvindi. (ph. G. Membola 2008)
Con
lo scavo operato nei primi anni '80 sono stati individuati un calidarium,
la sala dei bagni in acqua calda e dei bagni di vapore - riscaldata con
un sistema di risalita del calore da un impianto posto sotto il
pavimento tenuto dal basso dai suspensurae, il tepidarium
- la sala destinata ai bagni in acqua tiepida, e il frigidarium
- camera adibita ai bagni con acqua fredda - dove sono stati rinvenuti
i resti di una vasca.
Un altro vano, utilizzato prima come ambiente riscaldato, venne
successivamente destinato ad ambiente di servizio.
In una delle sale del Museo "Granafei" di Mesagne si conserva la pavimentazione
musiva del tepidarium, un mosaico
costituito da tessere calcaree bianche e nere e da una decorazione
centrale in marmo lunense, che fu rinvenuta in un notevole stato di
disfacimento nel corso di un intervento di scavo attuato nel 1987. Il
tappeto musivo, le cui caratteristiche tecniche e decorative rimandano
al III secolo d. C., presentava varie rabberciature successive con
frammenti di marmo bianco e grigio scuro o con malta, ed č stato,
quindi, oggetto nel 1998 di un restauro e di una conseguente
musealizzazione.
Probabilmente
le acque necessarie al funzionamento dell'impianto termale venivano
convogliate dal vicino canale, ancora parzialmente visibile.
Alcuni
studiosi, sulla base di elementi inerenti le dimensioni dell'intera
struttura e la sua ubicazione in una zona rurale, ipotizzano il
possibile utilizzo pubblico del complesso termale in etą imperiale
romana come punto di riferimento e di sosta (mansio)
lungo l’asse viario che collegava i centri antichi di Oria e di
Otranto, su una direttrice viaria nota come Limitone dei
Greci utilizzata come valida alternativa alla via Appia per
raggiungere Otranto, il cui porto aveva soppiantato in importanza
quello di Brindisi.
Attualmente
l'area archeologica č in completo stato di abbandono, sommersa dai
rifiuti.
Preoccupano le lesioni e quindi i possibili crolli dei muri degli
ambienti portati alla luce con gli scavi archeologici, in quanto non si
č proceduto al restauro e alla manutenzione dei resti scoperti e non č
stato operato alcun tipo di contenimento della spinta del terreno
esterno una volta effettuato lo "svuotamento" delle varie camere.
Gruppi di cittadini sollecitano da tempo urgenti interventi di
consolidamento necessari alla salvaguardia dell’importante complesso
archeologico di etą imperiale.
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