LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
BRINDISI - VARSAVIA
Un ponte aereo poco conosciuto
Nella grande storia
che ha riguardato l’Idroscalo di Brindisi, prima,
e l’Aeroporto “terrestre”, dopo, trova
degnamente posto un episodio della Seconda guerra mondiale,
ignoto alla maggior parte degli stessi brindisini.
Dal 10 settembre 1943 Brindisi è la capitale
del Regno del Sud e l’evento, per le rocambolesche
modalità in cui si è realizzato e le incerte
previsioni per l’immediato futuro, tiene desta
l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale
e internazionale. La città, dal canto suo, vive
in uno stato di trance e con il pensiero rivolto alla
fine delle operazioni belliche.
La guerra però non era ancora finita e, specialmente
l’aeroporto, divenne il fulcro di una intensa
attività che non riguardava solo la fase di ricostituzione
dell’Aeronautica (i cui Reparti erano “tagliati”
tra Nord e Sud), ma anche il suo utilizzo da parte degli
anglo-americani.
Aviatori polacchi sull'aeroporto
di Brindisi
In questo scenario
si colloca, a partire dal 15 dicembre 1943, l’arrivo
in Italia del II Corpo d’Armata polacco,
agli ordini del generale Wladislaw Anders.
Lo sbarco avvenne a Taranto per le truppe, mentre a
Brindisi per i mezzi, gli armamenti e la logistica.
Le truppe polacche erano giunte in Italia col fine di
risalire la costa adriatica liberando le città
dalle ultime guarnigioni tedesche. Avrebbero svolto
il lavoro “sporco” per conto dell’8^
Armata britannica che invece si spostava in Francia
in previsione dello sbarco in Normandia. Nella realtà
in Puglia non sosterranno alcuna battaglia poiché
la regione è saldamente in mano alle truppe italiane
e alleate.
Risulta pertanto decisivo il contributo offerto dal
II Corpo d’Armata nella guerra di Liberazione
ed eroiche furono le doti che gli uomini e le donne
di Polonia misero in luce nel perseguire il fine di
liberare l’Italia dal nazismo. Per la circostanza
il generale Anders coniò il motto: “Per
la vostra e la nostra libertà”.
Ancora una volta emergono quelle affinità tra
il popolo italiano e polacco che, nel passato, si erano
già palesate con la “somiglianza”
dei rispettivi inni nazionali. Infatti l’inno
di Mameli e la marcia di Dabrowski costituiscono l’unico
caso al mondo in cui nel testo dell’uno viene
citato l’altro Paese e viceversa. Particolarità
derivante dagli eventi storici succedutisi nel periodo
in cui sono stati composti, allorché - sia la
Polonia che l’Italia - si trovavano sotto il giogo
dell’Impero Austro-Ungarico.
A distanza di anni la storia dell’unità
di intenti si ripete. Così, sul finire della
Seconda guerra mondiale, i polacchi - una sorta di “clandestini”
d’Europa - nuovamente scacciati dalla loro patria,
si uniscono agli italiani con il medesimo proposito:
quello di riprendersi la perduta libertà.
Nell’autunno del 1943 il Salento vive un momento
di relativa quiete sia per l’assenza di una attività
bellica, sia per l’arrivo di decine e decine di
navi che scaricano tonnellate di viveri destinati a
una guerra che durerà ancora due anni. E qui,
in Puglia, e specie nel Salento, i polacchi trovano
ospitalità e una serenità che consentirà
loro di ricostruire il tessuto culturale andato distrutto
dopo il 1° settembre 1939, a seguito della proditoria
invasione del loro Paese da parte di Hitler e, successivamente,
dell’oppressione esercitata dalla potenza sovietica.
Il
4 dicembre 1943 s’insedia sull’aeroporto
di Brindisi - denominato dagli Alleati “Campo
Casale” - il 1586° Bomber Squadron
della Royal Air Force. Per i polacchi, invece, quel
Reparto diventa il 301° Bomber Squadron
“Terra di Pomerania”, successivamente
ribattezzato a Brindisi “Defenders of
Warsaw” (Difensori di Varsavia).
(a lato: agosto 1943
- foto aerea della città e del campo di aviazione
dove operò il 301° Squadron)
All’inizio
le missioni del 301° furono prevalentemente di bombardamento
delle postazioni nemiche in Jugoslavia, Grecia, Austria.
