SAN TEODORO - copatrono di Brindisi
SAN TEODORO, UN CULTO BRINDISINO TRA STORIA
E LEGGENDA
Le reliquie del soldato martire, da sempre contese
tra Brindisi e Venezia,
sarebbero giunte a Brindisi nel 1225, in occasione delle
nozze di Federico II
Un
detto vuole che san Teodoro, patrono di Brindisi dalla
fine del XV secolo, sia amante dei forestieri. Ciò
spiegherebbe l'antica e riconosciuta tradizione di ospitalità
tipica della popolazione locale.
Teodoro è stato uno dei primi martiri della storia
del cristianesimo, un giovanissimo soldato dell'esercito
romano vissuto tra la fine del III secolo e i primi
anni del IV secolo, quando era in atto la politica delle
persecuzioni contro i cristiani decise dall'imperatore
Diocleziano (284-305). Tra il 306 e il 308, mentre era
arruolato nella legione Marmarica (Cohorte terza Valeria)
di stanza ad Amasea, l'odierna cittadina turca di Amasya,
venne accusato di professare la religione cristiana
e deferito al giudizio del tribuno: nonostante minacce
e promesse, si rifiutò di obbedire all'editto
che ordinava alle milizie di sacrificare agli dèi
e per questo fu incarcerato. Approfittò della
concessione di un breve periodo di riflessione per continuare
l'opera di proselitismo, riuscì persino ad incendiare
il tempio di Cibele (la gran madre degli dèi),
all'epoca al centro alla città. Rinchiuso ancora
in carcere venne confortato da "celesti apparizioni",
fu poi torturato e condannato alla morte per fame, da
cui sarebbe miracolosamente scampato, perì bruciato
vivo sul rogo.
Durante il martirio,
secondo la tradizione avvenuta il 17 febbraio, Teodoro
"non subì l'offesa delle fiamme, morì
senza dolore e rese l'anima glorificando Dio".
La leggenda racconta che una donna di nome Eusebia chiese
i resti del suo corpo e, cosparsi di vino e unguenti,
li depose in una cassa coperti da un sudario e sepolti
in un suo possedimento nella vicina località
di Euchaita (oggi Aukhat), dove poi fu innalzata una
basilica frequentata per secoli da numerosi pellegrini,
prima di essere distrutta dagli arabi invasori.
Il culto del terzo "soldato santo" dell'Oriente
- dopo san Giorgio e san Demetrio - si diffuse rapidamente
in tutto l'impero bizantino così come in Occidente,
divenne patrono dei militari, dei soldati e delle reclute,
fu invocato anche come protettore di Venezia ancor prima
di san Marco. Nella città lagunare nel 1267 sarebbero
arrivate altre presunte reliquie del santo, oggi custodite
nella chiesa di san Salvator, l'evento contribuì
allo sdoppiamento della figura in due santi martiri,
una sorta di dissociazione iniziata tra il VII e il
IX secolo, quando al milite "Tirone" (dal
greco tyron = soldato) venne affiancata la figura di
un altro Teodoro, questa volta un generale di Eraclea,
noto anche come Teodoro "Stratelate" (termine
greco che significa "portatore di lancia"),
entrambi torturati e sepolti a Euchaita. Nelle rappresentazioni
d'arte veneziana e bizantina i due santi vengono spesso
raffigurati assieme, affiancati o in maniera speculare,
con la stessa fisionomia (capelli ricci e barba ben
curata), uno con la spada e l'altro con la lancia. A
Venezia san Teodoro è ricordato anche in diverse
altre espressioni d'arte, la più famosa è
la statua posta sulla sommità di una delle due
colonne di piazza San Marco (Colòna de San Tòdaro),
una figura munita di armatura, lancia e scudo, in piedi
sul dorso di un drago.
