LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
LA FAMIGLIA DIONISI
quei marchigiani che diedero tanto a Brindisi
L’elegante facciata della palazzina
sul lungomare Regina Margherita
è l’ultimo ricordo di una presenza iniziata
con il capostipite Engelberto
L’elegante facciata
del Palazzo Dionisi, edificio che si
affaccia sull’omonima piazzetta del lungomare
Regina Margherita, è l’ultimo segno della
presenza a Brindisi di una importante famiglia di origini
marchigiane che ha dato un determinante contribuito
alla cultura e allo sviluppo sociale ed economico della
nostra città.
Brindisi. Palazzo Dionisi sulla
piazza intitolata a Engelberto Dionisi
Il capostipite è
stato Engelberto Dionisi, nativo della
provincia di Ancona e brindisino per scelta, figura
determinante nella politica cittadina della fine dell’800,
quando ricoprì la carica di sindaco della città
dal 12 luglio 1890 al 12 luglio 1895. Imprenditore e
banchiere, ma anche uomo di cultura e spirito innovatore,
svolse un ruolo fondamentale soprattutto per la costruzione
del Teatro Verdi: il suo decisivo intervento
fu essenziale per smuovere i brindisini dal tipico torpore
e dalla mancanza di iniziativa che per anni aveva bloccato
lo sviluppo di una città cresciuta non solo demograficamente,
ma anche del punto di vista economico e sociale. L’esigenza
di un teatro lirico che potesse ospitare un numero di
spettatori congruo alle esigenze di una cittadinanza
da sempre particolarmente interessata alle rappresentazioni
teatrali, venne concretizzata grazie proprio allo slancio
imprenditoriale del Dionisi, che si occupò personalmente
di tutte le varie questioni, a partire dall’acquisto
del suolo di proprietà di Pietro Montagna, Cosimo
Scivales e Cosimo Guadalupi, su via Umberto I. Le trattative
furono avviate già due mesi dopo il suo insediamento,
l’idea del sindaco era quella di creare un nuovo
teatro in un luogo più centrale e comodo rispetto
ai teatri attivi nel passato (vedi numeri precedenti),
l’area individuata infatti prospettava sull’ampia
piazza poi intitolata alla famiglia Cairoli ed era circondata
da strade su ogni lato. La realizzazione del teatro
sull’arteria principale del centro urbano era
fondamentale “anche per maggior ornamento
della stessa” e non solo “per dare lustro
alla città – dichiarò in un
apposito consiglio comunale il primo cittadino - ma
soprattutto per attirare i numerosi passeggeri che transitavano
senza fermarsi, con danno per il piccolo commercio”:
in quell’epoca il traffico portuale contava su
ben 27 piroscafi delle più importanti società
di navigazione del mondo, pertanto il teatro non era
da ritenersi “opera di lusso” ma
una necessità. Grazie alle competenze in materia,
mise in pratica anche un programma finanziario lungimirante
che non gravava eccessivamente sul bilancio comunale,
evitando l’introduzione nuove tasse. (scheda
sul Teatro Verdi)
Il Teatro Verdi nel 1910
Durante i cinque anni
di mandato, Engelberto Dionisi fece tanto altro per
il bene della città: acquistò il Palazzo
Skirmut dove successivamente fu realizzato il primo
Palazzo del Municipio, portò la luce elettrica
nelle strade sostituendo l’illuminazione ad acetilene
ben cinque anni prima di Taranto, pavimentò le
vie principali con le basole di selce e avviò
le espropriazioni per la costruzione del nuovo mercato
coperto.
I Dionisi si stabilirono
a Brindisi nel periodo post unitario, la loro prima
residenza era sulla via Marina, tra l’albergo
delle Indie (oggi Internazionale) e la Scuola Marinara,
una proprietà acquisita nel 1870 e radicalmente
trasformata nel 1882. Qui Engelberto svolgeva le sue
numerose attività finanziarie e bancarie: oltre
ad essere rappresentante di vari istituti di credito
europei, fondò la Banca Dionisi
ed ottenne l’apertura di un primo sportello della
Banca d’Italia in uno stabile adiacente il proprio.
Sempre nella seconda metà dell’ottocento,
su un terreno di proprietà situato sulla sponda
settentrionale del seno di ponente, il Dionisi volle
costruire la bellissima villa dove ogni lato era stilisticamente
diverso dall’altro, una caratteristica che venne
poi mantenuta nella costruzione del palazzo del lungomare
Regina Margherita. In questa raffinata ed elegante residenza
immersa in un parco di pini, Dionisio Dionisi
– figlio di Engelberto -svolse le sue attività
di console del Belgio, di vice console d’Inghilterra
e di agente consolare francese, sino a quando non fu
deciso di demolirla per dar luogo ai campi sportivi
dell’Accademia Marinara dell’Opera Nazionale
Balilla, poi Collegio Navale Tommaseo, nonostante il
progetto originale prevedeva l’incorporamento
nella nuova ed ampia fabbrica. (scheda
sui villini del rione Casale)
Villa Dionisi, prospetto e particolare
del porticato
Engelberto Dionisi,
console di Turchia e Perù ma anche esponente
di rilievo della locale massoneria, non vide completate
molte delle opere da lui fortemente volute, morì
infatti cinquantasettenne a Pistoia il 14 gennaio del
1901 “martire d’indomabile malattia”,
la salma giunse alla stazione di Brindisi nel primo
pomeriggio del 20 gennaio e fu accompagnata al cimitero
della città da un solenne corteo che rese “estremo
tributo di affetto” all’illustre cittadino.
