Monumenti - MONUMENTO AI
CADUTI DELLA GRANDE GUERRA di EDGARDO SIMONE
Nell’immediato
primo dopoguerra in Italia vi fu una vera e propria
proliferazione di opere scultoree per celebrare la vittoria
nella Grande Guerra e commemorare le tante vittime del
conflitto. Dal punto di vista artistico non sempre queste
testimonianze sono risultate particolarmente significative,
in questa “invasione monumentale”
l’opera voluta a Brindisi si distingueva per il
grande valore artistico, storico e simbolico che faceva
onore ai cinquecento Caduti della città, ma che
trovò definitiva collocazione dopo giusto vent’anni.
Nel 1920 gli amministratori brindisini conferirono l’incarico
al giovane artista brindisino Edgardo Simone,
(20/06/1890 - 19/12/1948) la “gloria locale”
divenuto ormai famoso ed apprezzato sull’intero
territorio nazionale, che si offrì di ideare
ed eseguire gratuitamente un’opera scultorea complessa,
“restando al Comune l’onere di fornirgli
le necessarie provviste e forniture”. Con
particolare enfasi campanilistica le testate locali
segnalavano la presenza dell’artista in città
in occasione dei soggiorni estivi e durante le prime
fasi della realizzazione dell’opera, che veniva
eseguita presso il suo studio di Napoli.
Edgardo Simone
Edgardo
Simone (familiarmente conosciuto come Ninì),
scultore poco documentato nel contesto della scultura
italiana dei primi decenni del secolo, ha realizzato
oltre 30 monumenti ai caduti di guerra, eretti sia
in 27 città italiane e nel resto del mondo.
E' stato un interessante interprete della scultura
italiana del primo novecento, con una significativa
collocazione nell’ambito della produzione artistica
meridionale e non solo, tra la metà degli anni
dieci e la seconda metà degli anni venti del
Novecento.
Fu decorato per ben tre volte dal re Vittorio Emanuele
III, entusiasta per la perfezione delle sue sculture.
Ma l'apice del successo
artistico è stato ottenuto nella ventennale
attività della stagione statunitense (1928
- 1948) tra New York, Washington, Detroit, Cleveland,
Chicago, Coronado e Hollywood, dove muore cinquantottenne.
Agli Stati Uniti chiese ed ottenne anche la cittadinanza,
fu persino ricevuto alla Casa Bianca dal Presidente
Hoover.
Oltre a realizzare importati busti marmorei di illustri
personaggi, si distinse anche ad Hollywood come scenografo
in alcuni colossi cinematografici di quel periodo.
Brindisi gli ha intitolato
il Liceo Artistico.
Edgardo Simone
Nel frattempo si apriva
un acceso e vivace dibattito sulla scelta della collocazione
dell’opera che inizialmente sembrava destinata
a Piazza Cairoli in sostituzione “dell’inestetica
ed antigienica fontana”. In effetti il monumento,
che nel progetto originale si sviluppava in altezza
per circa 12 metri, “costituiva l’epicentro
di una fontana”, ovvero al centro di due
vasche, “una frontale e una posteriore, piuttosto
capienti nel perimetro di quindici metri ciascuna”
(M. Guastella, 2018).
La scelta dell’ubicazione finale doveva “essere
ritenuta più idonea rispetto il carattere e le
proporzioni di essa opera monumentale”, un
dibattito durato anni e che vedeva da una parte i sostenitori
di piazza Cairoli, come l’on. Ugo Bono,
e chi invece riteneva più opportuno collocare
l’opera nella piazza antistante la stazione ferroviaria
(oggi piazza Crispi) e chi ancora proponeva il largo
Belvedere, all’incrocio tra l’attuale Corso
Roma con via Indipendenza, tra la chiesa della Pietà
e il costruendo Liceo Classico. La ricca documentazione
disponibile presso l’Archivio di Stato di Brindisi
racconta che fu proprio quest’ultima indicazione
ad essere approvata nel settembre del 1928, una scelta
che però venne duramente contestata dallo scultore
in una durissima lettera inviata da New York, dove si
era trasferito l’anno precedente, al podestà
di Brindisi Serafino Giannelli, dove
definisce “assolutamente cervellotica”
tale scelta.
La disapprovazione dell’artista si percepisce
dai toni utilizzati nella missiva: “m’accorgo
sempre di più che i miei illustri concittadini
mancano assolutamente di quel senso d’estetica
artistica e di raziocinio a non volersi far guidare
quand’essi sono incapaci di risolvere (per mancanza
d’educazione artistica e statica) una soluzione
abbastanza delicata e nobile”. Il Simone
ribadì la sua volontà di collocare l’opera
in piazza Cairoli, un luogo decisamente più centrale
rispetto la posizione scelta dall’amministrazione
locale.
Il Monumento ai Caduti in piazza
Dionisi
A monumento quasi
ultimato la controversia divenne ancora più infuocata
e coinvolse persino il sovrintendente Quagliati,
che nel novembre del 1928, propose in alternativa la
sistemazione nella piazzetta Dionisi, sul lungomare
Regina Margherita “davanti al meraviglioso
specchio d’acqua del porto […] sulla grande
strada […] dove sono le memorie epigrafiche della
guerra”. Una soluzione contrastata da molti
che però divenne definitiva solo nel marzo del
1931, due anni dopo l’arrivo in città delle
varie parti che costituivano il monumento, depositate
in un magazzino in attesa del luogo dove ubicare il
manufatto.
L’inaugurazione
del monumento avvenne il 22 novembre del 1931 alla presenza
del re Vittorio Emanuele III, che poco
prima aveva inaugurato la nuova sede del Banco di Napoli,
in piazza della Vittoria (leggi).