Ma poco dopo l’arrivo a Brindisi lo Squadrone
ebbe compiti speciali (Special Duty Flight).
Fu dotato di velivoli Handley Page Halifax (bombardieri
quadrimotori di fabbricazione inglese) e Consolidated
B-24 Liberator (bombardieri strategici di fabbricazione
americana) e svolse funzioni di rifornimento in Jugoslavia
e Italia settentrionale a sostegno delle forze partigiane
e delle operazioni del CLN (Comitato di Liberazione
Nazionale).
Aeroporto di Brindisi, aerei
del 301° Squadron:
1, 2 e 3-Halifax (marzo 1944);
4-B24 Liberator;
5-Liberator su pista allagata (Natale 1944)
Il 5 gennaio 1944,
di ritorno da una missione di volo sui cieli polacchi,
il Liberator BZ 949 (pilotato dal F/Lt Witold Bohuszewicz)
si schiantò al suolo nei pressi di Villa Castelli
(BR) e un altro – il Liberator BZ 589 (pilotato
dal F/Lt Witold Paszkiewicz) s’inabissò
nello specchio d’acqua antistante il porto di
Brindisi. I membri degli equipaggi (Tadeusz Domoradzki,
Josef Marchwicki, Jerzy Drong, Kazmierz Finder, Mieczyslaw
Kuznicki, Roman Blazenski, Piotr Halik, Zygmunt Dunski,
Zdzislaw Taczalski, Ljulian Bucko) furono sepolti a
Brindisi il 6 gennaio e, successivamente, traslati nel
cimitero militare polacco di Casamassima (BA) ove tuttora
riposano insieme ad altri 421 connazionali.
1-Equipaggio di un B24 Liberator
(maggio-giugno 1944);
2-Liberator si schianta a Brindisi, settembre 1944;
3-Sepoltura nel cimitero di Brindisi degli equipaggidei
Liberator precipitati il 5 gennaio 1944.
L’aeroporto
di Brindisi, nelle testimonianze dei polacchi, viene
denominato “casa”, a dimostrazione del fatto
che qui avevano trovato un’accoglienza ed un calore
familiare che consentiva loro di dedicarsi con tutta
l’anima al conseguimento dello scopo di liberare
Varsavia dall’oppressore.
Il
Comandante pilota Arciuszkiewicz (foto
a lato), ricordando la sua prima missione sulla
Polonia, così dice: «Nessuno è
stato ferito ed i motori sono in funzione senza intoppo.
Il pannello anteriore della cabina appare come un setaccio,
il banco ha un buco, la mappa è gravemente lacerata,
e ci sono due grossi fori nella parete. E dire che è
stato un bel volo, così tranquillo! Il sistema
di raffreddamento o le vasche possono essere state forate,
non si può dire ancora. È la luce del
sole luminoso sopra la base (di Brindisi, ndr)
e stiamo atterrando». Erano giunti, con un
po’ di fortuna, a casa!
Dunque, tra le missioni speciali assegnate al 301°
ci sono quelle che videro i velivoli paracadutare in
Polonia gli aiuti agli insorti di Varsavia. Le missioni
duravano mediamente otto-dieci ore tra andata e ritorno.
Una volta sull’obiettivo gli equipaggi avevano
circa 20 minuti per effettuare i lanci.
Il 1° agosto del ’44, durante una di queste
missioni, gli equipaggi non avevano ancora notizia dell’insurrezione
della capitale polacca. Le prime informazioni giunsero
il giorno successivo. Il comando RAF (al quale lo Squadrone
faceva capo) dislocato a Bari negò la missione
di soccorso adducendo l’impossibilità alle
avverse condizioni meteo. Nonostante tale divieto il
Comandante del 301° inviò quattro velivoli
per i lanci degli aiuti. Le operazioni di soccorso in
Polonia terminarono dopo due mesi, il 13 settembre 1944.
Al termine della insurrezione, dopo 63 giorni di aspri
combattimenti, Varsavia conterà 200mila morti
soltanto tra i civili. Per tale attività il 301°
Squadron fu insignito dell’onorificenza di “Difensori
di Varsavia”.
Le rotte del 301° Squadron
da Brindisi - a destra lo stemma
Durante la campagna
d’invasione della Normandia il Reparto fu impiegato
nei lanci di rifornimento ai partigiani del sud Europa.
