Monumenti - LA DIFESA DELLA
COSTA NEL CORSO DEL TEMPO - 2
di Gianluca Saponaro
GLI ASBURGO
Con
il governo spagnolo di Carlo V (immagine
a lato) e dei Vicerè nel Regno di Napoli
l’esigenza di realizzare una linea difensiva fu
di primaria importanza.
Il Marchese d’Alarçon
nel 1530 scrive al sovrano dicendogli che la Terra d’Otranto
è impossibilitata a difendersi, ma i suoi interventi
furono però sporadici per l’esiguità
delle risorse. Nel frattempo i pirati turchi, forti
della loro supremazia navale, effettuarono per tutto
il corso del XVI secolo attacchi e saccheggi, nel Salento
per esempio: a Tricase, Castro, Presicce, Gallipoli
anche se non ebbe buoni risultati, Ugento, S. Pancrazio
Salentino, addirittura riuscirono a trovare rifugio
su due isole vicino a Taranto.
Gli equilibri politici europei, inoltre, si spostavano
portando la Francia di Francesco I a nuove e preoccupanti
relazioni diplomatiche e alleanze con l'Impero Ottomano
di Solimano I il Magnifico.
Le ordinanze
di Pietro de Toledo
Per far fronte a questa difficile situazione politica-militare
nel 1532-33-39 il Vicerè spagnolo Don
Pietro de Toledo emanò una serie di
ordinanze rivolte alle singole Università, imponendo
loro di proteggersi da eventuali attacchi nemici con
la costruzione a proprie spese di torri di avvistamento
marittimo. La ripresa del conflitto franco-spagnolo
rallentò la realizzazione del progetto che gravava
interamente sulle spalle dei singoli comuni, impoveriti
dalle guerre e impossibilitati a sostenere le spese,
e soltanto una minima parte fu realmente costruita.
Le ordinanze
di Pedro Afan de Ribera
Solo fra il 1560 ed il 1563, regnante Filippo
II ed a Napoli il governo del Vicerè
Don Pedro Afan de Ribera duca d'Alcalà,
fu approvato un piano sistematico delle difese del regno.
Emanò precise istruzioni ai governatori provinciali:
-
la costruzione
delle torri era decisa dalla Regia Corte, tutto
doveva essere fatto con il suo permesso, in quanto
il loro posizionamento doveva essere regolato da
precisi criteri riguardo la distanza reciproca per
una buona visibilità;
-
le fortificazioni
esistenti ritenute di pubblica utilità venivano
espropriate dietro indennizzo per essere eventualmente
riadattate;
-
Regi ingegneri
avrebbero individuato le località adatte
alla costruzione di una catena ininterrotta di torri
per tutto il Regno, più rade nei tratti di
scogliera alta ed impervia, più ravvicinate
in tratti di costa bassa;
-
L’organizzazione,
le modalità di funzionamento del sistema
di guardia;
-
Le spese della
costruzione sarebbero state imputate alle Università
cointeressate in proporzione alla popolazione.
San Pancrazio Sal.no, chiesa
di S Antonio. Affresco che ritrae l'attacco turco del
1547 (clicca per ingrandire)
Il piano fu messo
a punto dal Preside della Regia Camera della Sommaria,
Don Alfonso Salazar, che si avvalse
della collaborazione dei migliori architetti militari
del tempo. I governatori delle provincie si mossero
immediatamente con gli ordini di progettazione e di
costruzione di numerose nuove torri costiere. In realtà
poche vennero effettivamente realizzate subito, a causa
del criterio di ripartizione delle spese, molte Università,
infatti, ritenevano che lo Stato dovesse farsi carico
per buona parte dell'esborso, altre lamentavano che
le proporzioni erano falsate da censimenti superati
e talvolta errati.
Per reperire i fondi
necessari le comunità costiere subirono una notevole
imposizione fiscale, fu anche creata un apposita tassa
per le città distanti meno di 12 miglia dal mare.
In tal modo nel giro di pochi anni la fabbricazione
delle torri progettate si sperava di portarla a termine.
Il tutto si doveva collegare con i sistemi difensivi
delle città, mura, bastioni, torri, castelli.
