AMBIENTE & NATURA
Foce
del Canale Giancola
proposto Sito di Importanza
Comunitaria
A pochi km a
nord di Brindisi il sito si sviluppa su un'area di 54 ettari,
caratterizzata dalla presenza del canalone naturale di origine erosiva
attraversato da un corso d'acqua a regime torrentizio. La zona è in
parte occupata da un vasto fragmiteto di Cannuccia di palude tra
specchi d’acqua liberi dalla vegetazione.
E' un'importante
testimonianza dell’ecosistema che caratterizzava in passato l’intera
area costiera, con ampie aree paludose fonti di insorgenze malariche
bonificate solo nella prima metà del secolo scorso.
Nella zona sono stati censiti esemplari esemplari, vitali e
riproduttivi, di tartaruga palustre europea Emys orbicularis
[1].
L'area a
la foce del canale Giancola, a destra Torre Testa (foto M. Gioia - 2002)
Nei pressi del tratto terminale, canalizzato
negli anni '80 dall'Ente Irrigazione, l'antica Torre Testa,
la torre aragonese di avvistamento del sistema difensivo costiero (foto - scheda). Poco distante un complesso residenziale e
alcuni stabilimenti balneari molto frequentati che possono
pregiudicarne l'integrità.
L'area è anche un sito di interesse archeologico: qui sono stati
ritrovati reperti del paleolitico, quando l'insediamento umano era
formato di "raccoglitori di molluschi", e dell’età del bronzo (scheda), quando la comunità, che conosceva la
tessitura e la filatura, "pur continuando a raccogliere molluschi e a
catturare uccelli e pesci, iniziò la prima attività agricola e
pastorale" e viveva in "capanne che avevano la base formata da grosse
pietre sulle quali poggiavano i rami del conico tetto" [2].
Di epoca romana i ruderi delle fornaci utilizzati nella produzione di
anfore vinarie (scheda).
Il
toponimo Giancola deriva dal nome di battesimo di
Giovanni Nicola Villanova, proprietario dell'omonima masseria
costituita dallo stesso ne XVI secolo.
Bibliografia di riferimento:
[1] Tiziano Fattizzo, Distribuzione di Emys Orbicularis
(Linnaeus, 1758) nel Salento
[2] Giacomo Carito, Brindisi
Nuova Guida (pp. 214-215). 1993 |
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