BRINDISI ATTRAVERSO LA STORIA
GLI
ANTENATI DEI BRINDISINI
I TURCHI (9^ parte)
I
Turchi erano in origine popolazioni che occupavano vaste
zone dell’Asia nord-orientale ( il nome “turco”
fu loro dato dai Cinesi, col significato di “forte,
possente”). Dal IX secolo emigrarono in Medio
Oriente e si convertirono all’islamismo sunnita.
Furono i turchi ottomani, tribù militare, a dare
inizio, sotto Osman I (1259-1326), all’impero
ottomano, uno dei più grandi della storia, destinato
a durare fino al 1918. Nel 1453, conquistata Costantinopoli
per merito di Maometto II, ne fecero la loro capitale
cambiandole il nome in Istanbul; città in cui
convissero a lungo, più o meno pacificamente,
musulmani, cristiani ed ebrei. L’apogeo dell’impero
fu raggiunto sotto il lungo regno di Solimano I il Magnifico
(1495 - 1566). Ma a Lepanto, il 7 ottobre 1571, i Turchi
subirono una dura sconfitta ad opera di una grande flotta
ispano-veneta-pontificia.
Alla fine del Quattrocento
il Salento bizantino dovette fare i conti con le incursioni
dei pirati turchi: le coste basse, le masserie, i piccoli
centri rurali, erano gli obiettivi delle improvvise
incursioni dei “diavoli del mare”, com’erano
chiamati. La fascia costiera più colpita era
quella che da San Vito dei Normanni va a Otranto e Leuca.
La pirateria, praticata
dalle epoche più antiche, è sempre stata
ovviamente illegale. Legittima, invece, era considerata
la guerra dei corsari, privati che si battevano con
le loro navi in nome e per conto di Stati; i cui sovrani
li autorizzavano alle imprese belliche con le “lettere
di corsa”. Per le loro gesta, alcuni di essi,
come l’inglese Francis Drake (1541 circa –
1596), ricevettero onori, ricchezze e titoli nobiliari.
Il sacco di Otranto
del luglio 1480, ad opera della spedizione turca partita
dalla base di Valona, al comando di Gedik Achmed Pascià,
portò al martirio di 800 cittadini otrantini.
L’anno successivo (settembre 1481), i Turchi furono
sconfitti e cacciati da un esercito armato dal re di
Napoli.
Il porto e la città. Piri
Re'is - 1525
L’espansione
ottomana cominciò a declinare con la battaglia
di Prèvesa del 1538, e quella navale, decisiva,
di Lèpanto (città greca presso Patrasso)
del 7 ottobre 1571. A San Vito dei Normanni fu eretta
dai superstiti della battaglia la Chiesa di Santa Maria
della Vittoria.
Solo per il Salento
e la Puglia continuarono – per altri due secoli
- le incursioni piratesche, o corsare: con le galee
costruite col legname albanese partivano dai porti di
Valona e Durazzo per rifornirsi da noi di viveri e di
schiavi. Furono allora restaurati in gran numero torri
e bastioni, e si rafforzarono i castelli (in particolare
quello aragonese, all’ingresso del porto) per
metterli in condizione di sostenere i tiri dell’artiglieria.
Ancora nel 1804 i pirati turchi catturavano i cristiani.
L’edilizia militare
divenne sempre più un’attività fondamentale
nell’economia locale. La muratura in genere era
per importanza la seconda attività dopo l’agricoltura.
I materiali più utilizzati erano il tufo, il
càrparo, la pietra leccese, e il calcare duro,
da cui si ricavavano selciati e chianche per rivestimenti,
pavimenti, vie interne.
Il commercio degli
schiavi vedeva anche i Turchi vittime: erano presi in
Oriente o sulle coste africane e venduti nei nostri
mercati.
A Brindisi il mercato
degli schiavi aveva luogo sulla banchina del porto;
un altro si teneva a Francavilla Fontana. Gli schiavi
facevano parte anche della dote che si concedeva alla
figlia o alla nipote. Gli schiavi potevano essere liberati,
se accettavano il battesimo; e in questo caso modificavano
il loro nome arabo in uno italiano, oppure, più
spesso, assumevano il cognome del padrone in segno di
riconoscenza (fu questo il caso di un’anziana
schiava del brindisino Crudo, che avrebbe assunto poi
il cognome di Crudomonte). Il 1721 fu un anno particolarmente
intenso per questo tipo di commercio, considerato lecito
a quel tempo e oggetto di regolari rogiti notarili.
Solo il 18 dicembre
1865, alla fine della guerra civile, il Congresso degli
Stati Uniti approvò il 13° emendamento che
aboliva la schiavitù; e solo nel 1878 la Tanzania
(all’epoca Zanzibar), su pressione del governo
inglese, dichiarò la schiavitù illegale.
(fine nona parte)
Testo di Roberto
Piliego
decima parte: gli
Spagnoli
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