Monumenti - LA DIFESA DELLA
COSTA NEL CORSO DEL TEMPO - 3
di Gianluca Saponaro
LA COSTRUZIONE
DI UNA TORRE: ASPETTI TECNICI
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Le torri
tipiche del regno sono generalmente di forma troncopiramidale,
realizzate con murature a paramento interno verticale
e all’esterno scarpate e con coronamento costituito
da caditoie in controscarpa o a filo di scarpa,
di numero variabile;
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La costruzione
della torre era affidata ad un capomastro
con un contratto in cui erano definiti i parametri
costruttivi e le modalità di pagamento;
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Il costruttore
poteva cavare pietre da costruzione e da calce dove
voleva e a titolo gratuito: lungo i nostri litorali
si notano ancora degli scogli squadrati, tagliati,
erano proprio le cave da dove venivano ricavati
i blocchi, esempi, a S. Sabina, Torre Guaceto, Punta
Penne, la Sciaia;
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Veniva imposto
di usare acqua dolce, dato che si era osservato
che una delle cause del deterioramento era l’utilizzo
di acqua e sabbia di mare. Ma molto spesso, furbescamente
il capomastro utilizzava l’acqua marina per
impastare la malta e questo determinava la rapida
erosione delle mura, una delle più frequenti
cause della perdita di gran parte di questi monumenti:
addirittura Torre Mozza ad Ugento, fu così
detta perché crollò più volte
e pochissimo tempo dopo la sua costruzione;
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La torre doveva
avere un solido piano di fondazione, con palificate
nel caso di terreni cedevoli. Nel terrapieno a piano
terra era prevista la costruzione della cisterna,
della quale erano minuziosamente indicate nel capitolato
dimensioni e modalità costruttive: filari
di conci di tufo regolarmente squadrati regolarmente
squadrati per le pareti e la volta, da rivestirsi
con intonaco rustico. Una canalizzazione ricavata
nello spessore della muratura vi faceva giungere
dal lastrico del terrazzo le acque piovane;
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La copertura
della cisterna sosteneva il vano abitabile della
torre; talvolta, se la base della torre non era
a terrapieno e la cisterna era realizzata completamente
interrata, al livello del terreno si trovava un
altro vano, l’accesso al quale era garantito
dal piano superiore tramite una scala detraibile,
ma questa era una scelta meno frequente;
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La torre era
divisa in due piani: il primo piano, senza finestre
era posto sopra la cisterna, e veniva usato come
deposito viveri e munizioni e la presenza di una
macina garantiva un'autosufficienza alimentare;
nel secondo piano, raggiungibile con una scala esterna,
vi sono le stanze per dormire ed un camino per segnalare,
con cortine fumogene, gli eventuali attacchi, questo
vano fungeva anche da soggiorno e pranzo;
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Spaccato
di torri |
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Ingresso sopraelevato
da tre a cinque metri dal piano di campagna, cui
si accedeva per mezzo di una scala in legno o a
corda retraibile all’occorrenza; le scale
monumentali che si vedono oggi sono frutto di adattamenti
successivi;
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Al terrazzo
si accedeva per mezzo di una gradinata ricavata
nello spessore della muratura, preferibilmente sul
lato a monte, meno esposto ad eventuali attacchi
provenienti dal mare;
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La porta d’ingresso
(così come qualsiasi altra apertura) doveva
essere protetta da una caditoia posta perpendicolarmente
e da altre due altre laterali. Fra una caditoia
e l’altra bisognava inserire un archibugiera.
Le caditotoie, di numero variabile, solitamente
da sette a nove, dovevano essere in grado di proteggere
l’intero perimetro della torre;
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L’appaltatore
(partitario) dei lavori per la costruzione
di una o più torri doveva rilasciare una
garanzia (plegeria) alla Regia Corte rappresentata
dal Percettore provinciale, che veniva assicurata
da fideiussori (plegi) solvibili, che erano
quasi sempre “soci” del partitario,
ma non necessariamente persone del mestiere.
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Il capitolato
prevedeva anche le modalità di pagamento,
sulla base degli stati di avanzamento dei lavori;
in teoria, a scadenze prefissate, si doveva procedere
a “canneggiare” l’edificio,
cioè a misurare quanto costruito, questo
però non accadeva mai e le verifiche delle
misure si compivano soltanto al termine della costruzione;
poteva essere accaduto anche che il capomastro avesse
ceduto il suo contratto subalpattandolo ad altri.
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Interno di una torre
secondo piano con caminetto |
Interno di una torre
secondo piano con finestra |
Terrazzo di una torre
con la guardiola |
Spesso, per difficoltà
economiche del governo centrale, per frodi o incapacità
da parte dei costruttori, l’edificazione procedeva
a rilento e, nonostante qualche “garanzia”
della solidità della costruzione per almeno tre
anni, molte crollavano prima che fossero terminate o
poco dopo, per mancanza di una costante manutenzione.
Così nel 1590, su 339 torri
previste ben 171 risultavano in rovina, e spesso si
approfittava di periodo di stasi dei lavori per fare
razzia di materiali. Questo andamento altalenante nella
realizzazione del programma difensivo costiero trovò
nuova linfa con l'imposizione di nuove tassazioni.
Comunque alla fine del XVI secolo si era molto lontani
dall’aver realizzato un reale sistema di avvistamento
costiero. L’intera opera di difesa poteva dirsi
conclusa solo nel 1748, allora nel
Regno di Napoli si contavano 379 torri delle quali 131
in Puglia (25 in Capitanata, 16 in Terra di Bari e 80
in Terra d’Otranto).
Attualmente nel Salento ne sono rimaste circa 60.
» Continua
con LE ARMI, L’ARTIGLIERIA - I SISTEMI
DI DIFESA - L’EQUIPAGGIAMENTO
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BIBLIOGRAFIA
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torri di avvistamento anticorsare nel paesaggio
costiero; in “La Puglia ed il Mare”,
a cura di D. Fonseca, Milano, 1988.
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- R. Alaggio, Brindisi
medievale. Natura, santi e sovrani in una città
di frontiera, Editoriale Scientifica, 2009.
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Documenti correlati:
» Scheda
sulle Torri Costiere del litorale brindisino
- a cura di Gianluca
Saponaro »
Salviamo
le Torri Costiere Brindisine - a cura del Gruppo
Archeologico Brindisino |
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