La Provincia di Brindisi - TORCHIAROLO
Valesio - Area archeologica
A circa tre chilometri a nord di Torchiarolo si trovano i resti
dell’antico abitato di Valesio, centro
messapico, poi greco e successivamente romano (Baletium),
ricordato da Strabone come Balesium e da Plinio,
nel I secolo d. C. come “Oppidum” (città
fortificata).
La città si sviluppava nei pressi del canale navigabile “Infocaciucci”,
all'epoca navigabile ed oggi interessante area naturalistica per la
presenza di uccelli migratori, che attraversava l’abitato e lo
collegava al mare Adriatico distante appena tre miglia.
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Veduta
satellitare elaborata dell'area di Valesio:
In giallo l'individuazione della cinta muraria, in azzurro il canale
Infocaciucci,
Il cerchietto bruno indica la posizione del complesso termale
A sinistra il tratto della superstrada Brindisi-Lecce, deviato per la
vicinanza all'area |
Sorge
probabilmente nell’VIII secolo a.C. come insediamento capannicolo,
tracce della frequentazione protostorica si estendono su un'area di
circa 6 ettari a sud e a nord del canale Infocaciucci.
Il suo cinto murario, fatto da blocchi
irregolari, è databile tra il VI e il IV-III sec a.C., originariamente
era lungo poco più di 3 km (3.430 metri secondo i rilevamenti
aerofotogrammetrici), era alto 4 metri ed altrettanto spesso,
racchiudeva un agglomerato urbano messapico esteso su un'area di 83
ettari.
I resti
dell'impianto termale di Valesio (ph. G.Membola 2011)
La città romana è indicata nella Tabula
Peutingeriana con il nome Baletium
e anche come Mutatio Valentia
nell’Itinerarium Burdigalense
del IV secolo, ovvero quando raggiunse la massima estensione ed era
luogo del servizio postale imperiale e stazione di “mutatio” (cambio
dei cavalli) sul percorso della via Calabra che
collegava Brindisi a Otranto (Hydruntum), il
proseguimento della via Traiana che attraversava
l'abitato di Valesio e Lecce (Lupiae).
Della stazione di posta restano alcuni reperti e strutture riferibili
ad un impianto termale di medie
dimensioni, sito in località S.Stefano, un complesso posto al centro
della città ed articolato in modo canonico, con la successione della
sala principale con il mosaico, lo spogliatoio (apodytherium),
gli ambienti del frigidarium con la vasca d’acqua
fredda e le sale riscaldate del tepidarium, del sudatorium
e del calidarium, con i tipici pilastrini a
sezione quadrata (suspensurae) che sorreggevano il
pavimento rialzato e intorno al quale circolava l’aria calda che veniva
dai forni.
Il complesso fu realizzato all’inizio del IV secolo (epoca imperiale
romana) e rimase in uso fino al secolo successivo.
Valesio.
Resti del complesso termale dopo gli scavi del '90
Alla zecca di Valesio sono attribuite le
monete argentee del V o IV secolo a.C. che confermebbero l'importanza
del centro nell'epoca messapica.
Nel II secolo a.C. inizia il lento declino e il centro si riduce in un
piccolo borgo di relativa importanza.
Secondo gli antichi studi di Antonello Coniger e Giacomo Antonio De
Ferraris (XVIII sec.), nel 1157 Valesio fu distrutta dalle truppe
normanne capeggiate da Guglielmo II Normanno
(detto il malo per la sua ferocia), in occasione di una spedizione
punitiva contro il conte di Lecce. Gli pochi abitanti superstiti si
rifugiarono nelle campagne limitrofe, dove costruirono le prime
abitazioni dando origine all'odierna Torchiarolo.
Ridotta a casale, Valesio fu donata ai monaci leccesi, che, sulle
rovine delle terme romane, costruirono una chiesa consacrata a Santo
Stefano, da qui il nome della contrada.
Le
prime indagini archeologiche furono condotte nel 1964 in occasione
della costruzione della superstrada Brindisi-Lecce, deviata
appositamente dal tracciato originario.
Purtroppo l'area
archeologica è stata più volte saccheggiata da tombaroli, in
particolare dopo lo scavo dell’equipe olandese dell’Università
di Amsterdam guidata dal prof. Johannes
Boersma (1989-1990).
I recenti lavori di recupero, valorizzazione e fruizione dell’area
archeologica di Valesio, finanziati nell’ambito dei P.O.R. Puglia
2000-2006 P.I.S. n°12 “Normanno Svevo Angioino” Misura 2.1, sono stati
avviati nel mese di ottobre 2008 e sono in fase di completamento.
La parte delle mura meglio conservate sono la zona a est (località
Masseria Piccola), a sud e a sud-ovest (località Masseria Marange), e a
occidente a poche decine di metri dalla superstrada Brindisi-Lecce.
Oltre alle mura megalitiche e le terme romane, è stata rinvenuta una
necropoli che ha fornito importanti ritrovamenti, come l'interessante tomba
del IV sec. a.C. dove è incisa, su una delle lastre laterali interne,
un rettangolo sormontato da una fiaccola demetriaca con
all'interno l'iscrizione messapica Tobaroas
Damatrioas, che significa "(tomba) della sacerdotessa di
Demetra" (foto a destra),
oggi nelle sale del Mapri - Museo Prov.le Ribezzo di Brindisi (vedi).
E ancora numerose epigrafi, lastre funerarie con iscrizioni messapiche,
monete, vasi in bronzo, in ceramica e a vernice nera, elementi
architettonici in terracotta e in pietra.
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