Le numerose missioni ad alto rischio logorarono gli
equipaggi tanto che fu difficile reperire uomini per
il rimpiazzo.
Il 26 febbraio 1945 fu eseguita l’ultima operazione
dal suolo italiano: un lancio di aiuti in Jugoslavia.
Il 28 febbraio lo Squadrone fu ritirato dalle operazioni.
Terminato il conflitto, il 13 marzo 1945 il Reparto
fu trasferito in Inghilterra, nella base RAF di Blackbushe,
mentre i velivoli rimasero sull’aeroporto di Brindisi
a disposizione degli inglesi.
Il 18 dicembre 1946 lo Squadrone fu sciolto definitivamente.
Fin qui la storia
di quei giorni. Ma il “gemellaggio” tra
Brindisi e Varsavia si alimenta, nel tempo, di altri
eventi significativi. Tra questi è sicuramente
degna di menzione la visita pastorale nel Salento di
Benedetto XVI, nel corso della quale
il Papa rinomina Brindisi-Porta d’Oriente in Brindisi-Porta
di Speranza. Il che equivale, da una parte,
al riconoscimento della missione svolta nei secoli passati
ma, nello stesso tempo, a una sorta di premonizione
del nuovo ruolo internazionale che la città si
appresta a ricoprire.
Infatti, con l’insediamento sull’aeroporto
di Brindisi della Base Logistica delle Nazioni Unite
(UNLB) e il Deposito di Pronto Intervento Umanitario
delle Nazioni Unite (UNHRD) - gestita dal Programma
Alimentare Mondiale (WFP) - si conferma la vocazione
di solidarietà che la città, da sempre,
possiede nel proprio Dna.
Bene ha fatto, dunque, il Consiglio Periferico
Provinciale delle Associazioni d’Arma
(ASSOARMA) di Brindisi a commemorare, presso la sede
dell’Associazione Arma Aeronautica, il 70°
anniversario della insurrezione di Varsavia alla quale
il 301° Squadron e, indirettamente, la città
di Brindisi fornirono un contributo non solo logistico,
ma anche di vite umane.
E tutto questo per “la loro e nostra
libertà”.
Il manifesto dell'iniziativa
per il 70° anniversario dell'insurrezione di Varsavia
Commemorazione del 70° anniversario
della insurrezione di Varsavia (Brindisi 1 agosto 2014)
Degna conclusione
delle celebrazioni del 70° anniversario dei voli
su Varsavia è stato lo scoprimento - sull’aeroporto
di Brindisi - di una targa a ricordo del sacrificio
degli aviatori polacchi che portarono aiuti
ai compatrioti insorti contro i nazisti.
La targa, voluta dallo Stato Maggiore Aeronautica,
è stata scoperta il 25 novembre 2014, alla presenza
del Comandante Logistico dell’A.M. - Generale
S.A. Gabriele Salvestroni - e di una
delegazione interministeriale polacca composta dai Ministri,
Prof. Andrzej Krzysztof e Krzysztof
Strzalka.
All’evento,
oltre al Comandante del Distaccamento Aeroportuale di
Brindisi - Col. Pil. Luca Bianciardi
- sono intervenuti il Prof. Leonardo Losito,
storico militare e promotore dell’iniziativa,
l’arcivescovo della diocesi di Brindisi-Ostuni
- Mons. Domenico Caliandro e le Autorità
civili e militari della città.
La lapide marmorea,
incisa con un testo bilingue, così recita: “L’Aeronautica
militare italiana ricorda ed onora gli eroici piloti
polacchi ed alleati della 1586^ squadriglia polacca,
148^ e 178^ divisione britannica e 31^ sudafricana,
che dall’aeroporto militare di Brindisi volarono
dal dicembre 1943 verso la Polonia invasa dal nemico,
con aiuti per i patrioti combattenti. I soccorsi aerei
ebbero un significato speciale per coloro che il 1°
agosto 1944 insorsero contro gli occupanti nazisti,
a Varsavia: prima capitale europea ad essersi sollevata
in armi per la riconquista della libertà, in
nome della solidarietà e della collaborazione
tra i popoli d’Europa. Nel 70° anniversario
dell’insurrezione di Varsavia (1 agosto - 5 ottobre
1944)”.
Aeroporto militare di Brindisi.
Targa a ricordo del sacrificio degli aviatori polacchi.
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Testo di Guido Giampietro
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