Monumenti - ALLEGORIA DELLA
PROVINCIA DI BRINDISI
Mario Prayer
Allegoria della Provincia (1949)
quel grande quadro poco conosciuto e valorizzato
Da alcuni anni è
in corso l’interessante rivalutazione storico-critica
di uno degli artisti italiani del primo novecento, il
pittore e decoratore Mario Prayer,
autore di diverse opere compiute in Puglia come il grande
quadro che troneggia nel Salone di rappresentanza
del Palazzo della Provincia di Brindisi.
I
suoi dipinti sono stati per lungo tempo poco considerati
da critici ed appassionati di arte moderna, oggi la
tendenza sembra invertita ed alcuni di questi lavori
stanno suscitando particolare interesse, su tutte le
bellissime decorazioni ad affresco realizzate nel 1924
sulla volta e il registro superiore delle pareti dell’Aula
Magna dell’Ateneo di Bari e quelle che riempiono
le volte della Cattedrale di Potenza. Il fenomeno porta
anche alla riconsiderazione di opere cosiddette minori,
tra cui “L’Allegoria della Provincia
di Brindisi” commissionata nel 1949 dal
Presidente dell’Ente, e futuro senatore della
Repubblica, Antonio Perrino.
Mario Prayer (foto
a sx) è stato un raro esempio di artista
che ha seguito un percorso inverso rispetto ai tanti
meridionali che migravano al nord: nato a Torino nel
1887 e spostato ben presto a Venezia, città d’origine
dei suoi genitori, dove ha frequentato l’Accademia
delle belle arti e conseguito il diploma in pittura
e scultura, si è poi trasferito al sud per stabilirsi
a Bari, dove trovò lavoro e partecipò
ad alcuni concorsi artistici, qui nel 1919 convolerà
a nozze con Giuseppina Marzano dalla
quale avrà ben sette figli. La sua formazione
artistica nel frattempo si era completata nell’Accademia
di Lione, frequentata anche dal fratello minore Guido,
con cui stringerà un lungo e fecondo sodalizio
artistico. Nel 1935 una paralisi al braccio destro,
probabilmente originato dall’assorbimento di piombo
dai colori, non gli impedirà di continuare a
lavorare e a dipingere adoperando principalmente la
mano sinistra.
Mario Prayer. Allegoria della
Provincia di Brindisi (1949)
Salone di Rappresentaznza della Provincia di Brindisi
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La
composizione pittorica realizzata a Brindisi è
stata considerata da Livia Semerari - docente di Storia
dell’Arte Contemporanea nell’Università
di Foggia - come “una sintesi apprezzabilissima
che narra per simboli la bellezza la storia della Provincia”,
rappresentata dalla figura femminile, coronata ed avvolta
in un mantello rosso, che solennemente spicca al centro
del dipinto seduta davanti alla grande quercia, simbolo
di forza e di potenza, i cui frutti sono riprodotti
con gli stemmi dei venti comuni brindisini.
La donna regge nella mano destra uno scettro ed avvolge
con lo stesso braccio lo stemma della provincia, con
l’altro braccio sostiene un libro aperto, poggiato
sul grembo, su cui si legge il termine latino “Brvndisium”;
alle sue spalle, alla base della grande quercia che
dividere in due parti uguali la rappresentazione pittorica,
alcune fronde di alloro, altra pianta caratteristica
del nostro territorio. Sullo sfondo il mare, riprodotto
calmo sulla parte sinistra, dove si riconoscono il Castello
Alfonsino e la Colonna del porto, e agitato sulla parte
a destra, “alludendo chiaramente ai tumulti
del conflitto appena passato, rievocato anche dalle
navi militari che attraversano il porto”
(C. Cipriani). Qui è presente l’altro simbolo
della città, il Monumento al Marinaio d’Italia,
a simboleggiare il ruolo militare svolto dal nostro
porto durante i due conflitti mondiali, l’ultimo
concluso solo quattro anni prima.
La altre sette figure presenti sul dipinto riproducono
le attività lavorative radicate nelle tradizioni
del territorio: la prima da sinistra è una tessitrice,
attività artigianale all’epoca ancora praticata
a Carovigno, comune che ha dato i natali al presidente
Perrino, probabilmente un omaggio a colui che ha commissionato
l’opera; segue una figura femminile seminuda avvolta
in un tralcio di vite dal quale pendono grappoli di
uva, essa rappresenta l’agricoltura, uno dei settori
economici principali della provincia. L’immagine,
che onora anche la bellezza delle donne locali, tiene
ferma sulla testa con il braccio un altro simbolo del
territorio, la tipica trozzella messapica, l’antico
contenitore dalle asole che terminano con quattro rotelle;
in basso alcuni recipienti per la conservazione di vino
ed olio e altri prodotti tipici dell’agricoltura
locale.
