LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
IL SARAGO BRINDISINO,
FAMOSO GIA' AI TEMPI DEI ROMANI
L'eccellenza del pesce è stata declamata da Quinto
Ennio nel II sec. a.C.,
le sue qualità organolettiche continuano ad essere
riconosciute ancor'oggi
Da qualche anno, a
qualsiasi ora del giorno e su ogni canale o piattaforma
televisiva, vengono trasmessi programmi gastronomici
dove si riscoprono ricette accattivanti della tradizione
locale proposte con tecniche innovative. I consigli
culinari in realtà venivano dispensati già
nell'antichità attraverso la cultura letteraria
greca e latina, il poemetto più noto è
certamente l'Hedyphagetica, un'opera scritta
in esametri dal padre indiscusso della letteratura dell'epoca,
lo scrittore romano Quinto Ennio (16 luglio 239
a.C. - 8 ottobre 169 a.C.), zio del primo tragediografo
e pittore brindisino Marco Pacuvio. I versi scritti
dal famoso poeta nativo di Rudiae, che a sua volta si
era ispirato ad un trattato scritto dal vate Archestrato
di Gela, sono stati ripresi - anche a distanza di tempo
- da altri importanti scrittori come Catone,
Apicio, Apuleio e Orazio. L'importante
testo latino fu scritto intorno al 189 a.C. (due secoli
prima dell'età augustea) per celebrare le specialità
alimentari di tutto il Mediterraneo, tra cui gli "innumerevoli
generi di pesci" più rinomati sulle tavole
dei romani con i riferimenti alle relative località.
|
|
La pasca nell'antichità
|
Quinto Ennio
|
Nei soli tredici versi
dell'Hedyphagetica giunti sino a noi, è citato
il sarago brindisino, un pesce da sempre ritenuto eccellente
sia per il sapore che per le qualità delle sue
carni: "Brundisii sargus bonus est; hunc magnus
si erit, sume" (buono è il sarago di
Brindisi, se lo trovi grande, compralo), un consiglio
fondamentale per gli appassionati di arte gastronomica
dell'epoca, rimasto valido anche a distanza di millenni.
I due esametri di Quinto Ennio riconoscevano altresì
importante attività ittica locale, esistente
da secoli e considerata di alto livello anche molto
prima che vi impiantassero gli allevamenti di ostriche
destinate all'esportazione (leggi).
Il sarago del mare di Brindisi, al pari di tutto il
pescato quotidiano, ha infatti mantenuto intatta la
sua meritata reputazione, ancora oggi è uno dei
pesci più ricercati da ogni tipo di pescatore,
conservando valido il suggerimento dispensato da Quinto
Ennio ventitré secoli fa: deve avere una taglia
rilevante. Lo confermano i tesserati di pesca sportiva
dell'Asd Amici del maredi Brindisi, un gruppo di appassionati
particolarmente attenti all'ambiente e alla tutela del
mare, che rispetta rigidamente la cosiddetta "preda
non valida", ovvero i pesci inferiori a sette,
ma anche a dodici centimetri, che vengono liberati subito
dopo la cattura.
Esemplare di sarago maggiore
Il sarago è
un pesce osseo marino appartenente alla famiglia degli
Sparidi, come i dentici e le orate, nel Mediterraneo
è presente con cinque specie, differenti tra
loro soprattutto per l'habitat, le livree e le dimensioni.
