STORIA DELLA FRISA
di Antonio Mingolla
e Danny Vitale (Gruppo Archeologico Brindisino)
Uno dei prodotti
tipici molto apprezzato a livello nazionale, che caratterizza
il sud Italia ed in particolare la Puglia, è
la frisa detta anche
friseddha o frisella.
Si tratta di un particolare pane secco (disidratato)
fatto con grano duro (naturalmente non mancano le
varianti con diversi tipi di farina), ottenuto attraverso
una doppia cottura. Per gustarla deve essere immersa
in acqua fredda (il tempo di immersione ne determina
il grado di durezza, rendendola così adattabile
alle esigenze del commensale); si può guarnire
in diversi modi, dai più semplici: olio di
oliva , sale , origano e pomodoro (spremuto sopra),
ai più complessi: tonno, peperoni, fagioli,
cetriolo e tanti altri modi.
Si tratta di un alimento sano e nutriente e non c’è
salentino che non ne vada fiero.
Alcune leggende
popolari fanno risalire le origini della frisa al
periodo dei Crociati che come sappiamo partivano proprio
dai porti salentini di Otranto, Brindisi ed altri
porti pugliesi per raggiungere la Terra Santa all’inizio
del primo millennio. I numerosi crociati dovevano
intraprendere un viaggio in nave che di certo non
durava pochi giorni, e quindi era necessario un certo
approvvigionamento di cibo che non deperisse velocemente.
Disegno di Antonio Mingolla
La frisella può
essere conservata per un periodo lungo, questo la
rendeva una valida alternativa al pane e cosi diventò
ben presto un vettovagliamento standard dei crociati
, fino al punto che qualcuno la ha definita anche
“pane dei crociati”.
La frisa era ideale per chi viaggiava soprattutto
via mare infatti, fino a qualche decennio fa, in Puglia
(quando il mare era meno inquinato) si usava bagnare
le friselle direttamente in acqua di mare e spesso
veniva usata come “fondo “ per zuppe di
pesce o altri alimenti, addirittura era ottima per
le zuppe di latte. A dettarne la caratteristica forma
fu l’ esigenze di trasportarla. Infatti il foro
centrale permetteva di infilare una cordicella per
il pratico trasporto anche a mò di collana.
Successivamente, grazie al suo pratico utilizzo e
alle sue proprietà gastronomiche, divenne il
tipico alimento dei pescatori.
Diversi tentativi sono stati fatti per comprendere
la derivazione del nome. Secondo il nostro parere
la più probabile è dal latino “Frendere”
ovvero macinare ridurre, in pezzi piccoli, proprio
ad indicare ciò che accade ad essa dopo averla
bagnata.
Per concludere teniamo a precisare come e quanto questo
alimento merita attenzione, non solo per le ben note
qualità culinarie che ci trasmettono i tipici
sapori solari del mediterraneo, ma anche per la “veneranda
età “ e la nobile origine pur appartenendo
alle tradizioni più povere.