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Raffigurazione dei due san Teodoro
nell'arte bizantina
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San Teodoro a cavallo con veduta
del porto di Brindisi
(dipinto di Filippo Palizzi del 1840 nel Duomo
di Brindisi)
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Le spoglie del santo
sono conservate nella Cattedrale di Brindisi da ben
otto secoli, qui giunsero - avvolte in uno sciamito
"prezioso anche nei materiali: seta e oro"
- da Euchaita probabilmente nel XIII secolo, forse il
27 aprile del 1210 come vuole la tradizione o più
probabilmente il 1225, come dono offerto alla chiesa
brindisina dall'imperatore Federico II di Svevia in
occasione delle sue nozze con Isabella di Brienne, regina
di Gerusalemme, celebratesi il 9 novembre nella Cattedrale
romanica, proprio nel giorno in cui in Occidente si
officiava la memoria liturgica di san Teodoro d'Amasea
(Tirone). Ma la mancanza di documenti storici ha fatto
proliferare una serie di leggende e narrazioni prodigiose
sull'arrivo a Brindisi delle sante reliquie, che ne
hanno alimentato il culto: la più antica racconta
di una nave ancorata nel porto di Brindisi sulla quale
vi erano le spoglie del santo, tratte in salvo da alcuni
fedeli in Oriente prima di finire in balia dei Turchi,
il bastimento non riusciva in alcun modo a staccarsi
dalla costa, solo quando la "pretiosa merce"
fu portata a terra e "solennemente ricevuta
dal vescovo, clero, e tutto il popolo", la
nave poté riprende il mare. Un'altra versione,
meno antica, riferisce di mercanti veneziani in navigazione
che, vistisi inseguiti dai turchi, decisero di lasciare
i resti trafuganti del santo su un sandalo (piccola
imbarcazione dal fondo piatto), affidando le sacre spoglie
alle correnti che miracolosamente le condussero a Brindisi.
Le reliquie furono recuperate e poste in salvo da un
gruppo di pescatori appena fuori dal porto. Dall'episodio
prende origine il tradizionale Palio dell'Arca, gara
di voga tra skifarieddi, imbarcazioni a remi tipiche
dei pescatori del basso Adriatico, abbinate ai quartieri
della città, che si svolge il primo venerdì
di settembre nelle acque del porto interno. Entrambe
le leggende sono state interpretate come un segno del
santo a voler approdare sulla costa brindisina e del
popolo che accettò la sua protezione.
Antica processione di san teodoro
Le reliquie furono
custodite sino al 1899 in un'arca di cipresso completamente
rivestita con lastre d'argento realizzate nella prima
metà del XIII secolo, su una di esse è
incisa, con rilievi a sbalzo, la scena dello sbarco
e dell'accoglienza da parte del vescovo, che preleva
da una imbarcazione il corpo di un santo aureolato,
a braccia incrociate sul petto, per condurlo nella città
murata difesa da torri, dove si distinguono bene le
due colonne del porto. "L'insieme organico di
questi motivi iconografici, riscontrabile anche nelle
immagini che documentano l'arrivo delle spoglie di san
Nicola a Bari - scrive Teodoro De Giorgio nel suo
interessantissimo volume sulla storia e il culto del
soldato martire - aveva la chiara funzione di certificare
l'avvenuta traslazione e di legittimare il possesso
delle reliquie da parte della sede che le aveva solennemente
accolte".
L'arrivo dal mare del santo martire è alla base
anche della tradizionale processione a mare dei santi
protettori della città, una cerimonia nata nel
1776 dopo i lavori di riapertura del canale di ingresso
al porto, come completamento del culto di san Teodoro,
poi estesa anche a san Lorenzo, proclamato patrono con
decreto della Sacra Congregazione dei Riti il 15 dicembre
del 1961. È questo, da sempre, uno dei momenti
in cui traspare in Brindisi il forte senso di appartenenza
a una comunità sociale e religiosa.
In precedenza, san Teodoro veniva celebrato due volte
l'anno, il 9 di novembre a ricordo del martirio, e il
27 aprile giorno della traslazione da Euchaita, "portandosi
processionalmente per la città con il concorso
de' cittadini tutti, e forastieri" (A. Della
Monaca). Le processioni si compivano anche per motivi
diversi, nel Settecento ne furono organizzate diverse
"pro impetrando pluvia", ovvero per porre
fine a gravi siccità: si pregava l'intervento
provvidenziale del santo al fine di evitare il disseccamento
dei seminati e la morte del bestiame per sete dopo un
lungo periodo senza di precipitazioni. Si chiedeva l'intercessione
del santo patrono, talvolta portato in processione insieme
ai resti sacri di san Leucio e san Pelino, anche per
fermare pestilenze e terremoti. Questo tipo di espressione
devozionale era quasi sempre accompagnata dall'indulgenza,
dal digiuno e dalla preghiera.
Papa in preghiera dinanzi alle
spoglie di san Teodoro (ph. Osservatore Romano)
Il 15 giugno del 2008,
in occasione della Visita Pastorale del Papa, le spoglie
mortali di san Teodoro riposte nell'urna reliquiario
in cristalli di Boemia, hanno ricevuto l'omaggio del
pontefice Benedetto XVI, che dichiarò: "Le
reliquie di san Teodoro d'Amasea, venerate nella Cattedrale
di Brindisi, vi ricordino che dare la vita per Cristo
è la predica più efficace"
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n. 214 del 3/9/2021
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