LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
La
nascita della Provincia di Brindisi
(Gennaio 1927)
a cura di Roberto
Piliego
La Provincia di Brindisi
fu istituita con il R.D.L. 2 Gennaio 1927 n. 1 “Riordinamento
delle Circoscrizioni Provinciali”, pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale del Regno dell’11 gennaio.
La vita legale della nostra Provincia ebbe così
inizio il 12 gennaio 1927.
L’annuncio dell’istituzione era già
stato dato il 6 dicembre 1926 al Podestà di Brindisi
Serafino Giannelli, con telegramma del Capo del Governo
Benito Mussolini: “Su mia
proposta il Consiglio dei Ministri ha elevato codesto
Comune alla dignità di Capoluogo di Provincia.
Sono sicuro che col lavoro, con la disciplina e con
la fede fascista, codesta popolazione si mostrerà
sempre meritevole dell’odierna decisione del Governo
Fascista. Mussolini”.
Una motivazione più ampia e precisa fu data dal
Capo del Governo ai rappresentanti di Brindisi, Lecce
e Taranto, tra i quali il podestà di Brindisi
Giannelli, che ricevette al Viminale il 15 Gennaio 1927.
“La Provincia di Brindisi l’ho voluta
io e l’ho voluta per vari motivi: per i meriti
acquisiti dalla Città durante la guerra mondiale,
per cui ho deciso che debba sorgere a Brindisi il Monumento
al Marinaio italiano; perché il suo porto, conosciuto
da tutti i navigatori del mondo, è ritenuto il
più sicuro di tutti i mari e di tutti gli oceani;
perché Brindisi è destinata ad un’alta
missione per la nostra espansione; ed infine perché
Brindisi, potente al tempo dell’Impero romano,
dovrà ritornare al suo antico splendore. E però
non è senza significato che oggi la Città
riprenda il posto che le compete nella storia d’Italia,
la quale, per volere della Suprema Divina Provvidenza,
potrà avere delle eclissi, ma non potrà
mai piombare nelle tenebre della notte”.
Il palazzo della Provincia alla
fine degli anni '20
I Comuni che costituirono
la nuova Provincia furono quelli del circondario di
Brindisi (che faceva parte della provincia di Lecce
- scheda),
con l’aggiunta di Cellino San Marco, San Pietro
Vernotico e Torchiarolo, staccati dal circondario di
Lecce; e di Cisternino e Fasano, staccati dalla provincia
di Bari. Tre mesi dopo, con il R.D.L. 31 Marzo 1927
n. 468, furono staccati dalla provincia di Brindisi
i Comuni di Guagnano, Salice Salentino e Veglie (che
avevano fatto parte del circondario di Brindisi), per
essere riaggregati alla provincia di Lecce.
Il primo Prefetto
fu il dott. Ernesto Perez, originario
di Palermo, che giunse a Brindisi in incognito l’11
dicembre 1926.
Con Decreto prefettizio del 12 Gennaio 1927, fu nominata
la Commissione straordinaria che doveva reggere la provincia
fino al 28 aprile 1929, nelle persone del dott. Antonio
Mancarella, vice Prefetto della provincia, in qualità
di presidente; dei componenti prof. Angelo Titi, avv.
Vincenzo Fiori (futuro presidente della Provincia dall’11
aprile 1961 al 15 febbraio 1965), avv. Corrado Panico
(futuro podestà di Brindisi), conte Gerardo Dentice
di Frasso, ing. Antonio Pasimeni e sig. Emilio De Marco.
Le prime riunioni della Commissione furono tenute nel
salone dell’ex Sottoprefettura. Gli uffici provinciali
ebbero sede dapprima nel palazzo Montenegro (scheda),
acquistato per 460.000 lire dalla “Peninsular
& Oriental Steam Navigation Company”; poi
nell’appartamento di proprietà del sig.
Giuseppe Di Totero, alla via Regina Margherita 28; e
infine nell’attuale palazzo di via De Leo 3, realizzato
in buona parte nel giardino dell’ex Sottoprefettura
con una spesa di 560.000 lire.
