INAUGURAZIONE
Dopo due anni di lavori di di ristrutturazione e musealizzazione,
il 19 aprile 2009 riapre ufficilamente il Museo Provinciale
Archeologico Ribezzo (MAPRI) di Brindisi.
I lavori, iniziati nel gennaio del 2007, sono stati
finanziati dall’Accordo di Programma Quadro “Sistema
dei Musei” della Regione Puglia per un importo
di 1.846.714 euro (di cui 391.134 euro messi a disposizione
dalla Provincia di Brindisi) più un ulteriore
milione di euro proveniente dal PIS 12 “Normanno
Svevo”.
“E’ un percorso fatto di storia, di oggetti
e di uomini – ha dichiarato il presidente della
Provincia Michele Errico - che abbiamo voluto comporre
come un diario scritto nel tempo. Un diario che serve
a dare una memoria di ciò che è stato
il passato della nostra città e della nostra
provincia per proiettarci nel futuro. Una grande opera
che vuole dare alla città di Brindisi una ricerca
di un’identità che serva come fondamento
per gli avvenimenti futuri” .
Domenica 19 aprile 2009, alle ore 17.30 la cerimonia
di apertura al pubblico del Museo, mentre alle ore 20.00,
presso il Nuovo Teatro Verdi, la proiezione di “Filia
Solis” per la regia di Edoardo Winspeare cui seguirà,
alle ore 21.00, il concerto dell’Ensemble da Camera
dell’Accademia del Teatro alla Scala.
Presentazione in anteprima
per la stampa del Museo (16/04/09), da sx:
Ruggero Martines - direttore generale per i Beni
Culturali della Puglia
Miche Errico - Presidente dell'Amm.ne Provinciale
Giampietro Rollo - Assessore provinciale al Museo
Giuseppe Adreassi - Soprintendente per i Beni Archeologici
della Puglia
Angela Marinazzo - Direttrice del Museo
LA STORIA
Istituito nel 1884 nella sede comunale del tempio di
San Giovanni al Sepolcro (scheda)
per volontà di Giovanni Tarantini(biografia),
il Museo Archeologico di Brindisi raccolse inizialmente
le donazioni di alcuni collezionisti locali e i materiali
rinvenuti in scavi cittadini . Il Museo assunse ben
presto il ruolo di centro culturale della città
grazie all’attività di un gruppo di giovani
intellettuali la cosiddetta “Brigata degli amatori
d’arte” guidati da Pasquale Camassa(biografia),
che dal 1911 ricoprì l’incarico di direttore
onorario del museo. Già ai primi del Novecento,
tuttavia, il tempio di San Giovanni al Sepolcro risultò
insufficiente a contenere i numerosi reperti restituiti
dagli scavi e si avvertì la necessità
di progettare un edificio più adeguato.
Il Tempio di San Giovanni al
Sepolcro adibito a Museo civico
Nel 1934 l’Amministrazione
provinciale di Brindisi formulò alla Soprintendenza
la proposta di costruire una nuova sede del Museo sul
suolo ricavato dall’abbattimento delle abitazioni
che insistevano intorno al tempio di San Giovanni al
Sepolcro. Contestualmente progettò in piazza
Duomo, sul suolo del fatiscente Ospedale civile, la
costruzione del Palazzo della cultura destinato ad ospitare
la Biblioteca Provinciale e il Provveditorato agli Studi.
Durante i lavori di sbancamento dell’area, vennero
rinvenute notevoli testimonianze archeologiche che furono
documentate dall’avvocato Gabriele Marzano,
ispettore onorario del Ministero della Pubblica Istruzione,
al quale va il merito di aver proposto nel 1952 l’istituzione
del Museo Archeologico Provinciale in una ala dell’edificio
in costruzione. Nel 1954, conclusi i lavori, lo stesso
Marzano venne nominato direttore onorario del Museo,
incarico che detenne fino al 1980.
Dal 1971 di intesa con la Soprintendenza Archeologica
della Puglia, il Museo, grazie all’intuito della
dr.ssa Benita Sciarra, ha rivolto il
suo interesse alla ricerca archeologica subacquea. Sono
state, pertanto, effettuate prospezioni archeologiche
subacquee lungo il litorale brindisino, da Egnazia a
Torre San Gennaro, operazioni che hanno restituito copioso
materiale archeologico: ceramica, ceppi d’ancora
in piombo, ancore in pietra, manufatti in bronzo.
Agli inizi degli anni Ottanta lo spostamento in altre
sedi della Biblioteca Provinciale e del Provveditorato
agli Studi ha reso possibile l’attuazione di un
progetto di ampliamento e di un nuovo allestimento delle
sale espositive, rispondendo all’esigenza di esporre
i reperti della collezione Marzano acquistata dagli
eredi nel 1988 e i numerosi reperti venuti dal mare.