La terza figura è Mercurio, dio del commercio,
dei viaggi e dei viaggiatori, simbolo della funzione
commerciale e del collegamento con l’oriente del
nostro porto. La divinità è raffigurata
con il caduceo (bastone alato con due serpenti attorcigliati),
con una ruota ed un bagaglio posati ai suoi piedi, mentre
guarda la saggia figura femminile al centro della composizione.
Verso la stessa immagine allegorica è rivolto
lo sguardo di Nettuno, il dio del mare, riprodotto subito
dopo con il tridente e la cornucopia, emblemi rispettivamente
di potere e prosperità, “con la quale
l’artista dispensa alla Provincia di Brindisi
le grandi ricchezze che il mare è in grado di
offrire”. Alle sue spalle un pescatore intento
a tirare una rete da pesca, a celebrare il settore ittico
da sempre importante fonte economica del territorio
brindisino. Completano le tradizionali operosità
marinare le figure dei due carpentieri, o maestri d’ascia,
intenti nel loro lavoro di costruzione e riparazione
navale, “alludendo palesemente alla fiorente
imprenditoria navale brindisina”, che insieme
a quella delle costruzioni aeronautiche, in quegli anni
si stava sviluppando e diveniva sempre più importante.
Sala di rappresentanza della
Provincia di Brindisi (2019)
Il quadro, realizzato
su tela con una tecnica mista di olio e tempera, voleva
quindi celebrare la rinascita della città e della
“provincia laboriosa” dopo gli eventi dolorosi
della seconda guerra mondiale, mettendo insieme monumenti,
oggetti e figure simboliche, anche mitologiche, per
rappresentare principalmente le potenzialità
produttive del territorio.
L’opera è stata compiuta seguendo la tecnica
di “pittura monumentale di tipo muralista”
utilizzata da Prayer nei suoi “programmi celebrativi”.
Sempre secondo l’opinione del prof. Carmelo Cipriani,
l’artista è stato escluso per anni dagli
studi artistici per motivi ideologici “la
sua pittura è apparsa eccessivamente pervasa
dal mito della romanità e dal classicismo visionario
fascista” e per la simbologia espressa nelle
sue composizioni: la sua è stata una “pittura
di tipo figurativo, contraria alla tendenza pittorica
dell’epoca, orientata verso le avanguardie e le
ricerche informali”.
Mario Prayer. Brindisi raffigurata
negli affreschi dell'aula magna dell'ateneo di Bari
Mario Prayer aveva
già raffigurato la nostra città nel 1924
nel grande ciclo di affreschi con cui decorò
l’aula magna dell’università
di Bari, ritenuta la sua opera la più
bella, inserendola tra le figure allegoriche dello stupendo
ciclo dove le principali città pugliesi sono
state personificate con aspetto femminile: “fra
le tante immagini simboliche del ricchissimo e colto
repertorio è individuabile la città di
Brindisi, florida figura di ispirazione classica, con
la fronte ornata di perle, un vascello fra le mani”
(L. Semerari).
Aula Magna Università
di Bari, affreschi realizzati da Mario Prayer nel 1924
Il pittore si affermò
in Puglia e in Basilicata nella pittura, nella decorazione
e nell’arredo, eseguendo tante e complesse opere
in ambito istituzionale ma anche in chiese, edifici
e dimore private. Morì a Roma nel 1959.
Testo
di Giovanni Membola
Pubblicato sul settimanale "Il 7 Magazine"
n. 68 del 12/10/2018
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Bibliografia:
- Livia Semerari, Provincia laboriosa. Mario
Prayer e l'allegoria della Provincia di Brindisi.
Conferenza, Brindisi, 13 novembre 2007.
- Carmelo Cipriani. L’allegoria della
Provincia di Brindisi di Mario Prayer in
Altre Strade n.7 (2006)
- Giuseppe Mancarella. Mario Prayer, decorazioni
da Venezia al Salento in L'ora del
Salento.
- Mariangela Dicillo.I fratelli Prayer:
gli artisti veneziani che si stabilirono a Bari,
per amore, in Barinedita del 4/9/2013
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