Stemma e del gonfalone della
Provincia di Brindisi
Lo stemma
e il gonfalone furono concessi alla nuova Provincia
dal re Vittorio Emanuele III, con decreto del 22 settembre
1927, e descritti in un “solenne documento”
del 4 marzo 1928.
Stemma: “d’azzurro, alla testa di cervo
al naturale, posta in maestà, accompagnata in
punta dalla parola BRVN. Ornamenti di Provincia”.
Gonfalone: “Drappo di stoffa
rettangolare, interzato in palo: d’azzurro, di
bianco e d’azzurro, il bianco caricato dello stemma
sopra descritto, con la scritta PROVINCIA DI BRINDISI
in oro, il drappo riccamente ornato con ricami dorati,
attaccato all’asta per il lato corto, mediante
lacci dorati, posti a triangolo ed inchiodati con chiodini
di ottone sopra un’asta, terminata ai due lati
con pomi pure d’oro. L’asta verticale sarà
ricoperta di velluto azzurro, con bullette dorate poste
a spirale, e sormontata da una freccia con gambo di
metallo dorato, con lo stemma della Provincia a traforo.
Sul gambo della freccia inciso il nome della provincia
con la data della sua costituzione. Cravatte e nastri
ricolorati dai colori nazionali, frangiati d’oro,
con cordoni e fiocchi pure d’oro”.
La testa di cervo e la parola BRVN hanno entrambe un’antica
origine. La prima costituiva da sola lo stemma della
città di Brindisi fino al 1845, allorché
furono aggiunte le due colonne (una delle quali era
già crollata il 20 novembre 1528); la seconda
appare sulla più antica moneta brindisina (di
bronzo, risale al III sec. a. C., ha la testa di Nettuno
sul diritto e Falanto che cavalca un delfino con la
scritta BRVN sul rovescio), ed è stata con molta
probabilità il primo nome della città.
Per inciso, la corona di provincia è formata
da un cerchio d’oro gemmato con le cordonature
lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro
e uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona,
incrociati e ricadenti all’infuori.
Così come
stabiliva l’art. 10 del R.D.L. 2 Gennaio 1927
n. 1, si procedette di comune accordo al complesso lavoro
della separazione patrimoniale e del riparto delle attività
e delle passività, in cui furono coinvolte le
province di Lecce e Brindisi soprattutto, ma anche quelle
di Bari e Taranto (costituita, quest’ultima, solo
nel 1923).
Nel 1927, le entrate accertate furono di lire 5.286.164,55
e le spese di lire 5.257.577,40, con un avanzo di amministrazione
di lire 28.587,15. La maggiore entrata della Provincia
era allora la sovrimposta sui terreni e sui fabbricati;
le altre erano l’addizionale all’imposta
sulle industrie, i contributi dei Comuni per il mantenimento
dei bambini esposti e degli inabili al lavoro, per l’acquedotto
pugliese e per l’impianto del laboratorio d’igiene
e profilassi; i contributi dello Stato per le caserme
dei carabinieri e degli agenti di Pubblica Sicurezza;
il recupero delle rette di ricovero dei malati di mente
i cui familiari erano in grado di pagare.
La popolazione dei
Comuni della provincia era, nel 1928, di 229.348 residenti.
I Comuni maggiori erano Brindisi (39.000 circa), Ostuni
(25.000 circa), Fasano e Francavilla Fontana (19.000
ciascuna, circa), Mesagne (15.000 circa) e San Vito
dei Normanni (14.000 circa).
Piazza Santa Teresa angolo via
De Leo, dove verrà costruito il Palazzo della
Provincia
L’edificio per
gli organi e gli uffici provinciali fu progettato come
ampliamento del vecchio e lesionato palazzo della Sottoprefettura,
del quale fu utilizzato il giardino; e con l’utilizzo
dell’area che risultò dalla demolizione
di alcune abitazioni che si affacciavano su via De Leo
e via Furfo.