Il patrimonio del museo si era pertanto arricchito notevolmente;
mutato era anche l’approccio dell’utente
con tale patrimonio, soprattutto a seguito della scoperta
dei Bronzi di Punta del Serrone nell’estate del
1992 (scheda).
IL
MUSEO
La sistemazione museale comprende reperti che dall’età
preistorica giungono fino al tarda età romana.
La complessità dei contenuti da comunicare e
dei percorsi da seguire ha suggerito la realizzazione
di strumenti visivi a supporto dei materiali esposti.
Lungo il percorso museale si incontrano pannelli caratterizzati
dalla presenza di testi e supporti grafici tali da consentire
la comprensione del contesto storico dei reperti esposti,
in un racconto continuo scenograficamente comunicativo.
Il percorso di visita prende avvio nel porticato
dove sono collocati scenograficamente materiali archeologici
eterogenei: una serie di ceppi d’ancora in piombo,
sculture, stele onorarie municipali, sarcofagi e vari
elementi architettonici dei quali è nota la provenienza,
ma non il contesto. Di grande interesse sono i due capitelli
figurati, testimonianze superstiti della abbazia benedettina
di Sant’Andrea (sec. XI), ubicata all’ingresso
del porto esterno di Brindisi, sulle cui rovine Alfonso
I d’Aragona fece costruire il Castello.
Al piano terra inizia l’esposizione con la Sezione
Antiquaria dedicata alle “ Collezioni
“. La presentazione dei reperti, in questo settore
procede per classi di materiali: ceramica, manufatti
in bronzo, terracotte votive e architettoniche, vetri,
lucerne, monete. Ogni opera ha un messaggio da comunicare;
l’ausilio dei pannelli didattici, con informazioni
sulle forme ceramiche, sull’uso e destinazione
dei vari reperti, aiuta a meglio comprenderli.
Notevole è la collezione di ceramica (foto
a dx) che comprende vasi attici, vasi italioti,
trozzelle vasi sovradipinti policromi, con esemplari
realizzati a partire dal VI fino al III sec. a. C. I
vasi sono caratterizzati da sovradipinture in bianco,
giallo e rosso su fondo a vernice nera. Lungo il percorso
si segnalano manufatti in metallo - fibule, statuine,
lucerne e lamine miniaturistiche con iscrizioni - vetri,
monete e una ricca documentazione coroplastica: matrici,
rilievi fittili, arule, antefisse, oscilla, dischi,
terracotte votive stilisticamente inquadrabili fra la
fine del VII e l’età ellenistica. Ricca
è la raccolta di monete databili dall’età
classica a quella medievale.
L’esposizione prosegue al piano sotterraneo dove
è ospitata la Sezione epigrafica e statuaria
che ha conservato inalterato l’allestimento della
metà del Novecento. La collezione epigrafica
comprende iscrizioni greche, latine e alcune epigrafi
ebraiche.
Sala della Sezione Epigrafica
e Statuaria
Ricca e significativa
è la documentazione epigrafica in lingua latina
che illustra il tessuto sociale, economico, culturale,
nonché politico – amministrativo del municipio
brindisino.
Al centro della sala che ospita il lapidario, sono esposte
le sculture di età romana, provenienti dalla
città. Sono presenti statue decorative di età
repubblicana, statue iconiche e ritratti maschili e
femminili di età imperiale. Si tratta per lo
più di sculture funerarie e decorative pertinenti
a monumenti pubblici e privati.
Ma il Museo, accanto alla tradizione collezionistica
dell’Ottocento e dei primi del Novecento, ha recepito
anche uno straordinario afflusso di materiali archeologici
provenienti da scavi.
Pertanto, il percorso museale, attraverso uno scalone,
prosegue al primo piano in cui sono collocate due sezioni
dedicate rispettivamente alla Preistoria
e alla Messapia.
La sezione dedicata alla preistoria raccoglie i risultati
di varie campagne di scavo effettuate nella provincia
di Brindisi. I reperti esposti,distribuiti a proporre
aspetti diversi della vita e delle attività del
territorio brindisino, sono facilitati nella lettura,
dal riferimento al contesto storico- topografico riportato
su pannelli che accolgono notizie relative ai vari ritrovamenti
avvenuti in provincia di Brindisi. L’ingresso
alla sezione messapica è scandito dalla presenza
di una grande trozzella di destinazione funeraria.
