LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
Fuga
da Smirne – Turchia (1912 e 1922)
La comunità
italiana nell’impero ottomano risultava
numerosa sin dal XIX sec., particolarmente a
Salonicco. Costantinopoli e Smirne (l’attuale
Izmir), città in cui nel 1870 risiedevano
6.000 italiani.
L’afflusso degli italiani era favorito
dai collegamenti marittimi, quali la linea da
Brindisi a Smirne, ma anche dalle condizioni
di priivilegio di cui godeva la nostra comunità
grazie alle capacità ed ai buoni servigi,
nell’amministrazione dell’impero,
nella realizzazione di importanti infrastrutture,
nel commercio e nella manovalanza qualificata.
Tale condizione portò al riconoscimento
della “capitolazione”, ovvero di
una extraterritorialità giuridica, giudiziaria,
finanziaria e fiscale.
La rivolta dei “giovani turchi”
fece alzare il livello di tensione che esplose
dopo l’inizio del conflitto del 1911 e
l’occupazione italiana di Rodi.
Con il decreto del 10 maggio 1912, fu disposta
l’espulsione degli italiani eseguita,
però, non in toto (75.000 erano gli italiani
presenti nell’impero ottomano) per evitare
ritorsioni italiane e delle grandi potenze.
L’esodo
iniziò a maggio e crebbe a giugno, interessando,
a quanto pare, 2.500 persone soltanto fino all’inizio
di giugno.
Molti dei profughi sbarcarono a Brindisi e,
coloro che non vennero dislocati altrove, furono
ospitati nella stazione sanitaria di Bocche
di Puglia.
Su indicazione del Comune fu costituito un Comitato
per reperire viveri e vettovaglie per l’assistenza
ai profughi.
Il Governo
italiano, anche attraverso un ultimatum (3 agosto
1915), richiese il rimpatrio degli italiani
espulsi. Questi ultimi, però, dovevano
già fare i conti con lo scoppio, il 14
agosto, della grande guerra e con la revoca
della “capitolazioni”, preludio
per il divieto di espatrio.
L’ultimatum fu il pretesto per la successiva
dichiarazione di guerra all’impero ottomano.
Mentre la comunità italiana continuava
ad essere ostaggio dello smembrato governo turco,
l’Italia manteneva vivi i rapporti commerciali
e turistici, in primo luogo con Smirne, che
si voleva trasformare in un porto franco: Brindisi
in questo caso era un nodo focale.
La guerra greco-turca e l’incendio di
Smirne furono la miccia esplosiva in danno della
comunità italiana: il 16 settembre 1922
iniziò un nuovo esodo.
Il 20 settembre
giunsero a Brindisi le navi Barletta, Quirinale
e Sardegna (ripartita da Taranto), con a bordo
complessivamente 3.000 profughi, che furono
ospitati nel campo disinfestazioni di Materdomini,
nella stazione sanitaria di Bocche di Puglia
ed in locali di comandi militari.
Il re destinò 10.000 lire ed il Papa
50.000 lire per gli aiuti.
Fu però ancora una volta la città
a sostenere il vero peso dell’accoglienza.
(Sx): Roma
6 marzo 1912. Il Ministro della Marina Pasquale
Leonardi Cattolica ringrazia il sindaco di Brindisi
Giuseppe Barnaba per l'accoglienza riservata
agli italiani profughi di Smirne e, tramite
la Commissione delle prede, dichiara confiscato
il piroscafo ottomano "Sabak" catturato
dalle torpediniere di stazione nel porto.
(Dx): Brindisi, 29 settembre 1912. Invito del
sindaco di Brindisi Giuseppe Barnaba ad alcuni
esponenti degli enti di assistenza a partecipare
alla costituzione del Comitato per la raccolta
fondi in favore dei profughi da Smirne.
ASBR, Archivio Storico del Comune di Brindisi
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