La Regia Camera impose una nuova imposta necessaria
per:
-
la manutenzione
e il restauro di torri rovinate;
-
gli equipaggiamenti,
un documento notarile elenca: “mascolo
di ferro, uno scopettone, uno tiro di brunzo con
le rote ferrate accavallato, con palle settanta
di ferro”;
-
gli stipendi
ai Torrieri;
-
il mantenimento
delle compagnie dei Cavallari,
coloro che perlustravano in modo da allarmare in
caso di necessità i caporali delle torri
e avvertivano gli abitanti delle zone più
esposte alla minaccia; dato che l’organizzazione
degli uomini era demandato alle Università,
in un periodo successivo, per ragioni economiche,
si organizzarono anche volontari scelti fra gli
abitanti.
Nonostante questa
capillare pressione fiscale, nel 1568 erano costruite
solo alcune di quelle previste, ed il Vicerè
ordinava di affrettarne l’edificazione. Le autorità
spagnole escogitarono anche uno stratagemma, chi si
fosse preso l’impegno di erigere una torre sarebbe
poi stato ripagato con il titolo di “Capitano
di Torre”, che aveva spesso il diritto
di riscuotere dazi non offrendo l’aiuto di difesa
e riparo a chi fosse stato inadempiente. Ogni torre
doveva contenere pochissimi uomini armati, in quanto
avente funzione di avvistamento e non di difesa, il
"Capo Torriere" e tre guardiani
dipendenti che percepivano una retribuzione di 4 il
primo e 3 ducati gli altri due. Perciò le sue
dimensioni si aggiravano intorno ai 10m. x 10m. di lato,
misurati all’esterno, con un vano interno netto
di circa 5m x 5m.
Solo poche erano di dimensioni maggiori rispetto alle
altre, o perché già costruite da privati
per potersi eventualmente rifugiare, o perché
sede del comando di altre torri vicine (torri capitane)
o di riserve di uomini, vettovaglie, materiali, o dei
cavallari (torri cavallare, spesso anche munite di una
barca chiamata feluca da guardia, con la quale raggiungere
e sorvegliare zone di più difficile osservazione).
Importantissime
anche le Torri presenti all’interno dei borghi
e nell’entroterra alcune molto antiche, in provincia
di Brindisi: Torre Quadrata a S. Pietro
Vernotico, Torre Bartoli e Torre
Lo Muccio nelle campagne di Torchiarolo, Torre
S. Anastasio a Tuturano.
Fotogallery
- clicca per ingrandire |
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1. San Pietro Vernotico. Torre Quadrata
2. Torchiarolo. Torre Bartoli
3. Torchiarolo. Torre Lo Muccio
4. Tuturano. Torre S.Anastasio
Foto Giovanni Membola |
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Da non sottovalutare anche la presenza di Casali
e Masserie Fortificate, il tutto andava ad
infittire il reticolo difensivo. Nella nostra provincia,
esistevano alla metà del XVI secolo, diverse
masserie dotate di torre d’avvistamento, alcune
ancora oggi visibili. Per esempio in agro di Brindisi,
a nord: masseria Torre Regina Giovanna,
Baccatani, Badessa,
Grottamiranda, ma anche il Castello
di Serranova, nel territorio di Carovigno che
proprio in quegli anni veniva completamente ristrutturato;
Baroni, Belloluogo,
Incantalupi, lungo la direttrice verso
l’interno; Lu Plema e Mitrano
vicino alla città; Pigna, S.Teresa,
Villanova a sud.
Fotogallery
(ph. Giovanni Membola) - clicca per ingrandire |
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Torre
Regina Giovanna |
Masseria
Baccatani |
Masseria
Badessa |
Masseria
Grottamiranda |
Castello di
Serranova |
Masseria
Belloluogo |
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Masseria
Incantalupi |
Masseria
Lu Plema |
Masseria
Mitrano |
Masseria
Pigna |
Masseria
Santa Teresa |
Masseria
Villanova |
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» Continua
con LA COSTRUZIONE DI UNA TORRE: ASPETTI TECNICI
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BIBLIOGRAFIA
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torri di avvistamento anticorsare nel paesaggio
costiero; in “La Puglia ed il Mare”,
a cura di D. Fonseca, Milano, 1988.
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Capone Editore, 1995.
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- G. Maddalena –
F. P. Tarantino, Delle insegne che ancora
veggonsi nella città di Brindisi,
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- R. Alaggio, Brindisi
medievale. Natura, santi e sovrani in una città
di frontiera, Editoriale Scientifica, 2009.
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Documenti correlati:
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Masserie fortificate
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