LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
Cenni
storici sulla provincia di Brindisi
Fu tra il XII e l'XI secolo a. C.
che le popolazioni della terra di Brindisi, ch'erano
entrate in contatto e quasi certamente si erano fuse
con popoli di origine cretese-micenea, subirono l'invasione
più o meno pacifica di genti provenienti dall'opposta
sponda dell'Adriatico, gli Illiri, di lingua indo-europea.
Con i nuovi venuti diedero vita a una popolazione con
caratteristiche peculiari, gli Iapigi-Messapi, che costruirono
le prime città fortificate e una rete stradale
rimasta invariata - nelle sue linee generali - in trenta
secoli.
I Messapi fondarono e fortificarono centri come Brindisi,
Mesagne, Oria (che per la sua posizione privilegiata
sarebbe stata in precedenza abitata, secondo Erodoto,
dai Cretesi di Minosse), Carovigno, Ceglie, li Castelli
(dov'è ora San Pancrazio), Pezza Petrosa, nei
pressi di Villa Castelli; oltre a Valesio, Egnazia e
Muro Tenente, poi abbandonati e recentemente divenuti
i più importanti siti archeologici della provincia.
Ai tempi dei Messapi, la terra di Brindisi disponeva
di tre porti: quello di Egnazia a Nord (la città
fu distrutta dai Goti nel VI secolo e mai più
ricostruita); quello di Brindisi, il maggiore, al centro;
e quello di Valesio a sud (la città fu distrutta
nel 1157 dal re normanno Guglielmo I, detto il Malo).
Agli ultimi due porti erano inviati, per la spedizione,
i prodotti della terra di Taranto, e Oria era il centro
di smistamento. Questa città era tanto importante
che vi era una reggia, secondo quanto riferisce Erodoto;
i Romani, da parte loro, vi fecero passare la via Appia.
Il percorso delle via Appia e
della via Traiana che collegavano Roma a Brindisi
Il territorio dell'attuale provincia
di Brindisi fu conquistato, col resto del Salento, dai
Romani nel 267-266 a. C.; la città di Brindisi
divenne colonia latina nel 244 a. C. e municipio nell'89
a. C.. L'imperatore Traiano, che a Brindisi s'imbarcava
con l'esercito per le campagne di guerra in Oriente,
fece lastricare la vecchia via (Minucia) che da lui
prese il nome e che, seguendo la costa, attraversava
Egnazia prima di proseguire per Benevento e Roma. A
quei tempi a Brindisi si fabbricavano, tra la via Appia-Traiana
e la costa, le ànfore con le quali il vino, l'olio
e il grano qui prodotti raggiungevano i porti della
Grecia, dell'Egitto, della Siria e del Mar Nero, oltre
che della Spagna (scheda).
Con la crisi e la fine dell'Impero Romano d'Occidente,
nel 476, e il dominio dei Bizantini, il territorio brindisino
decadde per lungo tempo, a causa pure delle frequenti
guerre tra i Goti e i Greci e le incursioni dei Saraceni.
Nel VII secolo i Longobardi saccheggiarono Brindisi
e s'insediarono a Oria, che fu preferita anche come
sede del vescovado.
Brindisi risorse coi Normanni (circa mille anni fa),
che costruirono chiese e castelli tuttora esistenti.
Il porto divenne base importante per le crociate, e
la popolazione, che si era rifugiata nelle aree interne
della provincia, tornò ad abitare le città
costiere. Anche gli Svevi, con Federico II, furono grandi
costruttori: eressero il "castello di terra"
di Brindisi, e ampliarono i castelli di Mesagne e Oria.
Gli Angioini e gli Aragonesi potenziarono e fortificarono
il porto di Brindisi, i primi per farne la base della
loro espansione in Oriente; i secondi per difendere
le nostre coste dal nuovo grave pericolo rappresentato
dai Turchi, che nel 1480 avevano preso Otranto.
Dal XVII secolo in poi i Comuni interni tornarono a
svilupparsi per merito della diversificazione delle
colture agricole: il feudo degli Imperiali a Francavilla
e Oria raggiunse l'àpice della sua potenza. Il
porto di Brindisi fu riaperto al transito delle grandi
navi mercantili (dal 1870 al 1914 fu scalo importante
della famosa "Valigia delle Indie") a seguito
della risistemazione del canale Pigonati, più
volte interrato nel corso dei secoli per motivi bellici.
Tra la fine dell'800 e i primi del
900 si sviluppò a Brindisi, San Pietro, Mesagne,
Ostuni e Fasano, l'industria della trasformazione dei
prodotti agricoli, e si diffusero in particolare gli
stabilimenti vinicoli e oleari. A Brindisi sorsero le
fabbriche di botti per l'invio oltremare del vino, lontane
eredi di quelle fornaci (Apani, Giancola, Marmorelle)
che ai tempi dei Romani producevano le ànfore
con le quali i nostri vini e oli venivano esportati
in tutto il Mediterraneo.
Testo di Roberto
Piliego
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