Ma ben presto si pensò ad una nuova sistemazione
del monumento, poiché piazza Engelberto Dionisi,
al centro dei traffici mercantili, si rivelò
quasi subito una collocazione poco felice e per nulla
dignitosa per la memoria dei Caduti. Così nel
1936 iniziarono i lavori di rimozione dello stesso che
fu portato in piazza Santa Teresa, luogo destinato alla
sua definitiva collocazione, in attesa del completamento
del largo che doveva diventare la più importante
della città. Per quattro anni il monumento rimase
smontato e protetto da uno steccato, sino al giugno
del 1940, quando venne finalmente completata l’installazione
dell’opera che trovò la sua definitiva
e degna sistemazione, approvata dallo stesso artista
in una missiva inviata da Chicago.
Il Monumento ai Caduti in piazza
Dionisi
Quello che oggi vediamo
non è certamente l’opera originale progettata
da Edgardo “Ninì” Simone, nelle intenzioni
dell’artista doveva essere un monumento-fontana
moderno ed animato dallo scorrere dell’acqua.
Inoltre con l’ultimo spostamento il monumento
subì ulteriori e sostanziali modifiche, perdendo
lo scudo bronzeo collocato sulla parte frontale dal
quale sgorgava l’acqua, come si può notare
dalle immagini dell’epoca, al suo posto fu lasciata
un’apertura sul basamento anteriore utile alla
fuoriuscita di una lama d’acqua. Sono scomparsi
inoltre lo stemma civico, lo scudo medusato, le maschere
del mutilato cieco e del combattente e i fasci littori
posti nella parte posteriore e ai lati del manufatto.
L’opera fu inoltre sopraelevata alla base di circa
170 cm “nel timore che potesse sembrare piccola
nel confronto dell’estensione della piazza”,
cambiamenti che hanno fatto perdere l’armonia
e le proporzioni originali.
Il Monumento ai caduti in piazza
Santa Teresa
Il monumento, uno
degli ultimi di una lunga fila di opere celebrative
dello scultore, è alto sette metri, si contraddistingue
per il bianco “candore abbacinante”
del marmo di Carrara con il quale sono realizzate le
figure nude o ammantate: frontalmente spicca la Vittoria
Alata dallo sguardo magnetico che regge sulla mano sinistra
la Patria e nella mano destra la daga (spada corta)
con lauro e quercia, più in basso vi è
il Galata morente, il guerriero agonizzante con il capo
cinto di gloria e con un grande scudo romano medusato.
Il gruppo scultoreo laterale a sinistra rappresenta
la vecchia madre accasciata dal dolore che accarezza
sul grembo l’elmetto del figlio caduto e stringe
a se l’orfano sacro. L’insieme a destra
è conosciuto come “il gruppo della sposa”
dove sono rappresentati la Madre Italica (o la vedova)
che armato il figlio indica con il dito della mano destra
la via del dovere, tenendo a sinistra il fascio littorio,
l’omaggio al regime. Tutte le figure animate “dal
piglio eroico” sono due volte la grandezza naturale.
Sul retro si leggono incisi i nomi delle località
della principali battaglie combattute durante il tragico
conflitto mondiale.
La parte basale del
monumento è stata realizzata con il marmo rosa
di Verona che ha riacquisito lo splendore originale,
così come tutte le figure del Monumento, dopo
l’ottimo restauro e consolidamento operato in
soli quaranta giorni nel 2018, un ottimo lavoro frutto
della collaborazione tra pubblico e privato, sostenuto
dal contributo economico della società Chemigas
srl ed egregiamente compiuto dalla restauratrice Annalisa
Gresti di San Leonardo, valorizzato ulteriormente del
progetto illuminotecnico eseguito da Marco Pivella.
Al termine dei lavori è stato presentato un pregevole
ed elegante volume, edito da Congedo e curato dal prof.
Massimo Guastella, nel quale le caratteristiche dell’opera
marmorea e gli interventi operati sono stati dettagliatamente
descritti ed illustrati.
Fotogalley
(clicca sull'immagine per ingrandirla) |
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Monumento in piazza Dionisi |
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Monumento in piazza S.Teresa |
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Monumento in piazza S.Teresa |
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Monumento in piazza S.Teresa |
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Monumento in piazza S.Teresa |
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Monumento in piazza S.Teresa |
Sul monumento sono
scolpite le seguenti iscrizioni:
lato anteriore:
BRINDISI AI SUOI FIGLI
CADUTI PER LA PATRIA
1915 - 1918
lato posteriore:
ISONZO QUOTA 144
GORIZIA VODICE
PASUBIO PODGORA
PIAVE
MONTENERO MONTESANTO
COL DI LANA MONTEGRAPPA
ALTIPIANI D'ASIAGO VITTORIO VENETO
(nomi delle principali Battaglie combattute durante
la Grande Guerra)
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n. 105 del 5/7/2019
- M. Guastella, Edgardo Simone
scultore, 1890-1948, Galatina 2011
- Archivio Storico del Comune di Brindisi, Cat. 9,
cl. 22, busta 4, Fasc. 90, Monumento ai caduti:
scelta dell’ubicazione, nota delle forniture
per il montaggio e dei lavori eseguiti dall’impresa
Minunni per la sua erezione in piazza Dionisi
(aa. 1928-1932).
- Archivio Storico del Comune di Brindisi, Cat. 9,
cl. 22, busta, Spostamento del Monumento ai caduti,
Impresa Urso Cosimo fu Oronzo (ADCB), aa. 1931-1943.
- M. Guastella (a cura di). Il restauro del Monumento
ai Caduti brindisini di Edgardo Simone. 2018
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