LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
Presenze
italiane e l’esodo dall’Egitto
Una discreta
presenza italiana in Egitto è riscontrabile
già nel XVIII secolo, ma è dalla
metà dek XIX secolo che essa si andò
intensificando: il nuovo Stato era stato fortemente
voluto dal regnante Mohammed Alì. Nella
comunità italiana forte, soprattutto
ad Alessandria, era la componente ebraica. In
statistiche del 1881, la comunità italiana
(24.467 unità), era di poco inferiore
a quella greca (38.175 unità). Sotto
la spinta di Ismail Pascià fu concessa
agli stranieri, come in Turchia, la “capitolazione”,
ovvero l’extraterritorialità e,
anche con differenze sensibili, i tribunali
misti.
Nel 1892 la situazione precipitò sull’onda
di pressioni xenofobe che nel maggio portarono
a veri e propri massacri di europei.
Italiani in massa diedero l’assalto al
consolato ed a navi prima che fosse impedito
l’imbarco, fino a quando, l’11 luglio,
gli inglesi bombardarono la città e gli
arabi scatenarono una vera e propria caccia
allo straniero. Quindi gli inglesi si impossessarono
della città devastata da un incendio.
I drammatici eventi del 1882 incisero sui collegamenti
marittimi (nel gennaio di quell’anno era
partita la linea Trieste-Brindisi-Alessandria
del Lloid austroungarico), ma l’inglese
Peninsulare, proseguì i suoi collegamenti
Trieste – Brindisi – Alessandria
verso l’India.
Alla fine dell’anno la gran parte dei
rimpatriati ritornarono in Egitto.
Il rientro
progressivo degli italiani in Egitto, favorito
dalla crescita di opere pubbliche (diga di Assuan,
ponti sul Nilo) e dal fervore di attività
economiche e commerciali, portò la nostra
comunità a 40.000 unità nel 1917,
a 50.000 dieci anni dopo, anche per l’arrivo
di istriani e dalmati che avevano scelto la
nazionalità italiana ed a poco meno di
70.000 prima dello scoppio della Seconda Guerra
Mondiale.
La sconfitta del regime fascista portò
molti connazionali in campi di concentramento
inglesi in Egitto e, subito dopo la conquista
del potere da parte di Nasser, provocò
nazionalizzazioni e divieti di lavoro per gli
europei in opere egiziane e, quindi, si ebbe
la fuga o la vera e propria cacciata tra il
1956 ed il 1961.
Nella comunità
italiana in Egitto, in cui la matrice ebrea
era rilevante, la presenza pugliese, già
significativa prima dei tragici fatti del 1882,
andò intensificandosi: si trattava soprattutto
di manovali, anche se numerose sono le notizie
storiche che testimoniano il ruolo di professionisti
e tecnici pugliesi nel costruire e gestire opere
pubbliche, ospedali e la stessa struttura dello
stato.
Particolarmente importante fu il ruolo pugliese
– e brindisino – nei traffici e
in attività commerciali; ad Alessandria
ed ancor più a Il Cairo forte era la
presenza di famiglie brindisine, quali Caiulo,
Scivales, Falappone, Libardo, Di Giulio e Pinto
alle quali ultime due era intestato, in via
El Bogodadi, una sorta di moderna enoteca, che
commerciava vino prodotto nelle nostre terre.
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Il
Cairo , locale famiglia Di Giulio
(archivio Carla Di Giulio) |
Archivio famiglia
Pinto |
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