LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
IL PORTO DI BRINDISI
NEL DIPINTO DI PHILIPP HACKERT - 1789
Un paesaggio epico,
animato da figure popolari, un vero e proprio spaccato
di vita quotidiana nel porto di Brindisi alla fine del
settecento.
La fedele rappresentazione è del pittore prussiano
Jacob Philipp Hackert (1737 - 1807),
un dipinto realizzato nella seconda metà del
1789 su incarico del re Ferdinando IV di Borbone,
una commissione che comprendeva la riproduzione dei
principali porti del Regno di Napoli, così come
aveva già fatto il re di Francia Luigi XV quando
nel 1753 incaricò il pittore Claude Joseph Vernet
di eseguire una serie di vedute dei porti di Francia.
Per ritrarre gli scali pugliesi l’artista viaggiò
per circa tre mesi in tutti gli approdi delle tre estreme
province orientali del Regno di Napoli: la Capitanata,
la Terra di Bari e la Terra di Otranto.
La paesaggistica dell’artista - definita “di
severo gusto classico” - ebbe particolare
fortuna nel regno: Hackert ritraeva sin nel minimo particolare
i luoghi, esplorava a fondo ogni zona proprio per soddisfare
l’interessamento del sovrano ad ogni dettaglio
del suo regno. Pertanto il risultato è talmente
realistico da poter essere assimilato ad una vera e
propria immagine fotografica dell’epoca.
Jacob Philipp Hackert. Baja e
Porto di Brindisi. 1789
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Siamo nel decennio
successivo alla riapertura del canale borbonico (oggi
canale Pigonati) che permise alla città di riappropriarsi
– almeno in parte - del porto interno. Un lavoro
di bonifica che non sortì gli effetti sperati.
Infatti, il progetto ideato e diretto dal tenente colonnello
del Genio dell'esercito Andrea Pigonati affiancato dal
matematico Vito Caravelli, avviato nel 1776 e concluso
dopo due anni, nove mesi e ventidue giorni, causò
nel giro di pochi anni il progressivo intasamento dell’apertura,
la ricomparsa delle paludi nel porto interno (in particolare
nei pressi di Ponte Piccolo e Ponte Grande) e il conseguente
ritorno delle malattie malariche che avevano già
ridotto la città ad un “oscuro villaggio”
popolato da poco più di seimila misere anime
(leggi
scheda).
In effetti nel dipinto le navi
più grandi sono tutte raffigurate nel porto medio,
più o meno in corrispondenza dell’attuale
località tra Fontanelle e Marimisti, dove per
secoli sono stati costretti ad ormeggiare i velieri
di medio e grosso tonnellaggio impossibilitati ad entrare
nel porto interno proprio per la scarsa profondità
dei fondali e per l’intasamento del canale d’ingresso.
Jacob Philipp Hackert. Baja e
Porto di Brindisi. 1789.
Particolare delle navi ormeggiate nel porto medio, oltre
il canale borbonico
Si nota, infatti,
la presenza di una sola imbarcazione a doppio albero,
il resto sono lance e barchini a remi e a vela che facevano
da spola nel trasporto delle merci (come le botti e
i sacchi portati a spalla o sul dorso di asini, ritratti
rispettivamente in basso a destra e a sinistra) dai
moli interni sino ai bastimenti in attesa oltre il canale
borbonico.
I due fabbricati ai lati del canale erano quelli utilizzati
dalla dogana, all’orizzonte il castello Alfonsino.
Jacob Philipp Hackert. Baja e
Porto di Brindisi. 1789.
Particolare dell'unica nave di medio tonnellaggio presente
nel porto interno
La scena, sotto
l’ampio cielo parzialmente annuvolato, mostra
portuali, marinai e gente comune nei caratteristici
costumi dell’epoca mentre lavorano, discutono
o si riposano.
Jacob Philipp Hackert. Baja e
Porto di Brindisi. 1789.
Particolare dell aportuali, marinai e gente comune nei
costumi dell’epoca mentre lavorano, discutono
o si riposano
Il porto è
raffigurato solo nella parte centrale, mancano proprio
quelle zone dove le paludi erano tornate a creare seri
problemi sanitari. Infatti, secondo alcuni studiosi,
se da una parte il pittore offre una testimonianza corretta
della posizione dei porti e degli edifici, dall’altra
non dà un quadro reale delle loro condizioni.
La rada di Brindisi in particolare “è
piena di fango e soggetta alla piaga della malaria”,
ma l’artista “deve pensare a rassicurare
il sovrano e la nazione e allora ecco che le attività
commerciali che fervono o qualche vascello in più
che carica o scarica appaiono come peccati veniali,
perfettamente leciti e che non infirmano la qualità
della composizione” (Paolo Bembo)
Durante lo stesso
anno (1789) il re inviò a Brindisi gli ingegneri
Carlo Pollio e Carlo Forte proprio per risolvere gli
inconvenienti dell’opera del Pigonati. Per la
cronaca anche questi interventi non sortirono l’effetto
desiderato, solo la forte determinazione della borghesia
imprenditoriale brindisina e la strategia di Teodoro
e Giovanni Monticelli portò a nuovi e definitivi
interventi di sistemazione, opere completate solo dopo
l’unità d’Italia.
Jacob Philipp Hackert
Philipp Hackert,
artista e paesaggista tra i più importanti del
XVIII secolo, molto amico del poeta tedesco Goethe e
pittore di corte dal 1782, realizzò le proprie
opere sulla base di disegni preparatori, oggi conservati
presso lo Staatliche Museeum di Berlino. Il quadro “Baja
e Porto di Brindisi” è un olio
su tela delle dimensioni di 143 x 218 cm e fa parte
dei diciassette dipinti dei porti del Regno custodita
presso la sala dei porti di Puglia nella pinacoteca
della Reggia di Caserta. Dal 20 giugno al 5 novembre
2017 nove di queste opere, compresa la veduta di Brindisi,
sono in esposizione presso la sala Ennagonale del Castello
di Gallipoli.
Bibliografia:
- Paolo Bembo. Jacob
Philipp Hackert pittore di marina in Rivista
Marittima. 2002
- Raffaela Zizzari. Sulle orme di Philipp Hackert
in Viaggiatori in Puglia. 2017
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