LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
CILLO RICCO,
PRASSEDE E IL LORO BAR AUSONIA
La storia di uno dei più antichi e frequentati
caffè di Brindisi, testimone e protagonista
di usi, abitudini e costumi della città che prese
il nome dal traghetto più bello
Con una tazzina dopo
l'altra, tra tradizione e innovazione, si è costruita
la storia di uno dei caffè più amati della
città. In questo modo il Bar Ausonia è
divenuto negli anni un salotto della degustazione e
del tempo libero nel pieno centro cittadino. La gloriosa
attività commerciale prese il via nel 1963 con
una licenza di esercizio acquistata per 450mila lire
da una trattoria che era sul lungomare, e da sessant'anni
continua a rappresentare uno dei principali luoghi di
ritrovo sempre molto frequentato, a qualsiasi ora del
giorno.
Tutto ebbe inizio con Francesco Ricco, il suo
era un sogno, un'idea che diventava sempre più
ricorrente col passare del tempo, una passione che doveva
necessariamente seguire il suo flusso. Riuscì
a realizzare questo desiderio grazie al fondamentale
contributo del suocero Raffaele Manfreda, titolare
del noto negozio di calzature (link),
l'imprenditore volle acquistare il locale in costruzione
e permettere l'apertura di quello che poi divenne uno
dei più apprezzati bar e caffetteria di Brindisi.
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Lingresso del bar Ausonia
negli anni Settanta e nel 2022
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"Cillo"
Ricco aveva provato altri mestieri in precedenza: si
era adoperato in una officina meccanica, poi provò
a fare l'autista di autovetture e a fornire un servizio
di autonoleggio, ma sapeva bene che non era quella la
strada che voleva percorrere. Dopo gli anni della guerra
(era stato al fronte in Libia, rischiando molto), aveva
deciso di aprire un negozio di coloniali sotto il portico
di piazza Sedile, quasi di fronte alla demolita Torre
dell'Orologio, però si lavorava poco. La grande
voglia di aprire un bar era sempre lì, presente
nella sua testa. Aveva anche individuato due piccoli
locali su Corso Roma, fu il suocero a sconsigliarlo
nella scelta e poi a trovargli la soluzione giusta.
Il Caffè Ausonia deve il suo nome ad una delle
tante navi traghetto, probabilmente la più bella,
che negli anni Cinquanta e Sessanta solcavano l'Adriatico
tra Brindisi e la Grecia. L'idea e la scelta furono
di sua moglie Prassede Manfreda, compagna di
vita e ininterrottamente al suo fianco anche nella conduzione
dell'esercizio pubblico. Le immagini d'epoca la mostrano
sempre sorridente alla cassa del bar, attenta e zelante
a gestire clienti e personale, mentre il marito si occupava
principalmente delle varie forniture e della preparazione
dei rinomati gelati, fatti con soli prodotti naturali.
"Nulla a che vedere con quello che si trova
oggi - ci spiega con decisione il sig. Francesco
- si utilizzava solo latte di alta qualità,
aveva tutto un altro sapore, se ne consumavano oltre
venticinque litri al giorno per gelati e cappuccini".
Con il suo tipico grembiulino, Cillo provvedeva anche
all'attenta e scrupolosa macinazione del caffè,
"è necessario saper raggiungere la grana
giusta - afferma - è un fattore determinante
per ottenere un'estrazione ottimale e assaporare tutti
gli aromi dell'espresso". Le miscele venivano
fornite dall'allora piccola torrefazione Quarta che
era all'interno di un bar del centro storico di Lecce,
un marchio divenuto negli anni uno dei simboli dell'intero
Salento. Fu scelto perché si credeva in questo
prodotto, "con Antonio Quarta abbiamo avviato
sin da subito una proficua collaborazione - afferma
- posso dire di aver contribuito, con la mia attività,
alla crescita e al grande successo dei suoi prodotti.
Di caffè ne utilizzavamo più di quattro
chili al giorno, venivano servite 5-600 tazzine di espresso,
senza considerare i pacchi interi che si vendevano ai
privati o ai tanti greci che transitavano da Brindisi".
Prassede Ricco Manfreda alla
cassa
L'Ausonia ebbe sin
da subito un grande successo, fu il primo bar ad avere
una lavastoviglie e divenne rinomato anche per la squisita
pasticceria. Ogni giorno prendevano forma una varietà
di creazioni artigianali poi esposte in maniera gradevole
nelle vetrine, pronte a deliziare i palati più
golosi: torte, dolci e paste in formato classico realizzate
esclusivamente con materie prime fresche e genuine.