Palazzo Dionisi, foto d'epoca
Nell’ottobre
del 1914 la piazzetta sul lungomare, liberata dal fabbricato
dell’ex ufficio telegrafico, assunse ufficialmente
la denominazione di Piazza Engelberto Dionisi. La scelta
non fu casuale, sul piazzale infatti già si affacciava
il nuovo ed elegante palazzo di famiglia, edificio realizzato
qualche anno prima dal figlio Dionisio su una fabbricato
acquisito nel 1907 dalla famiglia Capece poi interamente
ristrutturato. Lo stabile poggiava su strutture risalenti
probabilmente ad epoca aragonese, quando i locali venivano
utilizzati come magazzini mercantili. Il proprietario
avrebbe voluto apporre sulla parete della dimora una
epigrafe in cui si faceva cenno a queste antiche origini
e al soggiorno nel palazzo del patriota risorgimentale
Attilio Bandiera (evento però mai accertato).
L’edificio è caratterizzato da una facciata
riccamente decorata in stile veneziano dalle reminescenze
gotiche, che copre complessivamente la superficie di
ben 1.250 metri quadrati, con oltre venti vani disposti
su due piani, terrazze e giardini. Sul piano nobile
del corpo centrale vi è un ampio e ricco salone
dove “si dipana lungo i 27 metri lineari del
coronamento della quattro pareti” il rilievo
in stucco del “Fregio dionisiaco”,
opera celebrativa cognominale della famiglia committente
attribuita al giovane e già promettente scultore
brindisino Edgardo Simone (M. Guastella,
2011). Dello stesso autore anche i “plastici
decori mitologici” del caminetto, l’elemento
focale della sala.
La qualità estetica ed architettonica dell’edificio
derivano dalla passione per la cultura dell’arte
antica e moderna di Dionisio Dionisi, che grazie ai
suoi studi londinesi non ignorava le nuove tendenze
architettoniche dell’epoca. Per la ricca presenza
di opere pregevolissime, il palazzo fu definito “casa-museo”
dalla rivista “Vacanze”, che scriveva: “dall’entrata,
dove nel cortiletto è situato un delizioso pozzo,
fino al terrazzo, è un insieme di pezzi più
o meno di valore, quadri, mobili antichi, una scrivania
che si dice appartenuta a Gioacchino Murat, documenti
ufficiali del 7-800, italiani, turchi ed arabi”.
Immagini
del salone di Palazzo Dionisi (offerte in esclusiva
dal prof. Massimo Guastella, vietata la riproduzione) |
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Camino |
Dettagli dei
fregi del camino |
Dettaglio della
Menade del camino |
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Fregio Dionisiaco
insieme complessivo |
Fregio Dionisiaco
dettaglio della danza |
Fregio Dionisiaco
dettaglio del rito |
Nel 1955 fu annesso
alla proprietà di famiglia anche il locale di
gusto neoclassico che si affiancava al palazzo, dove
ora sorge una avviata gelateria, fu acquisito da Livia,
una delle tre sorelle di Dionisio che si vedono ritratte
in foto insieme al poeta indiano e premio Nobel per
la letteratura Rabindranath Tagore,
qui ospitato nel 1925. Tra gli altri (tanti) visitatori
illustri dell’elegante dimora anche sir Winston
Churchill: nel gennaio del 1927 lo statista
britannico sbarcò a Brindisi durante una crociera
nel Mediterraneo, prima di recarsi a Roma per incontrare
Mussolini.
A sx dipinto a olio di Engelberto
Dionisi (archivio famigliare), a dx le sorelle Dionisi
con il poeta indiano Tagore nel 1925
Nel corso dei due
conflitti mondiali l’edificio fu parzialmente
requisito e utilizzato rispettivamente per le funzioni
della regia marina e come sede del Fleet Club
alleato.
C’è chi ricorda ancora quando, nell’immediato
secondo dopoguerra, nel Palazzo Dionisi venivano organizzate
indimenticabili feste danzanti con gli ufficiali alleati
e i giovani rampolli della borghesia locale, e non solo,
era tanta la voglia dei giovani di esprimere le energie
a lungo represse e divertirsi in una frenesia collettiva
che coinvolgeva ogni classe sociale.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.83 del 01/02/2019
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Bigliografia
- Elena Lenzi. Il
teatro comunale Giuseppe Verdi in La
fabbrica del teatro, mostra documentaria,
1986
- Nadia cavalera. Palazzo
Dionisi in I Palazzi di Brindisi,
1986
- Massimo Guastella.
Edgardo Simone. Scultore (1890-1948).
2011
- Giacomo Carito. Palazzo
Dionisi in Brindisi Nuova Guida.
1993
- Archivio di Stato di
Brindisi, Archivio storico del Comune:
Cat. 1 classe
6, busta 1 fascicolo 3; Cat. 1 classe 4 busta
2 fascicoli 9, 10, 11 e 12; Cat. 5 classe 10
busta 3 fascicolo 87 e 88; Cat. 12 classe 13
busta 2 fascicolo 15; Cat. 14 classe unica busta
1 fascicolo 9 e 16
- L'indipendente, gennaio
1901
- La città di
Brindisi, 24 gennaio 1901
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