LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
I TERREMOTI
A BRINDISI
Il racconto popolare narra che la città
è stata "sotterrata sette volte dai terremoti",
un dato storicamente errato che però lascia intendere
come Brindisi abbia subìto numerose devastazioni
dagli eventi tellurici.
Il territorio brindisino oggi non fa parte delle zone
a rischio sismico, ma il passato ha dimostrato che i
movimenti della terra hanno sempre, purtroppo, causato
numerosi morti ed enormi danneggiamenti ad abitazioni
e monumenti. I testi storici ricordano e raccontano
sismi a partire dal XV secolo, ma non si escludono eventuali
fenomeni precedenti.
Nella sua "Guida di Brindisi" del 1897, il
canonico e storico Pasquale Camassa descrive il terremoto
del dicembre 1456 come quello "più
dolorosamente memorabile [...] che rovinò totalmente
la nostra città, seppellendo sotto le sue macerie
l'intera cittadinanza". Angelo Costanzo che
nella sua "Storia del Reame di Napoli" scrive:
"Caddero molte cittadi, e fra l'altre Brindisi,
ch'era popolarissima, che con la rovina coperse, e seppellì
tutti i suoi cittadini, e restò totalmente disabitata".
Il terremoto colpì tutto il regno di Napoli causando
la morte di ben 30 mila persone. Nella "Storia
di Brindisi"di Ferrando Ascoli si legge: "la
solidità dei muri, la robustezza delle colonne,
la resistenza delle volte, a nulla valsero. Dovunque
ammassi di pietre miste a travi, a canne, a masserizie,
a mobilia. Desolazione presente, e miseria futura!".
Il cronista si riferisce certamente alla peste che successivamente
si diffuse in città, completando lo sterminio
di vite scampate al primo evento.
Ma nonostante questi riferimenti bibliografici, studi
recenti hanno avanzato dei dubbi sulla veridicità
di questo sisma. Si crede che per mera svista, la città
fu inclusa fra quelle danneggiate dal terremoto, a prova
di ciò i provvedimenti regi che interessano Brindisi,
e fra questi i celebri privilegi dei re aragonesi, che
non menzionano mai il terremoto come causa dello spopolamento
e della rovina della città. Un ulteriore dubbio
nasce dal fatto che i palazzi medievali ancor'oggi visibili,
e le colonne romane, rimasero integri ad un evento così
forte.
Un'altra forte scossa sismica si è
avuta il 6 aprile del 1667
alle ore 16, che "gettò nella città
lo scompiglio e il terrore. Per grazia di Dio e della
gloriosa Vergine - dice la cronaca - non successe danno".
La terra tremò tre volte l'8 settembre
del 1694, durante un periodo di generale
carestia; erano circa le ore 18 di quel mercoledì
e si festeggiava la Madonna del Casale. Le cronache
dell'epoca raccontano: "... durò per
spatio di un credo posatamente recitato [...] il mare
si sommosse, come se fosse stato una fortuna rotta,
con aver apportato una puzza di fango, che durò
più di mezz'ora continua, con terrore e spavento
di tutti li cittadini. Per gratia di nostro Signore
Gesù Cristo non successe danno alcuno".
Nel 1729 vi furono tre eventi sismici,
il primo il 19 marzo alle ore 9.30
circa "che durò cinque ave Maria";
due giorni dopo (21 marzo) alle ore
14 vi fu una forte scossa che indusse i cittadini a
dormire all’aperto e nelle baracche durante le
notti successive. Pasquale Camassa scrive: "Nei
giorni successivi, per placare lo sdegno divino, si
portò in processione il glorioso Corpo di San
Teodoro e al ritorno dalla processione alla Cattedrale,
il popolo era talmente pigiato nella chiesa, che riusciva
impossibile al Clero di entrarvi per depositare le venerande
spoglie del protettore. In quel mentre si ascolta una
voce. Terremoto! Il popolo esterrefatto cerca di uscire
dalla chiesa per le tre porte, ma era tanta la calca
che molti rimasero pesti e feriti, e vi morirono due
fanciulli e una donna". Il 25 aprile
(lunedì di Pasqua) dello stesso anno la terra
tremò nel cuore della notte, le persone si riversarono
nelle strade e nelle piazze (San Paolo e della Volta);
nella "Cronaca dei Sindaci di Brindisi" di
Cagnes e Scalese si racconta che il popolo ebbe "un
grandissimo spavento, mentre pochi furono quelli che
non l’intesero, e a San Paolo si confessarono
in sino a mezzanotte, come anche il giorno seguente
...". Si viveva già in un periodo difficile,
con la carestia e le malattie contagiose che decimavano
la popolazione con circa 10 morti al giorno.
Nel 1731, appena completati
i lavori di riparazione dei danni causati al Duomo dal
sisma di due anni prima, i movimenti tellurici ripresero
ad angustiare la città: il 17 settembre
alle ore 19, il 25 settembre alle ore
tre di notte e il 18 novembre alle
ore 20.
Una forte scossa che non provocò danni importanti
si ebbe poco prima delle ore 6 del mattino il 31
luglio 1740, ma l'evento successivo è
senza dubbio il terremoto rimasto maggiormente impresso
nella memoria dei brindisini. Era il 20 febbraio
del 1743, quando alle ore 23:24 la
terra tremò in tre scosse consecutive per circa
due minuti complessivi, tanto da distruggere buona parte
della abitazioni e delle chiese. Crollò anche
la facciata del seminario, ed alcune camere dell'episcopio;
nella Cronaca dei Sindaci si legge: "è
stato così spaventoso che ritirandosi il mare,
faceansi vedere aperture della terra, ed il molo di
Porta Reale diviso in tre parti". L'antica
Cattedrale romanica, iniziata nel 1089 con la prima
pietra posta da papa Urbano II e completata nel 1143,
fu dichiarata pericolante e non idonea ad alcuna funzione,
pertanto si decise di smantellare il tetto e di demolire
le navate della chiesa. Questi lavori andarono avanti
nelle settimane successive sino a quando i muri si indebolirono
ulteriormente e metà della struttura crollò
il 20 giugno a mezzogiorno, e alle quattro della notte
successiva seguì il crollo del campanile.
Ha
origine dallo stesso evento sismico del 20 febbraio
il racconto popolare che ricorda il ritrovamento della
statua (macenula) dell'Immacolata sull'ingresso della
chiesa di San Paolo (scheda),
con le mani aperte (originariamente congiunte) e gli
occhi rivolti al cielo, come ad implorare di fermare
il terremoto.
Ritenuta miracolosa per aver dato scampo alla città
da un disastro maggiore, è stata e continua ad
essere molto venerata.
Il sisma del 1743 ebbe grande efficacia distruttiva
più che per la sua forza, per la vetustà
degli edifici e per la carenza di manutenzione.
(Leggi la storia).
Il secolo, dal punto di vista economico, era
stato disastroso e questo aveva avuto riflesso anche
sul piano dell'edilizia.
L'ultimo evento tellurico di forte
rilevanza ricordato dalle cronache è quello del
27 agosto 1888, quando alle 22.30 circa tutta
la popolazione si riversò nelle strade e per
alcune notti preferì dormire in tende poste nelle
piazze, nelle campagne e persino sulle barche.
Immagini nel testo (dall'alto)
- Stampa di G.B. Pacichelli del 1703 (clicca per ingrandirla)
- Statua (macenula) dell'Immacolata della chiesa di
San Paolo
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