LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
13 febbario 1956 - La
demolizione della
TORRE DELL'OROLOGIO
(1764 - 1956)
Alle prime ore del mattino di quel
13 febbraio 1956 un piccolo gruppo di operai edili,
muniti di scale e picconi, si arrampicarono sulla parte
alta della Torre dell’Orologio
ed iniziarono a demolirla, sotto lo sguardo sbigottito
dei brindisini che abitavano da quelle parti o che da
li transitavano.
La Torre dell'Orologio tra le
case tutte demolite per far posto al palazzo dell'Inps.
Le poche maestranze incaricate della
distruzione di uno dei simboli della vita cittadina
di quegli anni venivano tutte da fuori città,
sembra infatti che nessun brindisino fosse disposto
ad abbattere l’amato “tirloci
ti la chiazza”, che dopo quasi due
secoli di vita smise di suonare per sempre.
L’opera demolitrice si completò in soli
tre giorni, durante i quali tutti i cittadini provarono
un forte sentimento di angoscia e di dolore che si ripeteva
ad ogni tonfo prodotto dai pezzi di torre che venivano
giù. Le testimonianze raccontano di un’atmosfera
silenziosa, ormai rassegnata alla scellerata decisione,
ma anche di grande sdegno, rabbia e senso di impotenza
per non essere riusciti a salvaguardare quel monumento
cosìfamigliare, condannato dalla mania distruttiva
che imperversava in quegli anni.Rimasero inascoltate
le vivaci proteste di alcuni brindisini, non molti per
la verità, indignati dalle motivazioni che giustificavano
lo sciagurato abbattimento della torre, qualcuno aveva
proposto di includere il campanile nel nuovo progetto
costruttivo in maniera da poter coniugare l’antico
con il moderno, ma fu risposto - in maniera insensibile,
spocchiosa e fastidiosa – che il progetto era
ormai pronto e non poteva essere assolutamente modificato:
insieme alle vecchie casupole situate nel quadrilatero
tra piazza Vittoria, via Rubini e piazza Sedile, anche
l’elegante struttura settecentesca cadde sotto
i colpi dei picconi per far posto all’insipido
ed anonimo palazzo della previdenza sociale,oggi sede
dell'INPS.
Le varie fasi della demolizione
della Torre dell'Orologio, da sx:,13 feb ore 7:00; 13
feb ore 11:00; 15 feb. ore 10:00
(da La Gazzetta del Mezzogiorno del 15 ottobre 1966)
La Torre dell’Orologio era un
edificio in carparo di stile barocco che si elevava
nel cuore pulsante della città, all’angolo
tra piazza Sedile e via Rubini, una collocazione non
casuale, infatti gli orologi civici sette-ottocenteschi,
in quanto simboli di prestigio, venivano sempre eretti
in luoghi di particolare importanza, come piazze e luoghi
di maggiore aggregazione sociale per la popolazione.
Era stato realizzato tra il settembre del 1763 e aprile
del 1764 in sostituzione della precedente torre danneggiata
con il terremoto del 20 febbraio 1743. Durante il periodo
risorgimentale negli ambienti a piano terra sul lato
dell’attuale via Rubini vi erano le carceri femminili,
mentre sull’ala di piazza Sedile vi erano le celle
per gli uomini, dette “carceri sottane”.
Le finestre quadrate “protette da grosse spranghe”
erano comunque basse e permettevano di scorgere i prigionieri
rinchiusi all’interno, in questo modo era loro
permesso di scambiare qualche parola con i propri famigliari,
nonostante la presenza di una sentinella di guardia.
Qui vennero rinchiusi molti patrioti cittadini, tra
cui Camillo Monaco di Oria, che nell’ottobre del
1853, già a domicilio forzato per aver organizzato
una sommossa, fu accusato di non aver esultato per l’inno
borbonico.