Era un autentico punto di riferimento, luogo ideale
d'incontro, dove assaporare una deliziosa colazione
o un aperitivo e stuzzichini veloci. Apriva poco dopo
le 4.30 del mattino e sino all'una di notte lavorava
ininterrottamente, servendo tantissimi clienti. Il primo
era il custode del cimitero, puntuale alle cinque del
mattino a ordinare la sua tazzina di caffè al
banco, non mancava mai. "Poi man mano giungevano
gli impiegati della cooperativa dei portuali, quelli
della Camera di Commercio, i militari della capitaneria
di porto, i vigili urbani, i tecnici della Sip e dell'Enel
e tanti altri ancora" racconta Prassede Manfreda,
all'epoca proprietaria e titolare dell'attività.
"Su una sedia nell'angolo esterno, sotto il
porticato, il distributore di giornali depositava i
quotidiani per la vicina edicola di Vittorio Pezzuto,
e alcuni dei nostri primi clienti prendevano la loro
copia e lasciavano lì i soldi, tutto si svolgeva
con regolarità, nessuno ne ha mai approfittato".
Nel periodo natalizio non potevano mancare gli omaggi
a tutti clienti, e non solo per gli assidui frequentatori,
di solito veniva regalata una bottiglietta da 250 ml
di Vecchia Romagna, molto gradita soprattutto dai collezionisti,
alcuni di loro ne conservano ancora qualche esemplare.
La nota marca di liquore, insieme ad altre famose etichette,
spumanti e bottiglie di pregiati champagne, erano sempre
disponibili in questo bar, "ne ordinavo diversi
pacchi e le pagavo subito, in questo modo riuscivo a
spuntare un prezzo conveniente per me e i miei clienti
affezionati, che venivano per rifornirsi o per ordinare
confezioni regalo e cassette personalizzate".
Prassede Ricco Manfreda alla
cassa
All'esterno si sistemavano
i tavolini, una ventina su Corso Garibaldi, sei sotto
il porticato di via Amena, dove si organizzavano talvolta
piccoli ricevimenti per festeggiare compleanni, battesimi
e prime comunioni. Non sono mancati i personaggi illustri
e tanti volti noti dello spettacolo, sarebbe impossibile
elencarli tutti, soprattutto nel periodo estivo, quando
i turisti di passaggio erano davvero tanti (da Brindisi
partivano più di quindici traghetti al giorno
per la Grecia) e il locale a pochi passi dal molo d'imbarco
si affollava di gente di ogni età. "Questo
non ci spaventava, anzi, si lavorava tanto e bene
- confermano i coniugi Ricco - oltre a noi, qui operavano
altre 5-6 persone tra baristi, aiutanti al banco e camerieri,
era necessario offrire un buon servizio ad una città
stracolma di gente e di vacanzieri, eravamo tanto impegnati
ma anche molto felici". Dell'ampia gamma di
clientela che regolarmente frequentava il bar, facevano
parte dirigenti d'impresa, politici, avvocati e personalità
di spicco della città, ma pure alcuni tra i più
noti contrabbandieri di sigarette di quegli anni, "però
si sono sempre comportati correttamente, rispettavano
gli altri clienti e non hanno mai creato problemi, anzi".
Il segreto è stato anche questo: saper accogliere
tutti, senza mai presentarsi al pubblico come un ambiente
esclusivo o selettivo. Un valido esempio di tanta considerazione
si manifestò in occasione di una chiusura ordinata
per un cavillo burocratico, poi risultato falso: in
tanti si indignarono e chiesero a gran voce l'immediata
riapertura del bar, un evento che suscitò grande
scalpore in città, tanto che dopo solo cinque
giorni l'esercizio riaprì regolarmente.
Francesco "Cillo" RIcco
con la moglie Prassede Manfreda (2022)
Poi i sopraggiunti
problemi di salute impedirono a Cillo di continuare
in questa impegnativa attività, si decise così
di conservare la proprietà e lasciare la conduzione
del bar a due dei loro storici dipendenti, Antonio
Costantini e Osvaldo Caponoce; oggi è
il figlio di quest'ultimo, Carmelo, a gestire l'avviato
esercizio, continuando così la lunga tradizione
di cortesia e professionalità.
Francesco "Cillo" Ricco lo scorso 17 marzo
ha festeggiato il suo primo secolo di vita, ma l'età
per lui non conta, resta sempre quella persona simpatica
ed ironica di sempre, i suoi lucidissimi e numerosi
ricordi, precisi e ricchi di dettagli, sa raccontarli
con particolare trasporto, ascoltarlo è un vero
piacere. Immancabili le sue quotidiane passeggiate al
corso, dove la gente lo riconosce e lo saluta con grande
rispetto, al suo fianco la moglie Prassede, la mente
e l'organizzatrice di tanto successo, una coppia che
ha saputo gestire il rapporto privato e lavorativo in
un perfetto mix fra affinità, condivisione e
complementarità.
La nave Ausonia
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.252del 27/5/2022
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