LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
1956,
l’ultima fuga dall’Egitto: come
ladri nella notte
Il dramma
della comunità italiana in Egitto, in
fuga dal 1956, è ben descritto da Caterina
Delburgo nel libro autobiografico “Come
ladri nella notte”.
Il 26 luglio 1956, il premier Nasser nazionalizzò
il Canale di Suez, ufficialmente per imporre
dazi utili alla costruzione della Diga di Assuan.
Ma, contemporaneamente, furono rimossi i presidi
inglesi e fu impedito l’accesso a navi
israeliane bloccando di fatto il porto di Eilat.
Il 29 ottobre gli israeliani occuparono il Sinai;
il 31 ottobre inglesi e francesi occuparono
il Canale di Suez.
La Delburgo
ricorda l’improvviso arresto del padre
e della zia, agenti della Philips a Il Cairo,
perché considerati sionisti, ed i giorni
successivi sono i ricordi di una bambina che
non capiva cosa fosse accaduto: all’improvviso,
la “scomparsa” del padre e della
zia, il coprifuoco ed i bombardamenti, la fuga
“dovemmo scomparire in silenzio, come
ladri nella notte” sottolinea l’autrice.
Sessantaquattro espulsi, tutti ebrei di nazionalità
italiana: anziani, donne e bambini, furono derubati
degli oggetti d’oro che avevano addosso,
prima di partire con la nave “Achylleos”.
Uscendo dalle acque territoriali, dopo l’allontanamento
dei poliziotti egiziani, dalle stive comparvero
gli italiani arrestati, fra cui il padre della
Delburgo.
Dopo un faticosissimo viaggio la nave giunse
a Brindisi il 29 novembre.
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(Alto a Sx) 29
novembre 1956. Articolo de La Gazzetta del
Mezzogiorno sull'arrivo a Brindisi di 420
ebrei profughi dall'Egitto a bordo della
nave "Achilleus".
(alto a dx) 1956. Articolo sui ringraziamenti
dell'ambasciatore di Svezia e del Presidente
dell'ENI al Sindaco di Brindisi per l'accoglienza
riservata agli ebrei profughi dall'Egitto.
(in basso a dx) 17 novembre 1956. Articolo
de La Gazzetta del Mezzogiorno sull'arrivo
a Brindisi di 300 profughi dall'Egitto a
bordo della nave "Angelica". |
I
profughi restarono a bordo della nave dall’alba
al tramonto per i controlli burocratici e ricevettero
la visita dei giornalisti.
Sul molo c’erano camion militari ad attendere.
La piccola Delburgo chiese al padre qualcosa
da mangiare ed egli, che aveva pochissimi soldi,
si recò al bar, ove ordinò latte
e brioches per la bambina. La Delburgo scrive
che, avendo la conferma che erano scesi dall’Achylleos,
il cassiere rifiutò i soldi del papà
e ben presto quel bar fu pieno di profughi,
che si rifocillarono gratuitamente. Ma non finì
così: anche tutti i facchini del porto
rifiutarono il loro compenso “la loro
solidarietà ci infuse coraggio e fiducia”.
Ancora una
volta, come in tanti casi precedenti, la macchina
dell’accoglienza a Brindisi fu attivata
rapidamente e la famiglia Delburgo, con tantissimi
altri profughi, fu ospitata, fino all’inizio
del 1957, nella stazione sanitaria di Bocche
di Puglia.
Lì Caterina scoprì una fitta pineta:
non avendo mai visto alberi così vicini
li chiamava “foresta”; scoprì
la grandine, che scambiò per neve, ma
soprattutto conobbe l’importanza della
solidarietà per entrare nel mondo per
lei così diverso.
Roma 1956. Disegno della
Stazione Sanitaria Marittima di Bocche di Puglia
a Brindisi
redatta dal prof. arch. Domenico Sandri (progetto
non realizzato). ASBR, Genio Civile
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