È caratterizzato da una forma ovale, lucida e
compatta dal colore argento vivo spesso ornato da bande
o da macchie scure. Nel nostro mare la specie più
diffusa è il "pizzuto" (Diplodus
puntazzo), così chiamato per il suo tipico
muso appuntito, è un genere portuale in quanto
cerca di entrare nel porto per deporre le uova. Nelle
nostre zone si riesce a pescare con la tecnica della
canna sia nel porto esterno (sulla murata artificiale
della diga di Punta Riso), ma anche nel porto medio
e in quello interno nel periodo che va da febbraio a
fine giugno, una scelta sostenibile poiché così
è rispettata la fase riproduttiva. Segue il sarago
"fasciato" (Diplodus vulgaris), che
si trova di solito in mare aperto o nei pressi di una
scogliera in ogni periodo dell'anno, generalmente più
apprezzato del precedente, anche se il sarago più
ambito è certamente il "maggiore" (Diplodus
sargus), specie considerata molto pregiata per la
qualità delle sue carni. Questo genere di sarago,
che può raggiungere o superare anche i due chili
di peso, viene di solito pescato nei pressi di una scogliera
e delle spiagge, soprattutto con il mare mosso quando
entra in frenesia alimentare e si avvicina agli arenili
alla ricerca di cibo nel bel mezzo della schiuma. È
di taglia più ridotta invece lo "sparaglione"
(Diplodus annularis), meglio conosciuto a Brindisi
come "sparatieddu", per questo motivo
è il meno ricercato e si trova ad un prezzo più
basso rispetto agli altri saraghi. In passato era molto
presente ovunque nel nostro mare, ma negli ultimi anni
è diventato raro, nonostante sia piccolo (difficilmente
supera i 20 cm) e poco richiesto. Il "faraone"
(Diplodus cervinus) è la specie più
rara, da diversi anni sembra ormai scomparsa dall'Adriatico,
lo si trova ancora sulle coste del nord Africa. Tutte
queste specie prediligono acque poco profonde (da 5
a 120 metri) e vengono catturate principalmente con
le reti dei pescherecci, ma anche in subacquea e con
la lenza.
|
|
Cosimo Verardi con il Sarago
fasciato o testa nera
|
Francesco Destino con il Sarago
Pizzuto
|
Il sarago è
amato per le sue carni molto digeribili e ricche di
sali minerali, vitamine e proteine ad alto valore biologico:
in ogni 100 gr di prodotto fresco c'è un apporto
di 103 calorie, è quindi un alimento ideale per
la dieta di sportivi ma anche di anziani e adolescenti.
Però è consigliabile consumarlo quando
è freschissimo, altrimenti perde la sua tipica
fragranza, quindi all'atto di acquisto è necessario
verificare che le squame siano ben aderenti al corpo,
che abbia il ventre turgido e l'occhio chiaro e brillante,
ma soprattutto che la colorazione all'interno delle
branchie sia rosso scura e viva. Questa pregiata specie
ittica è adatta per essere cotta alla griglia
o al forno, ma anche nelle zuppe come rinforzo del sapore.
"La qualità delle carni e il loro potere
nutritivo dipendono in primis da come si nutre -
spiega Francesco Destino, pescatore sportivo
e titolare del gruppo Facebook "Matti per la pesca
Puglia" - è un pesce onnivoro, mangia
di tutto, con i denti è capace di aprire i ricci,
di cui è particolarmente goloso, ma anche di
triturare i gusci delle cozze nere. Le sue carni sono
decisamente più saporite se si ciba di molluschi,
vermi, granchietti e gamberetti, diventano dure e poco
profumate se si alimenta esclusivamente di alghe".
Proprio alcuni anni fa nel Tirreno furono pescati numerosi
saraghi immangiabili, unicamente individui maschi, la
colpa fu attribuita alla presenza di una alga tossica
e invasiva (Caulerpa cylindracea) di cui il pesce
si nutriva, capace di distruggere gli Omega 3 e rendere
la carne stopposa e dura dopo la cottura.
|
|
Francesco Destino con due esemplari
di sarago appena pescati
|
Certamente tutte le
qualità organolettiche del sarago erano già
note e soprattutto gradite agli antichi romani, che
intensificarono il consumo di pesce tra il II e il I
secolo a. C., tanto da occupare un posto di rilievo
non solo nell'alimentazione ma anche nell'economia locale.
Non è difficile immaginare quanto fosse apprezzato
e richiesto da naviganti diplomatici, soldati e ricchi
esponenti della società romana in transito dalla
nostra città: chi si fermava a Brindisi, lo gustava
appena pescato, cotto sotto le braci e probabilmente
insaporito con sostanze aromatiche, com'era di solito
fare in quell'epoca. La raffinatezza gastronomica delle
mense dei patrizi imponeva infatti esclusivamente l'utilizzo
dei pesci marini più pregiati, mentre il popolo
meno abbiente poteva permettersi pesce piccolo di seconda
pescata.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n. 215 del 10/9/2021
Documenti
correlati
» Le
ostriche di brindisine, tanto amate degli antichi romani
» Quando
a Brindisi si pescavano le anguille
|