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BRINDISI ATTRAVERSO LA STORIA

GLI ANTENATI DEI BRINDISINI
I MESSAPI
(2^ parte)

Le migrazioni – molto spesso con effetti a catena - dipendevano, allora come adesso, dalla crescita demografica, dalle ricorrenti carestie ed epidemie, dai cambiamenti climatici, o dalla necessità di fuggire davanti all’arrivo di invasori meglio armati. Dipendevano anche dalle buone prospettive di sopravvivenza offerte dalle regioni vicine o facilmente raggiungibili; o poco abitate; o disposte ad accettare pacificamente l’arrivo dei nuovi venuti. Ma anche dalla necessità di commerciare e, in particolare, di scambiare materie prime con prodotti finiti, che fu il motivo dell’espansione greca.

Saranno soprattutto le motivazioni e gli aspetti economici e demografici, strettamente correlati, meno conosciuti, ad essere presi in esame in questo studio, che si propone l’obiettivo di ricercare - con le radici greche e latine della provincia – l’apporto fornito dai principali popoli alla crescita civile e culturale del territorio brindisino.

Tra il XII e l’XI sec. a. C., il Salento subì l’immigrazione di genti provenienti dall’opposta sponda dell’Adriatico, poco a Nord dell’attuale Albania, gli Illiri, che con gli abitanti locali diedero vita a una popolazione con caratteri specifici, gli Japigi-Messapi.

Gli Illiri abitavano la regione affacciata sulla sponda orientale del mar Adriatico, corrispondente all’incirca agli attuali Albania e Montenegro. Il regno che vi costituirono nel III sec. a. C. fu sconfitto e smembrato dai Romani nel 167 a. C. Erano anch’essi indoeuropei: termine che indica essenzialmente una categoria linguistica; gli indoeuropei formano una delle più importanti comunità linguistiche della storia umana. Si ritiene che fossero originari della parte meridionale dell’Asia centrale e dell’Iran.

Gli antichi chiamarono la penisola salentina Messapia, ossia “la terra tra i due mari” (Adriatico e Jonio): i cinque estremi erano Brindisi, Otranto, Leuca, Gallipoli e Taranto. La civiltà messapica, tra l’età del ferro e l’arrivo dei Romani nel III sec. a. C., deve soprattutto il suo sviluppo agli intensi traffici marittimi. Nel V sec. a. C. scoppiò una guerra fra Taranto (Taras), colonia greca dalla fine dell’VIII sec. a. C., e i Messapi; che - secondo Erodoto - si resero in quell’occasione responsabili della più grande strage di Greci.

Il VI sec. a. C. è uno dei periodi di maggiore vitalità della civiltà dei Messapi, che furono uno dei primi popoli italici ad adottare la scrittura: si servirono dell’alfabeto greco. Tendevano a uniformare anche i loro costumi alla civiltà ellenica, che consideravano decisamente superiore. Furono un popolo di allevatori: Tito Livio parla di grandi allevamenti di cavalli nella Messapia.

Avevano rapporti commerciali non solo con le più vicine sponde balcaniche e greche, ma anche con l’Etruria e la stessa Roma. Dei Messapi ci sono arrivate monete d’argento.

Gli Japigi-Messapi fondarono o fortificarono centri come Brindisi, Mesagne, Oria (Uria), Carovigno (Karbina), Ceglie Messapica, li Castelli (dov’è ora San Pancrazio Salentino), Pezza Petrosa nei pressi di Villa Castelli; oltre a Egnazia (in agro di Fasano), Valesio (in agro di Torchiarolo) e Muro Tenente. Il nucleo originario messapico di Brindisi, a forma tondeggiante, corrispondeva alla piccola penisola delimitata dalle due anse portuali di Levante e Ponente. Realizzarono, inoltre, la rete stradale provinciale rimasta – nelle sue linee generali – invariata in quasi trenta secoli.

Dagli scavi di Monte Papalucio, poco distante da Oria, emersero il raffinato abbigliamento femminile e le forme delle elaborate capigliature delle donne messapiche. Per i Messapi la trozzella, il vaso con anse a rocchetto tipico della produzione salentina, ritrovato nel sito archeologico di Egnazia, era lo strumento domestico di corredo più caro presente nella tomba femminile, così come le armi erano gli oggetti più comuni in quella maschile.
(fine seconda parte)

Testo di Roberto Piliego

terza parte: I Romani

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