LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
SULLA COLONNA
DI TRAIANO LA PARTENZA PER LA CONQUISTA DELLA DACIA
Ancora vivo il dibattito se l'imperatore partì
da Ancona o da Brindisi nel 105 d.C.
Continua a suscitare
interesse l’identificazione del porto di partenza
della seconda campagna di Dacia rappresentato sul fregio
della Colonna Traiana, che si erge
nel foro dedicato all’imperatore al centro della
città eterna. Nel riquadro della scena 58 del
notissimo monumento celebrativo delle imprese e conquiste
militari di Traiano, è raffigurata
la partenza avvenuta nel 105 d.C. della flotta romana
alla guida del grande condottiero, ambientata in una
città portuale dell’Adriatico, ritenuta
- dal punto di vista iconografico - una delle prime
illustrazioni figurate del porto di Ancona.
A sx: Statua di Traiano - a dx:
Roma. Colonna di Traiano (da .romanoimpero.com)
La scena è
riprodotta sullo straordinario fregio che avvolge a
spirale l’intero fusto della colonna dal basso
verso l’alto, per un’altezza complessiva
di circa quaranta metri e un diametro di quasi quattro
metri, realizzata nel 113 d.C. per rievocare –
come una sequenza di fotogrammi - i momenti salienti
delle guerre combattute per la conquista della Dacia
dal 101 al 106 d.C., un territorio corrispondente all'attuale
Romania e una parte della Bulgaria e dell'Ungheria,
ricco di preziosi giacimenti di metalli preziosi. Con
Traiano l'Impero romano raggiunse la sua massima estensione
territoriale.
Roma. Colonna di Traiano. La
scena 58 in cui è rappresentata la partenza della
flotta da un porto dell'Adriatico
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Nel pannello 58,
esaminato con attenzione da numerosi studiosi, è
raffigurata la partenza di alcune navi militari, triremi
e biremi a vele ammainate, riprodotte con a poppa le
cabine dei capivoga e dei timonieri, il labaro e le
insegne romane, mentre a prua si notano i rostri e le
decorazioni, come il simbolo apotropaico dell’occhio.
La partenza avviene di notte, o comunque al buio, in
alto a sinistra infatti due cittadini si affacciano
muniti di fiaccole accese; doveva esserci vento forte,
lo suggeriscono le onde increspate all’interno
del porto, ma il tutto si svolge con tranquillità
e senza fretta. Sulla nave al centro del riquadro è
rappresentato l’imperatore Traiano, illuminato
da una lanterna pendente e vestito di pesanti chitoni
militari, mentre incita i marinai, attenti ad ascoltare
le sue parole. Nella parte a sinistra della scena la
città ed il suo porto, qui si nota “una
striscia d’acqua, stretta da un molo (o lingua
di terra), alla cui estremità si eleva un arco
a un fornice sormontato da tre statue virili nude”
(V.A. Sirago, 2000), identificati da altri Autori come
Nettuno al centro con ai lati i Dioscuri, i mitici figli
di Zeus, oppure con Mercurio e Portuno. Ci sono due
templi, il primo a sinistra dell’arco, l’altro
sulla sommità di una collina; tra le due colonne
centrali di quest’ultimo edificio vi è
un simulacro con la statua di una divinità femminile
vestita. Di lato si nota un colonnato, mentre un edificio
ad archi, probabilmente un magazzino o un cantiere navale,
è situato nei pressi del porto. Questi elementi
illustrativi, in particolare l’arco romano, la
collina e gli edifici sacri riprodotti nella scena,
hanno permesso ad alcuni studiosi di stabilire che si
tratta del porto di Ancona.
Ancona. Arco di Traiano e sulla
collina la Cattedrale di san Ciriaco
Ma non tutti concordato
su tale ipotesi. La lettura più attenta della
scena che compone il fregio ha dato spunto a diverse
interpretazioni del sito, sarebbero “molti
gli indizi e le ragionevoli valutazioni di carattere
logistico che fanno propendere per Brindisi –
afferma la prof.ssa Tiziana Capriotti in una pubblicazione
del 2015 - per quanto sussistano elementi di difficoltà
anche per questa lettura”. Il prof. Attilio
Degrassi, già nel 1946 in una comunicazione alla
Pontificia Accademia Romana d’Archeologia, ha
rigettando la tesi tradizionale per incongruenza cronologica,
poiché l’arco in questione, dedicato all’imperatore
Traiano ed ancora ottimamente conservato sul molo nel
porto di Ancona, fu innalzato nel 115 d.C., quindi in
un periodo successivo rispetto alla Colonna Traiana.