Per gli uffici della Prefettura e della Questura si
provvide con ampi lavori di consolidamento, adattamento
e ampliamento dei locali dell’ex Sottoprefettura.
La spesa totale dei lavori fu di 660.000 lire, oltre
a 120.000 per l’arredamento (cui lo Stato contribuì
con 30.000 lire).
Per l’alloggio del Prefetto fu restaurato, con
una spesa di 460.000 lire, il palazzo Montenegro acquistato
dalla compagnia inglese di navigazione già citata.
Le spese per l’arredamento ammontarono a 187.000
lire.
I primi funzionari
assunti provenivano dalla provincia di Lecce: l’avv.
Giuseppe Valentini, vice segretario generale di quella
Provincia; il sig. Alfredo Nacci, ragioniere capo della
Provincia di Lecce; l’ing. Telèsforo Tarchioni,
l’ing. Luigi D’Onofrio e il geom. Carmelo
D’Anselmo. Di essi, chiese di tornare a Lecce
solo l’ing. D’Onofrio, che fu sostituito
prima dall’ing. Francesco Salerno di Francavilla
Fontana e poi dall’ing. Antonio Ferdinando Cafiero
di Brindisi. Un’altra assunzione, in forma precaria,
fu quella del geom. Tommaso Profilo di Mesagne.
La prima pianta organica
della Provincia prevedeva 14 unità: il segretario
generale, tre impiegati per la segreteria, di cui un
archivista; due impiegati per la ragioneria; quattro
per la divisione tecnica, dei quali due ingegneri e
un geometra-agrimensore; un messo, un inserviente e
due portieri. Gli stipendi annui lordi iniziali, inclusa
un”indennità di servizio attivo”,
erano compresi tra le 20.500 lire del segretario generale
e dell’ingegnere capo e le 4.600 lire del portiere.
Palazzo della Sottoprefettura
La Provincia di Brindisi
contribuiva in quegli anni a mantenere l’Archivio
di Stato, con sede a Lecce e unico per le tre province
jonico-salentine; a far funzionare la Commissione Censuaria,
l’Ufficio del Catasto, il servizio telefonico
notturno interurbano (la spesa era divisa col Comune
capoluogo); e contribuiva perfino al funzionamento delle
Fiere di Milano, Fiume e Tripoli.
S’iscrisse alla Camera di Commercio Italo-Orientale
di Bari, e contribuì al funzionamento dell’Università
di Bari; erogò sussidi per assicurare i servizi
automobilistici di linea Fasano città-stazione,
Fasano-Selva, Cisternino città-stazione, Villa
Castelli-Francavilla e San Michele-San Vito. Faceva
anche parte dei consorzi automobilistici che collegavano
i Comuni della zona Sud Sud-Est della provincia.
Una spesa rilevante
sostenuta dalla Provincia era quella per il chinino
(139.750 lire solo nel 1927), assolutamente necessario
in una provincia che era tra le più intensamente
malariche d’Italia. Per la prevenzione e la cura
della tubercolosi, la Provincia contribuì nel
1927 con 70.000 lire al funzionamento delle colonie
estive, e nel 1928 con 108.648,50 alle spese per il
Consorzio Provinciale Antitubercolare, nel frattempo
costituito.
Come sede del Laboratorio d’Igiene e Profilassi
(medico e chimico), oltre che dell’istituto Tecnico
Commerciale, la provincia acquistò per 40.000
lire dal Comune l’ex convento dei Domenicani di
via Cortine, annesso alla Chiesa del Cristo. I lavori
per il riadattamento dell’edificio costarono una
somma notevole, a causa delle pessime condizioni in
cui si trovava: 879.881,80 lire. Per la maggior parte,
i locali ricavati furono utilizzati dall’istituto
scolastico.
