LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
COME
SI SALVARONO DALLA DEMOLIZIONE LE ANTICHE PORTE CITTADINE
L'antica cinta muraria, realizzata
dagli aragonesi nel XV secolo e successivamente modificata
e rinforzata con l'aggiunta dei bastioni per ordine
di Carlo V nel 1530, poteva contare su tre porte di
ingresso alla città: Porta Reale,
situata sull'attuale lungomare nei pressi di piazza
Dionisi (ben visibile nella stampa di G.B. Pacichelli
del 1703 - vedi
immagine), demolita durante i lavori di sistemazione
del porto nel XVIII secolo operata da Andrea Pigonati;
Porta Mesagne e Porta Lecce.
Si è rischiato di perdere definitivamente anche
queste ultime due porte, un pericolo scampato grazie
soprattutto all'impegno di alcuni lodevoli cittadini:
il loro perentorio intervento ha permesso a questi antichi
monumenti di restare incolumi nei secoli nonostante
l'incuria degli uomini.
Il prof. Teodoro Andriani nel suo libro "Brindisi
da capoluogo di provincia a capitale del Regno del Sud",
riporta la cronistoria documentata delle vicende che
hanno interessato questi manufatti.
Porta Lecce nel 1912
Nel lontano 1859 a rischiare fu Porta
Lecce: per le continue infiltrazioni di acqua,
risultava danneggiata in particolar modo sulla volta
di copertura, tanto da rappresentare un pericolo costante
per i tanti cittadini che l'attraversavano durante il
giorno. Più volte il sindaco Filomeno Consiglio
aveva sollecitato l'autorità statale competente
ad un intervento risolutivo sulla struttura, ma le risposte
che giunsero a tali richieste, sia dal comandante della
Reale Piazza di Brindisi e successivamente dal Ministero
della Guerra, disponevano l'immediata consegna dell'area
al Comune che doveva provvedere alla demolizione delle
"fabbriche vecchissime e crollanti". In questo
modo, scrivevano, si poteva rendere più ampio
e gradevole l'ingresso alla città. Il sindaco
Consiglio, per fortuna, curò attentamente l'aspetto
monumentale della porta, dimostrando la convenienza
(anche economica) del restauro rispetto alla demolizione.
Solo la perseveranza nella dimostrazione del valore
storico del monumento portò ad annullare il progetto
di demolizione, che fu sostituito con una delibera di
restauro votata all'unanimità l'1 aprile del
1860.
Porta Mesagne dopo il crollo
del 1925
Successivamente le parti si invertono
per quanto concerne Porta Mesagne,
che nel 1925 è stata sul punto di essere abbattuta.
Anche qui l'incuria e le infiltrazioni di acqua avevano
causato gravi danni al monumento, tanto che già
due anni prima ne fu chiesta la demolizione. Il forte
temporale della notte tra il 26 e 27 ottobre del 1925
causò il crollo del timpano sulla volta della
porta, tanto che dopo il sopralluogo, l'ingegnere capo
del comune Telesforo Tachioni produsse una relazione
tecnica contenente la richiesta di demolizione immediata
del monumento pericolante al fine di garantire l'incolumità
pubblica. Il sindaco Serafino Giannelli firmò
il decreto lo stesso giorno.
Il 31 ottobre gli operai incaricati del lavoro si recarono
a Porta Mesagne, ma non gli fu consentito di procedere
poiché don Pasquale Camassa
(conosciuto in città come Papa Pascalinu - biografia)
si era collocato proprio sotto il monumento per impedirne
la demolizione. Il canonico, in qualità di Presidente
della Commissione Provinciale dei Monumenti e spinto
dal suo grande senso civico, nei giorni precedenti aveva
protestato energicamente cercando di evitare in ogni
modo questa sciagurata decisione. La sua opera persuasiva
continuò con l'invio di lettere e di telegrammi
a ministeri ed uffici preposti alla salvaguardia dei
beni monumentali, tanto da indurre gli organi competenti
a sospendere definitivamente la demolizione dell'antica
porta.
L'anno successivo, dopo un più attento riesame
della questione, la Sopraintendenza fu incaricata dal
ministero a redigere un progetto di conservazione di
Porta Mesagne.
Le motivazioni non convinsero il sindaco Giannelli che
perseverò con una nuova richiesta di abbattimento
del manufatto, motivandolo anche da un punto di vista
economico, in maniera da utilizzare i fondi destinati
al recupero della porta per la conservazione di altri
monumenti cittadini.
Per fortuna ancora una volta la risposta del ministero
fu negativa e dopo un ulteriore anno vennero avviati
i lavori di restauro dell'antica porta, durante il quale
si aprì la seconda porta, più piccola,
per il passaggio pedonale.
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