Inoltre le statue che erano collocate sulla sommità
dell’antico manufatto anconetano, come indicato
sull’iscrizione latina posta sullo stesso monumento,
dovevano rappresentare Traiano al centro, la moglie
Plotina alla sua destra e la sorella Marciana alla sua
sinistra, e non le tre figure maschili che invece vediamo
riprodotte sul bassorilievo della colonna.
L’arco in realtà
poteva essere quello che a Brindisi esisteva sin dal
29 a.C., eretto in onore di Ottaviano dopo la vittoria
navale ottenuta contro Marco Antonio e Cleopatra, avvenuta
ad Azio (costa occidentale greca) due anni prima: era
il secondo arco trionfale di ringraziamento all’autorità
imperiale, il primo venne elevato a Roma e l’altro
a Brindisi, da dove la spedizione era partita e dove
Ottaviano venne accolto trionfante al suo ritorno, festeggiato
dall’intera città con cerimonie che durarono
per ben ventuno giorni.
Inoltre l’altura rappresentata sul fregio potrebbe
corrispondere alla collinetta sulla quale oggi sorge
la nostra Cattedrale, sopraelevata di circa 22 metri
sul livello del mare, dove in epoca romana esisteva
un grandioso tempio dedicato ad una divinità
femminile, probabilmente Diana, come dimostrato dalle
diverse testimonianze archeologiche riscontrate sul
luogo. Sia Annibale De Leo nel 1846, che Gabriele Marzano
nel 1954, avevano ipotizzato la corrispondenza del tempio
riprodotto in alto sulla scena della Colonna Traiana,
con quello che sorgeva sull’attuale piazza Duomo.
Un’altra evidenza a favore di Brindisi è
la presenza di quel vento notturno tipico della Terra
d’Otranto, evidente sull’antico riquadro
e raccontato nei testi da Orazio e da Gellio che da
qui si imbarcarono per la Grecia. Era chiamato “iapyx”,
un vento di terra che aiutava le imbarcazioni a vela
ad allontanarsi dalla costa brindisina alle prime ore
della notte.
Porto di Brindisi visto dall'alto
(da porto.br.it)
Altri studiosi concordano
inoltre sull’inadeguatezza del porto anconetano
“ad accogliere una flotta da guerra delle
proporzioni di quella di cui dovette servirsi l’imperatore
per la seconda campagna dacica, oltre al fatto che sarebbe
stato molto più logico servirsi di Brindisi per
la maggiore vicinanza alla costa dalmata e quindi la
maggior brevità di traversata di un tratto di
mare che tutte le fonti ricordano difficoltoso da questo
punto di vista per la presenza di molte correnti avverse
all’interno di un bacino piuttosto ristretto”
(T. Capriotti). Brindisi infatti è sempre stata
una base militare importante per le campagne militari
orientali, già dal I secolo a.C. era ritenuta
chiave strategica italiana di collegamento diretto con
il Mediterraneo orientale, per questo era duratura l’abitudine
di giungere “comodamente” da Roma a Brindisi
percorrendo la Via Appia, tragitto poi modificato e
migliorato attraverso la variante della Via Appia Traiana,
arteria di comunicazione tra Benevento e la nostra città
realizzata fra il 108 ed il 113 d.C. per volontà
proprio dell'imperatore Traiano, a cui Brindisi deve
molto, su un preesistente tracciato di età repubblicana.
L’identificazione
del porto di partenza della seconda campagna dacica
resta comunque controversa, esistono infatti ulteriori
interpretazioni che preferiscono il porto di Classe,
nei pressi di Ravenna, all’epoca molto ben attrezzato
militarmente, a quello di Ancona o Brindisi.
Uno dei pochi studiosi ad esprimersi con certezza è
stato l’illustre accademico pugliese Vito Antonio
Sirago, che nel suo lavoro ha affermato: “il
riquadro della Colonna indica con esattezza la città
di Brindisi, i cui dati coincidono con i dettagli scolpiti
sulla pietra”.
Giovanni
Membola
per Il 7 Magazine n.64 del 14/09/2018
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