Anche l’edificio che per molti anni ha ospitato
il ginnasio e il liceo classico “Benedetto Marzolla”,
fu opera dell’Amministrazione Provinciale; che
acquistò dal Comune per 35.000 lire un suolo
ad esso ceduto dai signori Rollo e Tundo, e affidò
all’architetto Saverio Dioguardi di Bari l’incarico
di elaborarne il progetto, per una spesa di 1.500.000
di lire.
Il Liceo Ginnasio "B. Marzolla"
in Corso Roma nel 1933, anno della sua inaugurazione
La Provincia di Brindisi
è stata la prima in Puglia a bitumare le proprie
strade per agevolare il crescente traffico automobilistico,
che trovava un grosso ostacolo nel fango d’inverno
e nella polvere d’estate. La bitumatura fu sperimentata
nel 1928 sul tratto Fasano città-stazione, e
l’anno successivo sul tratto Ostuni città-stazione.
Un’altra iniziativa di grande interesse fu la
costituzione della Cattedra Ambulante Provinciale di
Agricoltura, che si articolava in sezioni, con una spesa
di 47.727 lire. Al suo funzionamento provvedeva un consorzio,
del quale facevano parte lo Stato, la Provincia e il
Consiglio Provinciale dell’Economia.
Una spesa notevole
sosteneva in quegli anni l’Amministrazione Provinciale
per l’assistenza ai bambini esposti e agli illegittimi:
325.946 lire solo nel 1927. La spesa si riferiva ai
premi di riconoscimento che erano corrisposti alle madri
dei bambini illegittimi; ai compensi dovuti alle balie
dei bambini esposti; e alle quote da erogare ai Comuni
e all’Opera Nazionale per la Protezione della
Maternità e dell’Infanzia (soppressa il
30 dicembre 1975). I bambini esposti nella provincia
furono 291 nel 1927, 280 l’anno successivo. I
bambini illegittimi riconosciuti dalla madre furono
224 e 309, rispettivamente, nei due anni.
La Provincia contribuiva anche all’assistenza
in favore degli orfani, ricoverati nei due istituti
di Lecce (il femminile “Principe Umberto”,
e il maschile “Ospizio Garibaldi”); degli
inabili al lavoro, ricoverati al Mendicicomio di Lecce;
dei ciechi, ricoverati nell’Istituto per Ciechi
di Lecce; e dei numerosi malati di mente (120 solo nel
1929), ricoverati soprattutto nel Manicomio consorziale
di Lecce.
Palazzo della Provincia, giardino
dell'ingresso (ph. G.Membola 2011)
Nel secondo semestre
1928 fu costituito il Consorzio Provinciale Antitubercolare,
con un primo bilancio annuale di 246.300 lire, che istituì
un dispensario a Brindisi e sezioni nei maggiori Comuni
della provincia, con la finalità di scoprire
e curare in tempo i predisposti e i malati di tubercolosi.
Nei decenni successivi, e in particolare nel periodo
postbellico, proprio nella lotta alla tubercolosi, alla
malaria e al tracoma, nell’assistenza alla maternità
e all’infanzia, e nella prevenzione delle malattie
in genere e la loro cura in presidi assistenziali e
ospedalieri sempre più ampi e specializzati,
la Provincia di Brindisi avrebbe impegnato una parte
rilevante delle sue risorse umane e finanziarie.
L’artefice
della ricostruzione, dopo gli enormi danni causati dalla
guerra mondiale, fu il dott. Vitantonio Perrino
(foto a lato),
presidente della Provincia per dodici anni e mezzo,
dal 30 settembre 1948 all’11 aprile 1961, il periodo
più lungo in assoluto dalla nascita dell’Ente
ad oggi.
Oltre alle moltissime realizzazioni in campo sanitario
e assistenziale, in cui era particolarmente esperto,
mostrò un’encomiabile sensibilità
per la cultura. Istituì infatti, nel 1952, il
Museo Archeologico Provinciale (prima c’era solo
il piccolo Museo civico), per il quale fece costruire
una degna sede in piazza Duomo.
