Monumenti - PALAZZO MONTENEGRO
Nello spiazzo dedicato
a San Teodoro sul lungomare del porto interno, già
piazza Baccarini e prima ancora "dei Consoli",
si erge l’interessante Palazzo Montenegro
che rappresenta l’esempio più notevole
di edilizia civile barocca della città.
L’edificio si distingue dal suo ampio balcone
centrale con le mensole decorate che
svetta al centro della facciata sobria, di impostazione
rinascimentale, e sul bel portale principale.
Piazza San Teodoro sul lungomare
Regina Margherita - a sinistra il Palazzo Montenegro
Secondo lo storico
Pasquale Camassa l'edificio fu realizzato nella seconda
metà del XVII secolo dalla ricca famiglia di
commercianti di origini montenegrini, identificabili
probabilmente come Petrovich, che ottennero
la cittadinanza e cambiarono il cognome in Montenegro
quando si stabilirono in città verso la fine
del seicento.
Nicola Vacca afferma invece che il palazzo potrebbe
essere antecedente: "le decorazioni sono baroccheggianti,
la sua architettura è cinquecentesca, rivelata
dalle forme rinascimentali severe eppur eleganti che
si compongono in sintesi euritmica stupefacente".
Il più illustre
componente fu senza dubbio Leonardo Montenegro
che si distinse per la sua generosità in occasione
di una delle diverse carestie dell’epoca, mettendo
a disposizione della popolazione grano e denaro. Fu
anche eletto sindaco negli anni 1680-81, 1698-99 e 1704-05.
Leonardo e il fratello sacerdote Pietro investirono
parte dei loro guadagni in ampie proprietà agricole
nell’agro a nord-est di Brindisi, zona che ancor
oggi prende il nome di contrada Montenegro.
Palazzo Montenegro
La costruzione si sviluppa su due piani;
dall'ingresso principale si accede, tramite l'androne
dalla volta a botte, al cortile scoperto circondato
da un semiportico, da qui una doppia scalinata sovrastata
dall'arco in pietra decorata conduce al giardino, oggi
di molto ridimensionato rispetto all’originale,
quando era conosciuto come il più rinomato di
Brindisi. Fu anche raffiguarato dall’artista francese
Jean Louis Desprez durante la permanenza
in città tra il 28 aprile al 2 maggio 1778, a
seguito di Vivant de Saint-Non nel
viaggio da Napoli alla Sicilia alla ricerca di vedute
da rappresentare con disegni ed illustrazioni.
I tredici locali del pian terreno erano adibiti a stalle
e a magazzini, mentre il piano nobile comprendeva cinque
ampie camere, tra queste il salone il cui soffitto fu
decorato dal pittore latianese Agesilao Flora
durante la seconda metà degli anni’20,
con figure femminili domestiche dedite alla musica del
quale non è rimasta alcuna traccia se non alcuni
bozzetti dello stesso autore.
Sul ballatoio della scalinata che dalla galleria dell’ingresso
porta al piano superiore è ammurata l’epigrafe
scoperta nel giardino il 12 maggio del 1736 durante
l’esecuzione di alcuni lavori. Risalente al 110
d.C. riporta la seguente iscrizione dedicata dai brindisini
all'imperatore Traiano in riferimento
al completamento dell’Appia Traiana:
IMP - CAESARI -
DIVI - NERVAE - F - NERVAE - TRAIANO - AVG - GER -
DACIC -PONT - MAX - TRIB - POT - XIV - IMP - V - COS
- VI - P - P - BRVNDVSINI - DECVRIONES - ET - MVNICIPES
(A Nerva Traiano Imperatore, Cesare, Augusto,
figlio del divo Nerva, Germanico, Dacico, Pontefice
Massimo, Tribuno per la quattordicesima volta, Imperatore
per la quinta, Console per la sesta, Padre della Patria,
i Decurioni e i Municipali Brindisini)
L'ampio portone d'ingresso è
racchiuso tra due semicolonne e sovrastato da un archivolta
decorata. Il balcone sovrastante, decorato da medaglioni
nella parte inferiore, poggia su mensoloni ornati con
figure e mascheroni.
Sulla loggia si affaccia la porta del salone, delimitata
da una cornice a tutto sesto decorata con motivi floreali.
Il
palazzo è stato in più occasioni il centro
di eventi storici di rilevante importanza: nel luglio
del 1707 per quattro giorni fu tenuto illuminato per
festeggiare l’occupazione del Regno di Napoli
ad opera delle truppe tedesche; successivamente qui
fu ospitato il re delle Due Sicilie Ferdinando
IV di Borbone durante la sua visita ai lavori
del porto, al castello di mare e alla città il
26 aprile del 1797. Vi fa ritorno anche l’8 maggio.
Nell’aprile del 1813 nella prestigiosa casa trovò
ospitalità il re di Napoli Gioacchino
Murat.
Una rocambolesca e improvvisa visita a don Giacomo
Montenegro da parte del brigante Ciro
Annicchiarico, in cerca di aiuto, avvenne una
sera di gennaio del 1818, la stessa in cui era ospite
il generale britannico Church incaricato
della repressione del brigantaggio. Il padrone di casa
tenne fede alla parola data e fece fuggire il ricercato
travestito da donna, per poi ammettere la colpa all’ufficiale
inglese, che gli perdonò l’aiuto prestato
(storia).
Con l’estinzione della famiglia
Montenegro, dopo la metà dell’800 il palazzo
fu venduto alla Peninsular and Oriental
Steam Navigation Company, società
di navigazione britannica titolare del collegamento
da Londra a Bombay via Brindisi con i piroscafi della
famosa “Valigia delle Indie”
(scheda).
La società inglese appose il proprio simbolo,
un sole nascente, sulla parte semisferica sopra al portone
d’ingresso, dov’è ancora visibile.
Nel 1928 il palazzo fu acquistato per 460.000 lire dalla
neo costituita Amministrazione Provinciale, che per
adeguarlo a sede dovette restaurarlo e arredarlo, ma
ritenuto angusto allo scopo fu presto destinato a residenza
del Prefetto, utilizzo attuale.
Bibliografia:
- G.Carito. Brindisi Nuova Guida. Brindisi
1993
- M.Marinazzo. Edilizia civile e religiosa a Brindisi
fra Rinascimento e Barocco, in I Luoghi della
Storia. Brindisi 1993
- M.Guastella e R.Caforio. Agesilao Flora (1863-1952).
“Pittore idealista”. Latiano 2008.
- P. Camassa. Guida di Brindisi. 1897
- N. Vacca. Brindisi ingorata. Saggio di topografia
storica. 1954
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