La superficie ridotta del campanile,
quattro metri per quattro, accentuava l’altezza
della struttura che già spiccava sui modesti
e bassi fabbricati circostanti, essa si sviluppava su
quattro livelli delimitati da alti marcapiani: sul portale
del piano terra campeggiava unaltorilievo che rappresentava
l'arme araldica della città, mentre nel piccolo
stanzino vi era la bottega del signor Madonna,
l’orologiaio tuttofare che riparava ogni tipo
di oggetto, a cui veniva affidata la cura e la manutenzionedel
meccanismo; al primo piano spiccava ampia un'epigrafe
marmorea in onore di Giuseppe Mazzini,
affissa dalla massoneria locale il 10 marzo del 1889
in occasione del 17° anno della morte del grande
patriota e politico italiano:
A Giuseppe
Mazzini
la riconoscenza dell'umanità
e della Patria
la famiglia brindisina
testimoniava
A X Marzo MCDCCCLXXXIX
al secondo piano era allocato il quadrante
dell'orologio:le ore erano segnate con numeri romani
ed indicate da due lunghe sfere; il settore,rivolto
sulla piazza, veniva illuminato di sera e per tutta
la notte, divenendo il punto luminoso più alto
di tutta la città, visibile anche da lontano.
Sul livello più alto vi era la cella campanaria
- sormontata dalla tipica cupoletta a fastigio sovrastata
da una piccola banderuola in metallo ad esaltare la
verticalità della costruzione- che ospitava le
due campane in bronzo ed i relativi battagli collegati
al sistema di orologeria, i cui lenti e regolari rintocchi
giungevano puntualmente ogni quarto dell'ora e venivano
uditi in buona parte della città. I tocchi dell’orologio
scandivano la giornata dei cittadini, regolavano la
vita merceologica, civile ed amministrativa di quegli
anni, accompagnando le famiglie nelle loro attività,
un segnatempo collettivo che disciplinava le consuetudini
quotidiane. Non solo, gli anziani riuscivano anche ad
intuire le condizioni meteo o la direzione e l’intensità
del vento dal tipo di suono che gli giungeva.
La Torre dell'Orologio, rare
immagini a colori (a dx ph. di Nuccio Cappello)
La Torre si ergeva al centro della
vita civile, quella che una volta era Piazza dei Nobili,
il salotto elegante e centro amministrativo della città,
una zona ricca di esercizi commerciali e di laboratori
artigianali dove nelle domeniche d’estate, all’imbrunire,
si esibiva una orchestra lirica sempre molto applaudita.
Era questo il luogo di incontro di generazioni di brindisini,
in particolare del ceto borghese brindisino, “quelli
che, in definitiva, orientavano le tendenze politiche,
economiche, associative e ludiche della città”
(A. Caputo, 2008).
L’edificio barocco nei suoi 191 anni e dieci mesi
di vita ha anche visto esultare i brindisini per l'opera
di liberazione del mezzogiorno da parte di Garibaldi
e quando la città venne elevata a capoluogo di
provincia. Non era solo un monumento, veniva infatti
considerato un simbolo cittadino al pari delle colonne
romane, e per questo rappresentato e riprodotto su numerose
cartoline postali.
Ci restano purtroppo solo queste immagini e il mascherone
di Crono che sormontava il quadrante dell'orologio,
un reperto dimenticato per anni nel deposito esterno
del tempietto di San Giovanni al Sepolcro, ma grazie
all’interessamento del Gruppo Archeo di Brindisi
che lo ha fatto restaurare, è oggi esposto nelle
sale di Palazzo Granafei Nervegna.
Nulla rimane degli antichi congegni meccanici, delle
campane o degli altri materiali conservati nell’edificio
al momento della demolizione, perduti per sempre.
Cinque anni dopo, in sostituzione
della torre abbattuta, gli amministratori locali deliberarono
la realizzazione di una moderna torre dell’orologio
inglobata nella struttura del Palazzo di Città,
che però non ha mai suscitato particolare interesse.
Nel 2006, nel luogo dove sorgeva l’antico
campanile, è stato collocato un bassorilievo
in bronzo rappresentante la torre dell'orologio e il
popolo brindisino che si agita ai suoi piedi, realizzato
e donato dal maestro Giuseppe Marzano
al fine di conservare la memoria storica del monumento
e dello scempio operato. La fusione del bronzo per la
realizzazione del pannello è stata ottenuta con
i soldi donati dai brindisini (un euro a testa), un
modo per rimpossessarsi simbolicamente dell’antica
Torre.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.135 del 14/2/2020
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L'orologio nel
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L'orologio nel
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L'orologio nel
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La Torre
e le case |
La torre dell'orologio |
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Il bassorilievo
di G.Marzano |
Il "mascherone"
di Crono |
L'attuale torre
dell'orologio
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