L’itinerario di visita si sviluppa lungo un articolato
percorso in cui le pareti sono trasformate in un racconto
continuo che accompagna il visitatore alla scoperta
dei Messapi, popolazione di antiche e nobili origini
che abitò la penisola salentina a partire dall’
VIII sec. a. C. Le fonti letterarie, ma soprattutto
le evidenze archeologiche ed epigrafiche documentano
la presenza nel brindisino di numerosi insediamenti
messapici, ubicati sia nell’entroterra, che lungo
la costa: Egnazia, Carovigno, Ceglie, Oria, Francavilla
Fontana, Mesagne, Latiano, S.Vito dei Normanni, Valesio. All’interno di ampie vetrine
sono esposti corredi tombali acquisiti attraverso scavi,
donazioni, sequestri.
Lastre funerarie e tomba rinvenute
a Valesio e lastre funeraie di altre aree di epoca messapica
Il percorso espositivo
continua al piano superiore che ospita in quattro sale
la sezione dedicata a Brindisi in età
romana, suddivisa in area urbana e in area
necropolare. Nelle prime tre sale sono raccolte le testimonianze
della città romana: capitelli, sculture, epigrafi,
mosaici, monete provenienti in gran parte da edifici
pubblici e privati. L’ingresso alla sezione romana
è segnato da due capitelli di ordine corinzio
figurato rinvenuti in piazza Duomo e facenti parte di
un sacello dedicato a Dioniso.
Nella stessa sala sono esposti i materiali rinvenuti
nel corso di scavi effettuati nel 1986 a Brindisi in
via Santa Chiara, in prossimità del porto; trattasi
di reperti che attestano la preminenza delle attività
portuali nei rapporti commerciali con l’Oriente.
Sala della Brindisi Romana, con
i capitelli rinvenuti in piazza Duomo
Se l’area del
porto si identificava con i commerci, il centro politico
della città romana si identificava con il foro,
ricco di arredi scultorei, confluiti poi nel Museo.
Una passerella che riproduce graficamente un importante
tracciato stradale, identificabile, con il percorso
urbano della via Appia, conduce idealmente il visitatore
dal foro all’area delle domus,
da identificare, presumibilmente, sulla scorta dell’attuale
documentazione archeologica, con l’insula di San
Pietro degli Schiavoni.
Lungo il percorso sono esposti pavimenti a mosaico,
stucchi e intonaci dipinti ma anche elementi di arredo
domestico: oscilla, grandi dischi marmorei e fittili,
elementi tubolari in osso che servivano da cerniere
per armadi lignei, nonché chiavi in bronzo e
in ferro, di porte, ma anche di scrigni “…
nulla è più misterioso di una chiave antica
di cui non si conosce ciò che abbia racchiuso…”
Il passaggio dall’abitato alla necropoli
è scandito dalla raccolta di monete rinvenute
sia in contesti funerari, che in prossimità di
quartieri abitativi e di aree monumentali e termali.
Numerosi sono gli esemplari della zecca di Brundisium
databili tra la fine del III e il II sec. a. C.
Una
serie di pannelli esplicativi e un grande plastico ricostruttivo
della necropoli di Cappuccini, introducono il visitatore
al regno dei morti ed ai suoi rituali funerari. E’
possibile avere una idea della vita quotidiana, grazie
anche agli oggetti che si sceglieva di porre sulla tomba:
vasi per derrate alimentari , vasi da banchetto , fibule,
monili, cinturoni in bronzo, contenitori da toelette
oggetti oggi riproposti in ampie vetrine.
Il percorso espositivo ha termine con la sezione dedicata
alla archeologia subacquea e ai Bronzi
di Punta del Serrone(scheda).
E’ senza dubbio un itinerario suggestivo quello
che si snoda attraverso quattro sale del Museo. Con
la guida di vasellame, di sculture, di anfore, di ceppi
d’ancora in piombo, di ancore in pietra si ripercorrono
le vicende storiche che hanno visto impegnati il porto
di Brindisi e gli approdi minori a Savelletri, a Giancola,
cercando di coglierne, attraverso un ricco apparato
didattico, le connessioni che la civiltà pugliese,
nella fattispecie brindisina, ha intessuto con il mondo
balcanico, la Grecia e l’Egeo orientale.
Lungo l’itinerario non mancano “effetti
sorpresa”: un grande acquario marino che ripropone
uno spaccato di fondale brindisino e la ricostruzione
in scala di una prua di nave onoraria con anfore in
situ (foto a lato).
In ottemperanza alle
direttive nazionali sull’apertura al pubblico
dei musei, il MAPRI, Museo Archeologico Provinciale
“Ribezzo” di Brindisi, effettuerà
i seguenti orari:
dal martedì al sabato dalle ore 9.00 alle ore
13.00
il martedì pomeriggio dalle ore 15.00 alle ore
19.00
la domenica dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore
17.00 alle ore 20.00
Notizie e testi elaborati
dall'Amministrazione Provinciale di Brindisi
Viaggio
nel Museo di Brindisi a cura di Danny Vitale (Gruppo Archeo Brindisi)
- video di Senzacolonnenews.it