LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
LE
TORTUOSE STRADE DELLA BRINDISI MEDIOEVALE
Nel Medioevo le strade di Brindisi,
da ampie e diritte che erano, divennero strette e tortuose
per una migliore difesa dalle continue invasioni.
Dopo secoli di relativa pace, sicurezza e benessere,
con la fine dell'Impero Romano d'Occidente (476 d. C.),
Brindisi fu dapprima devastata dai Greci e dai Goti,
che qui combatterono fino al 553, e poi - nel 670 circa
- distrutta dai Longobardi. Ai margini della città
rasa al suolo, continuarono a vivere alcune famiglie
ebree che gestivano lo scalo marittimo. Nel
1870 circa fu rinvenuta in località Tor Pisana
la bella epigrafe in ebraico dedicata a Lea, morta prematuramente
nell'832, conservata al Museo Provinciale:
Qui
giace Lea, figlia di Yafeh Mazal.
Sia la sua anima nel vincolo della vita, che si dipartì
essendo trascorsi 764 anni dalla distruzione del Tempio:
e i suoi anni furono diciassette. Il Santo - benedetto
Egli sia - le conceda di resuscitarne l'anima con la
Sua giustizia. Venga la pace e si posi sul luogo in
cui ella giace. Custodi dei tesori del paradiso, aprite
le porte e consentite a Lea di entrare.
Ogni delizia abbia alla sua destra e ogni dolcezza alla
sua sinistra.
Così intonerai, e le dirai: questo è il
mio diletto, questo è il mio compagno.
Ogni tentativo, sia pure parziale,
di riedificare la città fallì: nell'838
i Saraceni invasero Brindisi e completarono l'opera
di distruzione dei Longobardi; nell'867 circa Ludovico
II, pronipote di Carlo Magno, la ridusse in cenere.
Dal 963 in poi i Greci tennero per un secolo il nostro
porto, finché i Normanni, con Roberto il Guiscardo,
li sconfissero nel 1071 e occuparono la città.
La
ricostruzione di Brindisi, destinata a diventare lo
scalo privilegiato per le crociate, fu dovuta a questi
"uomini del Nord", giunti dalla Francia ma
di origine scandinava.
I Normanni costruirono le chiese del Santo Sepolcro
(S. Giovanni) e di S. Benedetto e la cripta della chiesa
della SS.Trinità. Nel 1089 Goffredo conte di
Conversano, nipote di Roberto, ottenne che Papa Urbano
II venisse a consacrare il perimetro della nuova Cattedrale
in piazza Duomo. Dalla località Cappuccini, dove
il vescovo Teodosio aveva fatto costruire due secoli
prima la basilica dedicata a S. Leucio, il centro della
città tornava nelle vicinanze del porto: Goffredo
e i suoi successori agevolarono in ogni modo coloro
che accettavano di costruire le loro case sulle rovine,
ormai sepolte dalla polvere e dalla cenere, di quella
che ai tempi di Roma era stata per il suo porto, secondo
Plinio il Vecchio (23-79 d. C.), una delle prime città
italiane (Brundisium
in primis Italiae portu
nobile).
La strada principale della Brindisi medioevale era la
"rua maestra" (rua, o ruga, è l'adattamento
di "rue", via in francese), ch'era costituita
dalle attuali via Consiglio, piazza Sedile, via Fornari,
largo Angeli e via Carmine, fino a Porta Napoli; via
sulla quale si affacciavano i principali edifici cittadini.
Nella "rua magna", così chiamata per
l'ampiezza (attuale via Battisti), erano le officine
dei fabbricanti di scudi e di armi, tant'è che
sino a un secolo fa era chiamata la "strada delle
ferrarie". La "rua nova", che segnava
il confine del centro abitato, comprendeva le attuali
vie S. Lorenzo, Conserva e Porta Lecce. Nella "ruga
cambii", in piazza mercato, operavano i cambiavalute:
a Brindisi c'erano nel Medioevo mercanti veneziani,
fiorentini, pisani, genovesi, amalfitani, ravellesi.
I Pisani, in particolare, avevano magazzini nella località
che da loro fu detta Tor Pisana.
Ai
Normanni successero prima gli Svevi e poi gli Angioini.
Ai tempi di Federico II (1196-1250), che fortificò
la città e costruì il Castello Grande,
la città era divisa in tre rioni o "pittachi"
(parola che per Francesco Ribezzo significa, dal greco,
"parti" della pianta di una città):
S. Stefano nelle vicinanze delle colonne, S. Eufemia
nella zona di S. Teresa e S. Toma nella zona di S. Lucia.
Tra via Colonne, piazza Duomo, via S. Chiara e il lungomare,
si trovava il grande "hospitale" dei Gerosolimitani
che dava assistenza e ospitalità ai pellegrini
e ai crociati diretti in Terra Santa, e che aveva molti
portici, in parte tuttora visibili in piazza Duomo e
nella Casa del Turista (in quest'ultima per il riparo
delle galere - foto a sinistra).
Con Carlo I d'Angiò (1226-1285), la città
divenne la principale base per la sua dispendiosa politica
di espansione in Oriente. Impadronitosi della grande
casa di Aroldo di Ripalta, divenuta curia regia (in
via Casimiro, dov'è ora un edificio scolastico),
costruì nel 1268 a S. Maria del Monte un castello
che inglobava il palazzo reale, soprastante l'imponente
arsenale che volle dov'era stato quello romano. Agli
Angioini si devono le chiese di San Paolo e di Santa
Maria del Casale.
Alla fine di dicembre 1456, un forte terremoto - dal
quale conseguì la peste - colpì il regno
e distrusse e spopolò Brindisi. Fu Ferdinando
I d'Aragona, questa volta, a concedere agevolazioni
e franchigie a coloro (tra cui numerosi Greci, Albanesi
e Schiavoni) che accettarono di venire a ripopolarla.
Testo di Roberto Piliego
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