Nelle sue numerosissime
iniziative poté contare su un Segretario Generale
di eccezionale competenza ed esperienza, il dott. Pantaleo
Macchia, che svolse questo incarico per 27
anni: prima dal 5 settembre 1933 al 3 novembre 1944,
e poi dal 1° aprile 1947 al 31 gennaio 1963.
Il dott. Perrino fu eletto senatore nel 1963; nello
stesso anno il dott. Macchia fu promosso Segretario
Generale della Provincia di Bari.
Al
1949 risale la grande tela “L’Allegoria
della Provincia di Brindisi”, che abbellisce
la parete principale del salone di rappresentanza del
palazzo della Provincia, dipinta da Mario Prayer, che
illustra ottimamente il territorio provinciale, le sue
peculiari attività e i suoi prodotti. Prayer,
nato a Torino nel 1887, frequentò l’Accademia
di Belle Arti a Venezia e si perfezionò in Francia,
a Lione; nel 1915 si trasferì con la famiglia
a Bari, ed eseguì importanti opere, anche religiose,
soprattutto in Puglia e Basilicata; morì a Roma
nel 1959.
La figura femminile al centro del quadro, maestosa e
riccamente vestita, dal portamento solenne, personifica
la Provincia. E’ seduta ai piedi di una grande
quercia, dai cui rami pendono gli stemmi dei suoi venti
Comuni. Regge in mano lo scettro e in grembo ha lo scudo
con lo stemma provinciale e un volume sulle cui pagine
è scritto il nome della città capoluogo
e della provincia: Brundusium o Brundisium (i due nomi
sono stati usati alternativamente dagli autori latini).
Alle sue spalle sono riconoscibili piante di alloro,
altro albero caratteristico locale; d’altronde,
sono proprio le foglie di quercia e di alloro ad essere
racchiuse nella corona gemmata con la quale la Consulta
araldica contraddistinse le province.
Mario Prayer. "L'Allegoria
della Provincia di Brindisi" (1949)
Ai lati del quadro
sono i due monumenti-simbolo di Brindisi e, di conseguenza,
dell’intera provincia: la colonna romana superstite
delle due erette in origine, e il Monumento Nazionale
al Marinaio d’Italia; l’antico e il moderno,
entrambi in grado di identificare Brindisi con immediatezza.
Le acque del porto interno sono rappresentate in modo
diametralmente differente: a sinistra, sotto la Colonna
romana, sono calme, azzurre, a simboleggiare la funzione
commerciale del nostro porto; a destra invece le acque
sono agitate e s’intravede la prua di una nave
da guerra, a simboleggiare l’importante funzione
militare svolta nelle due guerre mondiali.
Le sette figure che attorniano la “Provincia”
rappresentano, da sinistra: le attività artigianali
(la tessitrice); l’agricoltura (la donna con la
trozzella, la tipica anfora messapica, l’uva e
le olive); i commerci e i trasporti (il dio Mercurio,
l’Ermes dei Greci); la pesca (il dio Nettuno,
il Poseidone dei Greci, che in una mano ha il tridente
e nell’altra la cornucopia, simbolo della ricchezza
che il mare può fornire; con a fianco il pescatore
che tira la rete); e, per finire, le attività
industriali con i due maestri d’ascia, i carpentieri
specializzati nelle costruzioni navali in legno, a significare
le attività, allora prevalenti, delle costruzioni
aeronavali.
Nel complesso, la grande tela dipinta da Mario Prayer
negli anni della maturità, esprime molto bene,
con un insieme armonico di monumenti, figure, oggetti
e colori, la composita realtà della provincia
di Brindisi e la sua storia antichissima, dai Greci
(scheda),
Messapi (scheda)
e Romani (scheda)
ai nostri giorni.
2 febbraio 2012
In questo studio
l’Autore ha riordinato, e soprattutto aggiornato,
i risultati delle sue ricerche, di cui uno fu pubblicato,
firmato, sulla rivista della Provincia “Il Diritto
del Cittadino” del 1994 (reperibile presso la
Biblioteca Provinciale) e gli altri pubblicati, privi
di firma, sul sito internet dell’Ente.
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